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 2008  dicembre 17 Mercoledì calendario

Niente ananas a Natale, siamo italiani di ELVIRA SERRI DAL CORRIERE DELLA SERA DEL 17/12/2008 La provocazione del ministro per tutelare i prodotti tipici: «In questa stagione ce ne sono 2

Niente ananas a Natale, siamo italiani di ELVIRA SERRI DAL CORRIERE DELLA SERA DEL 17/12/2008 La provocazione del ministro per tutelare i prodotti tipici: «In questa stagione ce ne sono 2.500» MILANO – Nutriente, digestivo e disintossicante. Ma, ahilui, extracomunitario. Pertanto bandito dalle tavole di queste feste. L’ananas, «come simbolo di ciò che non è italiano», è da ieri esiliato speciale per volontà del ministro delle politiche agricole Luca Zaia che, violando le fasce di garanzia, ha indetto lo sciopero contro il frutto tropicale. Testualmente: «Suggerisco di cominciare lo sciopero dell’ananas e preferire, per il pranzo di Natale, qualcuno degli oltre 2.500 prodotti tipici di questa stagione». Poco più di una battuta, con una precisa dichiarazione di intenti: «Dobbiamo fare una battaglia per difendere i nostri prodotti. Sia ben chiaro che diciamo no ai gusti standardizzati che ci vogliono imporre. I consumatori italiani devono sapere che il made in Italy è sicuro». La causa è nobile. Ma dire a uno chef cosa può o non può utilizzare suona come una bestemmia. E infatti Carlo Cracco – chef arcinoto, tra le altre cose, per la frutta essiccata al naturale, ananas compreso, servita a fine pasto’ dice: «Non è con i divieti e con gli scioperi che si risolvono i problemi. Questo dimostra una visione abbastanza corta. Semmai bisogna introdurre una cultura sulla qualità delle materie prime. Occorre far capire che nelle scuole, negli ospedali, nelle mense delle caserme, è meglio valorizzare i prodotti locali, perché costano meno, sono freschi e buoni. Ma ci deve essere la libertà di importazione. Lo facessero all’estero con il nostro Barolo e le altre eccellenze, sarebbero dolori». L’uscita di Zaia, al contrario, non sembra così campata in aria a Carlo Petrini, fondatore di Slow Food. Ammette: «Se praticata con intelligenza, senza essere integralisti, mi sembra un’idea interessante. giusto in questi frangenti sostenere i nostri prodotti, dando valore all’economia agricola locale. Basta una sana autodisciplina, facendo ogni tanto un’eccezione. Altrimenti dovremmo rinunciare anche al caffè». Perché in fondo sono tantissimi gli ingredienti che arrivano da fuori. «Le spezie, per esempio, non sono mai italiane. Il cioccolato pure », spiega Pietro Leemann, chef di Joia, alta cucina naturale a Milano. Nella sua dispensa le materie prime fresche sono solo italiane e di stagione, con due eccezioni: l’ananas, appunto, e la banana, declinati in sorbetto con zuppa all’orientale e ravioli caramellati. «Per il resto, mi trovo d’accordo con il ministro: il suo è l’approccio migliore, dal punto di vista etico è preferibile usare frutta e verdura nostrane. Se proprio serve, cerco di mettermi a posto con la coscienza attingendo alle piantagioni biologiche ». Natale senz’ananas, forse, si può anche fare. «Ma guai a chi mi tocca il dattero», mette le mani avanti Linus, che pure è uno che di ananas ne mangia parecchio («con l’illusione che davvero faccia bruciare i grassi, secondo la leggenda metropolitana»). Senza scherzare, però, al direttore di Radio Deejay quella di Zaia sembra «una provocazione abbastanza corretta. Sono cresciuto in tempi in cui l’ananas neanche c’era, a tavola. Adesso si vende tutto l’anno, ma è sempre più difficile trovarlo saporito». Lui, poi, sta molto attento ad acquistare la frutta di stagione. «Me lo ha insegnato mia mamma, da vera donna del sud. Non compro mai quelle fragole giganti al supermercato, rosse fuori e bianche dentro». Comunque si leggano, però, le parole del ministro non convincono Beatrice Borromeo. «Non credo che boicottare le importazioni possa fare bene al Paese. Il problema è che Zaia è leghista, e la Lega spesso si esprime con provocazioni». Sarà per questo che Gene Gnocchi non si scompone troppo e sceglie di commentare a modo suo l’iniziativa. «Sono ghiottissimo di ananas, questa è la premessa. Lo puccio nel latte, lo mangio in mezzo al pane, per me è un alimento imprescindibile da quando ho visto una trasmissione di Daniela Rosati che ne decantava le proprietà». Lo sciopero? «Dal ministro mi aspettavo una presa di posizione meno molle. Tipo l’occupazione militare e l’annessione geografica dei Paesi produttori ». Quanti alimenti, sulla tavola di casa Gnocchi, arrivano dall’estero? «Tutti, temo. Per i leghisti è sufficiente trovarsi sotto la linea del Po». Genuini Il ministro Luca Zaia odora il profumo di due salami in un laboratorio