Corriere della Sera, 17/12/2008, 17 dicembre 2008
Petrolio e tangenti, bufera sul Pd in Basilicata dal CORRIERE DELLA SERA DEL 17/12/2008 Che il petrolio in Basilicata rappresentasse un affare è noto
Petrolio e tangenti, bufera sul Pd in Basilicata dal CORRIERE DELLA SERA DEL 17/12/2008 Che il petrolio in Basilicata rappresentasse un affare è noto. Ma un affare per chi, viene da chiedersi alla luce dell’ultima inchiesta del pm di Potenza Henry John Woodcock, che indagando sugli appalti per le estrazioni dai pozzi nella Val d’Agri e in particolare nel territorio del Comune di Corleto Perticara avrebbe individuato un giro di tangenti e un intreccio di interessi tra politici, imprenditori, funzionari pubblici e faccendieri, che il magistrato non esita a definire un «comitato d’affari ». Smantellato ieri dagli undici arresti disposti dal gip di Potenza Rocco Pavese su richiesta dello stesso Woodcock. In cima all’elenco delle ordinanze i nomi del parlamentare pd Salvatore Margiotta – per il quale sono stati disposti i domiciliari, ma il provvedimento potrà essere eseguito solo se la Camera lo autorizzerà ”, dell’imprenditore Francesco Rocco Ferrara, e soprattutto del francese Lionel Levha, cinquantenne amministratore delegato della Total Italia, che in passato ha ricoperto importanti incarichi in patria e poi in Gran Bretagna, Norvegia, Angola, Qatar e Emirati Arabi. Il livello verso il quale sono rivolte le accuse, quindi, come già è accaduto molte volte nelle inchieste di Woodcock, è alto. Nel comitato d’affari che, secondo quanto scrive il gip, «ha svenduto la terra della Basilicata e le sue ricchezze», la Total avrebbe avuto un ruolo centrale, con il coinvolgimento non soltanto di Levha ma anche dei dirigenti Jean-Paul Juguet (al quale il provvedimento non è stato notificato perché si trova all’estero) e Roberto Pasi, rappresentante Total in Lucania, e di un collaboratore di Pasi, Roberto Francini. Secondo l’inchiesta gli uomini della società petrolifera avrebbero favorito nelle gare d’appalto l’impresa indicata da Margiotta e da altri politici lucani (come il consigliere provinciale di Matera Nicola Montesano, del Pd, ora agli arresti domiciliari), mentre tra gli indagati ci sono anche il presidente della Regione, il pd Vito De Filippo (ma la posizione sarebbe «marginale» per gli investigatori e riguarderebbe l’ipotesi di favoreggiamento personale), il presidente della Provincia di Matera Carmine Nigro, eletto con i Popolari Udeur. Sarebbero state addirittura manomesse le buste delle offerte, sempre a beneficio di Ferrara, che avrebbe così messo le mani su gran parte degli appalti del progetto Tempa Rossa, dal nome del ricco giacimento dal quale estrarre petrolio, promettendo in cambio un versamento di 200 mila euro al gruppo lucano del Pd che fa capo a Margiotta. Con la Total, invece, l’imprenditore avrebbe sottoscritto un contratto di 15 milioni che lo impegnava a rifornirsi per 5 anni di carburanti e lubrificanti in esclusiva dal gruppo francese. Che in una nota esprime «piena fiducia nell’operato dei propri dirigenti ed in quello della magistratura italiana». F.B.