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 2008  dicembre 17 Mercoledì calendario

La Stampa, mercoledì 17 dicembre L’orlo dei jeans, un po’ strappati sulle ginocchia, sfiora per terra nascondendo un tacco appuntito

La Stampa, mercoledì 17 dicembre L’orlo dei jeans, un po’ strappati sulle ginocchia, sfiora per terra nascondendo un tacco appuntito. Cristiana Capotondi, 28 anni, esteticamente 20, è come il suo stivaletto a cerniera: ordinario ma deciso. C’è una forza nascosta in lei. I capelli più li osservi e più diventano rossi. D’altra parte, tra le coetanee Chiatti, Crescentini, Grimaudo, Lodovini, Solarino e Trinca, spicca la sua energia. Ha iniziato a 12 anni. A febbraio sarà in Ex di Fausto Brizzi, che la scelse per Notte prima degli esami. « un film a episodi - racconta - il mio è il più malinconico perché vivo una lontananza d’amore». E sto girando Dalla vita in poi di Gianfrancesco Lazzotti, dove sono una disabile che incontra la persona giusta e una cambia l’altro, che è un po’ ciò che intendo per amore». Ha letto La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano? «Non ancora, ero in Francia quando è scoppiato il caso letterario». Le sue parole ce lo ricordavano. «Mi incuriosisce perché lui è un giovane laureato in Fisica. Io sono laureata in Scienza della Comunicazione, ma ho studiato allo Scientifico. Così ho delle lacune letterarie perché ho sempre preferito le equazioni ai classici. Ora però sto leggendo i russi, che mi sottraggono alla vita. Il maestro e Margherita di Bulgakov, per esempio». Come si fa ad iniziare a 12 anni a fare l’attrice? «Con le compagne delle elementari organizzavamo sfilate in casa rubando le tovaglie delle nonne. Oppure giocavamo nella parrocchia di Santa Maria in Trastevere, il quartiere di Roma dove ancora abito. Ho sempre voluto fare l’attrice, così chiesi ai miei di iscrivermi a un’agenzia per bambini». Si è mai sentita diversa dai compagni? «Mi avrebbero preso in giro comunque. Se non per la pubblicità del Tegolino, magari per la mia forma fisica esile e lo sviluppo in ritardo». Perché una ragazza si deve iscrivere a Scienza della Comunicazione? «Eh, io preferivo Ingegneria navale, ma c’era l’obbligo di frequenza». Praticamente la stessa cosa! «Mi piace il mare: lo vivo proprio come una persona che ti restituisce qualcosa, che ti dà libertà. La Maddalena in Sardegna, la Sicilia, ma non a Ferragosto che è troppo affollato. Volevo passare la vita nei cantieri navali. Poi ho scelto Scienza della Comunicazione perché, pur lavorando, non avevo voglia di non prendere una laurea. E non potevo ancora scegliere Lettere, perché l’amore per la lettura l’ho imparato dopo. Ho sempre preferito le materie scientifiche. Ci trovo una grande fantasia». Tipo? « vero che per risolvere un problema ci sono regole, ma anche tante possibilità. un esercizio di logica». Se fanno un film dal libro di Paolo Giordano, insomma, si candida. «Certo!» A 14 anni lavora con Proietti nella serie tv Italian restaurant. «Ancora lo rivedo! Proietti è istrionico, un mattatore, ma è complicato lavorarci. Da lui ho imparato a sporcare le scene rimanendo veri. A non recitarle come fossero lette, a dimenticare il compiacimento di ascoltarsi. Da Lino Banfi invece mi sono ispirata per la sensibilità e tempi di scena fantastici». E i tempi della sua giornata come sono? «Sono abitudinaria, ma seguo l’impulso. Mi sono trasferita a Parigi dalla sera alla mattina. Mi piace scrivere storie e a una sono molto legata, ma non so ancora che ne sarà». Una storia d’amore? «Mah... diciamo una storia di donna. Vorrei diventasse una sceneggiatura».  fidanzata? «No, mi è difficile conoscere coetanei, frequento soprattutto gente per lavoro». Vuole un figlio? « un regalo che ci si può fare, ma con la consapevolezza di prendersi la responsabilità di un’altra anima. Non lo considero un obiettivo». Cosa lo è? «Realizzarmi, essere sempre in crescita, non fermarmi mai». Con chi va al cinema? «Da sola, perché l’ho sotto casa. Ho appena visto Changeling di Clint Eastwood, che racconta una storia difficile senza cadere nel melodramma. Poi commedie francesi, perché a Parigi ho studiato in una scuola di pronuncia, da marzo fino a una settimana fa». Come si è trovata? «Sola, all’inizio. Andavo alle mostre, in bici, in palestra. Nessuno mi riconosceva. Quando mi sono accorta che nella stessa scuola c’erano degli italiani ho smesso di andare al bar a fare colazione. Di solito, non mi dà fastidio essere notata, tanto che ho appena fatto un trasloco in strada senza preoccuparmene. Ma andare a Parigi come una qualsiasi mi ha dato la possibilità, per la prima volta, di non dover corrispondere a un ruolo, neanche a quello di figlia. Ho avuto l’occasione di riscoprirmi donna». Ma le piace più Parigi di Roma? «Parigi è amabile, Roma meravigliosa ma scomoda. Il disincanto italiano è una forma di intelligenza, purtroppo spesso diventa nullafacenza. Roma dorme sugli allori della sua storia. Io mi sento romana per la bellezza e non ho sostituito i valori classici col tifo da stadio. Ma l’energia storica mi sembra mal canalizzata dai miei coetanei. Noi abbiamo prodotto le migliori opere liriche, letterarie, un grande cinema. Dobbiamo solo ricordarcelo. E se è vero che dalle crisi nascono grandi opportunità, sono pronta». Prima ha sempre citato uomini. Le attrici preferite? «Margherita Buy e Juliette Binoche. Registe con cui lavorerei sono Francesca Comencini e Francesca Archibugi». E tra un film con Germano, Muccino o Scamarcio? «Con Germano, perché trovo interessanti le sue scelte». Lei ha partecipato a due cinepanettoni, il primo addirittura nel ”95. Se la chiamassero per il prossimo Vacanze di Natale ? « stato un percorso magico. Quando vado sui set trovo il macchinista, la sarta, la truccatrice che mi conoscono da quando ero piccola. Mi sento in famiglia. Rifarei tutto. Ma onestamente sono impegnata fino al 2010». Anche se la cerca Clint Eastwood? «In questo caso, ci mettiamo d’accordo sulle date. Per il resto, scelgo sempre sulla base del personaggio. Ma a me piace la commedia aggraziata, stile Paolo Virzì: con lui sì che vorrei lavorare». Francesco Rigatelli