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 2008  dicembre 17 Mercoledì calendario

Beckham, fascino, milioni e modernità di EMANUELA AUDISIO Il prêt à jouer arriva per la prima volta in Italia

Beckham, fascino, milioni e modernità di EMANUELA AUDISIO Il prêt à jouer arriva per la prima volta in Italia. David Beckham sbarca a Milano con la moglie Victoria, l´ex Spice, «cervello» dell´impresa matrimoniale che conta anche i tre figli Brooklyn, Romeo e Cruz . Il Milan non lo gestirà, David si gestisce da sé, e già questa è una novità. Non è tipo da collettivo, è un marchio che funziona sull´individualità. La sua eversività sta nella capacità di seduzione, nel non obbedire a logiche di squadra. E´ un tipo di giocatore che il Milan non ha mai avuto e che forse non ama avere. L´anti-Gattuso. Brillante e spettacolare, ma fuori dal campo. David userà il Milan come una palestra, per restare in forma durante la pausa invernale, visto che la Majour League Soccer (Mls) chiude per vacanza e i Galaxy vanno in tournée. Se vuole tornare ad essere una star del calcio e non un divo da Viale del Tramonto dovrà pedalare, fare molti cross, battere corner e molte punizioni. Non è un velino, ma segnare non è il suo forte, e Capello per convocarlo nella nazionale inglese e per l´amichevole con la Spagna dell´11 febbraio ha bisogno di segni di calcio. Quelli di vita non mancano. Il ragazzo si è appena buttato due volte con la corda elastica da un ponte in Nuova Zelanda. Così, per divertimento. E perché sapeva che sarebbe finito sui giornali di tutto il mondo. Bravo, bello, figo, molto tatuato (il nome di Victoria in alfabeto hindi e la scritta latina «amare et fovere». Corpo e ambiguità. Ma per ora fuori dalla nazionale inglese e dal football che conta. Beckham guadagna, fa guadagnare, e non è poco, ma non fa vincere. Non è un perdente, con il Manchester ha conquistato sei campionati, una Champions League e una Coppa Intercontinentale, però in campo non fa più la differenza. E´ una ditta, un brand, un marchio professionale eccellente. Un pazzesco cartellone pubblicitario. Un´immagine che non c´entra più con il calcio. Il business che muove non è giustificato dai successi sportivi e i guadagni che somma, 100 mila euro giornalieri, secondo la classifica di «Forbes» mortificano colleghi più talentuosi. Il suo esercito di fans non ha confini geografici e non è limitato agli innamorati del pallone. E´ una rockstar senza musica. E´ la versione maschile di Madonna. Ha glamour, soldi e gioventù. Tutto ben esibito, come mostra la pubblicità dell´intimo Armani. Si depila, of course. Occhiali da sole e abbigliamento per bambini, bibite e giochi per computer, cellulari e abiti sportivi, se legati all´immagine del ragazzo di Leytonstone vendono di più in tutti gli angoli del mondo. Lui che nel ´91 iniziò a giocare con un contratto di 35 euro a settimana, è il pallonetto da metà campo contro il Wimbledon che illuminò la sua prima stagione al Manchester, negli ultimi dieci anni ha incassato più di 84 milioni di euro. Tutto è da favola: il matrimonio celebrato nel ´99 in un castello irlandese, la villa nell´Hertfordshire, soprannominata Beckingham Palace, con 16 stanze, 14 auto, 2 cavalli, quella in Provenza con 22 camere, piscina, parco, l´auto blindata, con letto incorporato. Più banali i tradimenti di lui (in passato), raccontati dalle amanti. David profuma di modernità. Ha ribaltato l´immagine del classico giocatore inglese: rude in campo, birra al pub, fish and chips per cena. Nessuna omofobia, tipica del calcio italiano. Si è fatto intervistare senza problemi dalla rivista gay "Attitude": «Non è un problema con chi lo fai e come lo fai». Certo che no. Infatti si è lasciato fotografare con gli slip di lei. E si è beccato la definizione di metrosexual. Uomo, con sensibilità da donna. Se piace (e vende) più di Ronaldo e Ronaldinho è per la perfezione dei lineamenti e la ricercatezza del look, per la vita dorata e la famiglia unita, difesa da gossip ferocissimi. David è l´eroe benedetto. L´anti Best. Il campione buono, bello e gentile. David non fuma, non beve, non è sboccato. O almeno non lo è nella versione pubblica. David non si sbilancia mai su scelte politiche, non prende posizione nei sondaggi, non legge libri. Così nessuno è mai scontento. Nessuno si lamenta di lui. Non arriva in ritardo agli spot e nemmeno agli allenamenti, non fa il boss, non è un leader, segue semplicemente i suoi affari. Gli altri, Kakà ad esempio, giocano e fanno anche altro. Beckham all´incontrario si applica all´altro, il pallone è solo uno sfondo. La sua scuola di football a Los Angeles, quasi un mausoleo, infatti non decolla. Tutti vogliono essere Beckham, non giocare come lui. Al Milan Lab lo troveranno in forma. David è abituato al jet-lag e a curare il suo corpo. In appena un mese giocherà in quattro continenti. Sempre con l´etichetta «Made in Beckham», mai «Made in Milan». E non se la lascerà strappare.