Fabrizio Roncone, Corriere della Sera 17/12/2008, 17 dicembre 2008
FABRIZIO RONCONE PER IL CORRIERE DELLA SERA DI MERCOLEDì 17 DICEMBRE 2008
sera e a Trinità de’ Monti, in fondo alla Rampa Mignanelli, in fondo ai trentadue scalini che pochi fortunati (?) del Paese scendono felici (alcuni eccitati) per andare a cena nel salotto più ambito dalla Roma che conta – il salotto che autorizza chiunque vi sia invitato a sentirsi arrivato, battezzato, accettato nel giro dei potenti – ecco, esattamente davanti al cancelletto di ferro verde dove la signora Maria Angiolillo, padrona e anzi regina dei sospirati divani, ha fatto allestire un presepe di soli Re Magi, con Gaspare, Melchiorre e Baldassarre a dimensione umana, proprio lì s’appostano due tipacci dalle apparenti, bellicose intenzioni. Chi sono? Nella penombra si scorge il pizzetto brizzolato del geniaccio inventore del sito Dagospia,
cioè Roberto D’Agostino (cappello talebano, kefia al collo e pantalone scozzese in purissimo stile Mod) e, accanto a lui, il paparazzo più bravo tra quelli su piazza, vale a dire l’Umberto Pizzi da Zagarolo (con zuccotto natalizio da Babbo Natale ubriaco). I due se ne stanno torbidi e sghignazzanti dietro a un banchetto su cui hanno esposto una trentina di copie del loro libro «Cafonal», edizione Mondadori, che racchiude il meglio (o, più probabilmente, il peggio) delle foto rubate appunto alla «Roma Godona », a quel mondo che unisce politica e carne cruda (tartare spesso squisite), ma anche carne nuda e affari, accordi espliciti e inciuci.
L’idea pazzesca insomma è questa: venire a vendere il libro proprio a coloro che l’hanno ispirato e, di fatto, realizzato (con pose che non vi stiamo a dire). L’idea fa barcollare la signora Angiolillo. Che esce alla 9 in punto: «Vi siete impazziti? ». Ma già D’Agostino le è davanti, in ginocchio: «Signora, la prego: accetti in dono questo nostro libro che celebra lei e il suo stupendo mondo...».
La vedova del fondatore del quotidiano Il Tempo abbozza un sorriso, si ritrae: «Vi scongiuro...
mi rovinate la serata... Così i miei invitati invece di guardare il mio presepuccio, guardano voi....».
In effeti, Sandra Carraro, chicchissima, la prima a venir giù dalla rampa, quando vede D’Agostino e Pizzi non si trattiene: «Ma siete fantastici!». C’è la signora Maria Benelli, gran dama fiorentina, che si volta e fa: «D’agostino... sa che lei è davvero un grande?».
Arriva Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. D’agostino: «Ahò, ma che tintura usi per i capelli?
». E Pizzi: «Lo sai che sembrano i capelli di Pupo?». Bonaiuti ride. Sbeffeggiato, e deriso, ride, ammicca. Come l’avvocato Giuseppe Consolo, senatore di An, che vien giù sottobraccio a sua moglie, Natasha Romanoff. «Bravi, siete proprio bravi...».
Bell’atmosfera. Feroce, in bilico. Solo che vien fuori la Sandra Carraro: «Ragazzi, guardate che la Angiolillo, si sta sentendo male... Guardate che non resiste all’idea di voi che fate questa sceneggiata fuori dal suo salotto...
». A questo punto, avreste dovuto vedere la faccia di D’Agostino. E poi sentirlo. «Nun resiste? E chi se ne frega...». Grandioso. Perché intanto arrivano Francesco Micheli e il direttore del Sole 24 Ore, Ferruccio de Bortoli. E subito dietro Bruno Vespa con consorte (Augusta Iannini). «Oh, santo cielo... che scena imbarazzante...». Ma anche lui, ovviamente, sta lì al gioco e si mette in posa per le foto ricordo, e poi sfoglia il libro, e scuote la testa, e si diverte.
Sono quasi le 21.30, e la signora Angiolillo non ammette ritardi. Così, in ordine: lo scenografo Dante Ferretti, l’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone (che fa uscir fuori un cameriere in livrea a distribuire calici di champagne) e poi il nuovo direttore del Tempo Roberto Arditti, il ministro Claudio Scajola, Ludina Barzini, il direttore del Tg3 Antonio Di Bella, Edwige Fenech (incantevole) e, per ultimo, Gianni Letta.
Non appena Letta varca la soglia del cancelletto, il maggiordomo di origini asiatiche Roger, fa capolino e, con un filo di voce, dice: «Mo’... tu, te, tutti, andare via, grazie, eh?».
Pizzi si toglie lo zuccotto da Babbo Natale. «Ahò... me pare ce so’ cascati, no?».