Domenico Quirico, la Stampa 17/12/2008, 17 dicembre 2008
DOMENICO QUIRICO PER LA STAMPA DI MERCOLEDì 17 DICEMBRE 2008
Dove passa il confine tra la sublime generosità del mecenate e la più grezza circonvenzione d’incapace? Risposta difficile perfino impugnando i codici, siamo nel dominio più di Freud che del diritto romano. Ancor più quando bisogna entrare col bisturi nella vita della donna più ricca di Francia, Liliane Bettencourt, principale azionista dell’impero cosmetico Oréal.
E in quel luogo cupo, oneroso e difficile che è la famiglia quando se ne occupa il diritto civile. L’amor familiare consiste in un complicato ordigno che mescola possesso, diritti, aspettative, distrazioni, prevaricazioni e taciturni, lenti bracci di ferro. In questo caso, poi, il patrimonio, (si legga la rivista Forbes che fa Cassazione), ammonta a 17 miliardi di euro.
La signora ha 86 anni, peraltro assai vivacemente portati, e secondo una depositata denuncia, sarebbe lei la vittima di un senile attorcigliamento. Quando ha letto la istanza il giudice del tribunale di Nanterre (la signora vive ovviamente a Neully, cittadina colonizzata di miliardari a cui ha dedicato le sue prime cure politiche Nicolas Sarkozy) è sbiancato: la firma sotto il ricorso era di un’altra Bettencourt, Françoise, figlia e unica erede della immensa fortuna. Le due donne, e il genero, siedono nel consiglio di amministrazione della azienda che ha realizzato una efficace mondializzazione cosmetica. Ma non sono più i tempi in cui questa tribù di imprenditori, pacifica all’interno e bellicosa all’esterno, pensava a conquistare il mondo delle Bellissime e aspiranti tali. I miliardi hanno colmato l’aria di maldomati rancori. E adesso sono beghe che sfuggono ad ogni esortazione alla saggezza.
Dunque: Françoise chiede di accertare se la madre non sia troppo generosa nella promozione di un artista, assai noto anche lui nel bel mondo dei danarosi, François’Marie Banier. L’ammontare del mecenatismo avrebbe raggiunto, con una improvvisa accelerazione dopo la scomparsa del marito di Liliane lo scorso anno, la non indifferente cifra di un miliardo di euro. In particolare sotto la forma quanto meno singolare di contratti di assicurazione sulla vita. La figlia, in termini bruschi, teme che la madre stia dilapidando la fortuna e chiede al giudice di accertarne lo stato di salute mentale.
Quando i poliziotti della brigata finanziaria, in vellutata trasferta, si sono presentati a casa Bettencourt, la signora li ha ricevuti amabilmente e ha spiegato loro, con efficace argomentazione giuridica, un principio difficilmente contestabile: che lei i suoi soldi li regala come le pare. E ha ricordato una massima. «La ricchezza è una possibilità. Bisogna utilizzarla per offrire agli altri i mezzi per creare...». Non è solo propaganda del capitalismo illuminato. Guida una fondazione, nata nel 1987, che finanzia la ricerca medica, la lotta contro l’analfabetismo e la riabilitazione degli alloggi popolari; le somme versate ogni anno ammonterebbero a 30, 40 milioni di euro che la rendono la filantropa più generosa di Francia. Ma la figlia oppone che la generosità verso un singolo diventa, dopo una certa cifra, un po’ sospetta.
Ora il giudice, che è così discreto da rifiutare persino di ammettere che il ricorso esista, deve stabilire se istruire la causa. Che aprirebbe alla figlia la possibilità di chiedere una visita medica obbligatoria; e poi che la madre sia posta sotto tutela e la gestione dei suoi affari affidata a un curatore. Scompostezze che inquietano anche gli azionisti del gruppo. Non perché affezionati alla serenità familiare; semmai per la tremarella di ricadute sulle quotazioni borsistiche.
Tace per ora il terzo protagonista, François-Marie Banier, fedele al suo personaggio di genio piccante. A 25 anni aveva già pubblicato tre romanzi, tra cui «Balthazar», feroce autobiografia di una infanzia disperata; la sua opera pittorica è assai discreta ma braccata comunque dai collezionisti; immortala le star ma gira Parigi in motorino con tre macchine fotografiche «alla ricerca dell’umanità». Per gli estimatori è uno dei grandi talenti contemporanei, per i nemici, e non sono pochi, soltanto un astuto «amico di...»: ovvero dei potenti che ne hanno costruito la fama e il conto in banca. Nell’elenco si infilano Aragon, Pierre Cardin, Carolina di Monaco e Isabelle Adjani. E Liliane Bettencourt.
In attesa degli immancabili sviluppi fluttua in famiglia un clima pesante. Tra madre e figlia, separate ormai dalla carta bollata, è sceso un compatto silenzio, la anziana signora ha risparmiato dal suo cosmico malumore, dicono, solo uno dei due nipoti.