P. Val., Corriere della Sera 16/12/2008, pagina 15, 16 dicembre 2008
Corriere della Sera, martedì 16 dicembre 2008 «Le vostre voci – recitava uno dei passaggi più applauditi di Barack Obama in campagna elettorale – dovranno parlare più forte dei sussurri dei lobbisti»
Corriere della Sera, martedì 16 dicembre 2008 «Le vostre voci – recitava uno dei passaggi più applauditi di Barack Obama in campagna elettorale – dovranno parlare più forte dei sussurri dei lobbisti». E subito dopo la vittoria del 4 novembre, il presidente eletto ha imposto al suo transition team un codice etico di ferro, in base al quale nessuno dei futuri collaboratori potrà e dovrà occuparsi di temi sui quali ha fatto lobby nell’ultimo anno. Inizialmente, a giudicare dal questionario che ogni candidato a lavorare per l’Amministrazione ha dovuto riempire, il divieto sembrava esteso anche a mogli e mariti. Ma la designazione dell’ex senatore Tom Daschle al vertice del Dipartimento per la Sanità e le risorse umane sembrerebbe suggerire che Obama abbia deciso di ammorbidire il suo rigore. Linda Hall Daschle, la moglie del futuro ministro, è infatti una delle più importanti lobbiste di Washington per l’industria aeronautica. Ma a quanto pare, non rinuncerà alla sua attività. Si limiterà invece a lasciare la società di lobby dove lavora attualmente (che ha anche clienti del settore farmaceutico e sanitario) per dare vita a un’altra company, dove continuerà a rappresentare gli interessi delle aziende dell’aviazione. Il caso Daschle non è isolato. Un problema ce l’ha anche Tom Downey, marito della signora Carol M. Browner, che proprio ieri Obama ha designato come futuro zar dell’Energia: Downey è infatti fondatore e presidente di una società di lobby, dove i principali clienti hanno tutti interessi nella politica energetica. Secondo Stephanie Cutter, una delle portavoce di Obama, con la nomina di Browner anche la company del marito smetterà di accettare incarichi legati all’energia o all’ambiente. Il problema delle attività dei coniugi di futuri ministri e consiglieri, rischia in verità di rivelarsi un rompicapo etico non da nulla per Barack Obama. Il caso più noto è ovviamente quello di Bill Clinton, che per non crear problemi alla nomina di Hillary alla guida del Dipartimento di Stato, ha dovuto accettare di pubblicare i nomi dei donatori della sua Fondazione, di rifiutare in futuro donazioni da governi stranieri e di sottoporre preventivamente all’Amministrazione i testi di tutti i suoi discorsi pubblici. Conoscendo l’espansività e la bulimia dell’ex presidente, la tenuta dell’accordo è però tutta da verificare. Gli stessi esperti di regole etiche sono divisi. Secondo Thomas Sussman, «una moglie o un marito non dovrebbero essere ammessi a far lobby su un’agenzia o un tema sotto il controllo del consorte». Ma per Joan Claybook, presidente di Public Citizen, un gruppo di difesa del cittadino, un divieto totale sarebbe troppo: « sufficiente cambiare il tipo di temi e smettere di agire nei campi dove il coniuge ha una responsabilità». la linea scelta da Obama. Basterà a limitare l’influenza degl’interessi speciali? P. Val.