Sara Bennewitz, la Repubblica 16/12/2008, pagina 26, 16 dicembre 2008
la Repubblica, martedì 16 dicembre 2008 MILANO - Il cartello dei Paesi petroliferi è pronto a effettuare il maggior taglio alla produzione della sua storia pur di veder tornare le quotazioni del greggio su livelli «soddisfacenti»
la Repubblica, martedì 16 dicembre 2008 MILANO - Il cartello dei Paesi petroliferi è pronto a effettuare il maggior taglio alla produzione della sua storia pur di veder tornare le quotazioni del greggio su livelli «soddisfacenti». Sono bastate le dichiarazioni del presidente dell´Opec Chakib Khelil, perché ieri le quotazioni dell´oro nero tornassero nuovamente sopra quota 50 dollari al barile. «C´è un accordo unanime all´interno dell´Opec per un taglio nella produzione di petrolio - ha annunciato il presidente iraniano del cartello-. Siamo molto pessimisti per quanto riguarda le prospettive della domanda per cui c´è un consenso unanime nel tagliare la produzione». Stando alle stime di Khelil un prezzo di 75 dollari al barile sarebbe «soddisfacente» per i Paesi produttori. Dello stesso avviso anche il segretario generale dell´Opec Abdullah al-Badri, il quale in merito all´entità dei nuovi tagli ha commentato: «Prevediamo una riduzione molto consistente della produzione». Secondo gli esperti, domani nella riunione che si terrà in Algeria, l´Opec potrebbe ridurre la produzione perfino di 2 milioni di barili al giorno, la manovra più incisiva di sempre. Se, quindi, il presidente dell´Opec proporrà alla prossima riunione un taglio di queste proporzioni, l´unico dei Paesi membri che non ha ancora risposto all´appello è l´Arabia Saudita, che però, ha ricordato ieri Khelil, «aveva già ridotto la sua fornitura al mercato dell´8%; una mossa che ha prodotto effetti». Se, poi, anche la Russia dovesse affiancare e sostenere la politica dell´Opec, ecco che il potere del cartello diventerebbe ancora maggiore, influenzando sempre più le dinamiche dei prezzi del greggio. Ieri, le ipotesi di un taglio alla produzione da parte della Russia e le parole dei più alti esponenti dell´organizzazione dei paesi produttori, hanno nuovamente infiammato le quotazioni del greggio che a New York è tornato sopra quota 50 dollari al barile, per poi chiudere in serata a 47 dollari (l´1,9% in più rispetto ai prezzi segnati venerdì scorso). Dal punto di vista di chi produce petrolio, le attuali quotazioni sono insoddisfacenti rispetto agli investimenti già programmati per estrarre il greggio, senza contare che le quotazioni dell´oro nero sono crollare del 68% dai massimi di quest´estate. Lo scorso luglio il greggio era salito al record di 147 dollari al barile, ma dopo lo avvisaglie della recessione, che ha toccato tutte le principali economie mondiali, a inizio dicembre il petrolio si è spinto addirittura sotto quota 40 dollari al barile. Secondo gli esperti di Goldman Sachs, invece, a fine 2009 le quotazioni del greggio dovrebbero assestarsi intorno a 45 dollari al barile, e quindi al di sotto degli attuali prezzi di mercato. Va detto però che la volatilità delle quotazioni delle materie prime non è mai stata così alta, per cui anche gli esperti quest´anno si sono dovuti ricrede più volte. La stessa Goldman Sachs a inizio 2008 aveva previsto che il petrolio sarebbe arrivato a 200 dollari al barile entro l´anno, mentre ora la banca d´affari è tornata a ipotizzare che l´oro nero possa scivolare addirittura fino a 30 dollari al barile. Sara Bennewitz