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 2008  dicembre 16 Martedì calendario

la Repubblica, martedì 16 dicembre 2008 Ma che gioia, ma che soddifazione! «Scriva: sono proprio felice»

la Repubblica, martedì 16 dicembre 2008 Ma che gioia, ma che soddifazione! «Scriva: sono proprio felice». I colleghi abruzzesi con cadenza perforante allungano con un trillo ogni dettaglio elettorale ad Ottaviano Del Turco, presidente ombra o anche - a seconda delle opinioni - uomo nero, ridotto, diciamo così, alla dimora coatta in piazza di Spagna a Roma. Nel salotto di via del Babuino ci piove però, ed è anche questo un segno dei tempi: «Sono vittima del mobbing immobiliare, mi stanno sfrattando e fanno di tutto perché me ne vada veloce come Zorro». Del Turco ha vissuto «per anni» in un appartamento che Reale Mutua, l´assicurazione proprietaria, adesso ritiene oggettivamente affittabile (ah, la crisi!) con un piccolo adeguamento del canone, cioè a 150mila euro l´anno. «E´ quanto guadagnavo in un anno. Mi hanno risposto: "Allora non fa per lei"». Tutti chiamano Del Turco oggi che il centrosinistra prende una batosta memorabile e Berlusconi allegramente rivince. Arrestato, inguaiato, infine trasferito da Collelongo in questa magione extralusso. «Il suo giornale mi ha trattato come un delinquente abituale, benvenuto a casa mia». Sei milioni di euro, dice l´accusa. «Avrei intascato sei milioni di euro, capisce?». Diciannove volte l´accusatore a casa sua. «Embè?». Bocca spalancata con i giornalisti ma cucita con i magistrati: «Avessi parlato, mi avrebbero dato l´ergastolo. Ma lei è qui per discutere di cosa?». Dell´Abruzzo buono e cattivo, sporco e pulito. E degli abruzzesi: «E´ Di Pietro il vincitore, mi pare chiaro». Chiodi, si chiama Gianni Chiodi il vincitore. «Uomo di bell´aspetto, poi più nulla. Perfetto però, elegante, dei tipi che piacciono tanto a Berlusconi. Al resto, a tutto il resto, ci pensa lui». E il perdente: «Determinato, inseguiva la gloria. Mi dicono che io avrei contribuito, secondo Di Pietro, alla sconfitta con le ultime dichiarazioni. E cosa avrei dovuto fare? Ah, adesso mi dicono che Costantini è il candidato più votato a Collelongo. Ma lì non ho fatto campagna». Il voto, certo. Resta però quel pensiero fisso. Nella cella si entra e dalla cella si esce, «e io non voglio finire la mia carriera politica con questo sfregio, questo fango in faccia». Sei milioni di euro: «I primi giorni ho provato vergogna: chissà cosa avrebbero pensato i miei amici della Cgil. Poi mi sono fatto forza e ho deciso di tenere un comportamento da comunista: non ho nulla da dichiarare». Del Turco sotto chiave è stato esemplare: «Mi sono messo a leggere, anzi a rileggere. Ho riletto Addio alle armi. Straordinario. Ho riletto Il giovane Holden e ne ho ricavato un giudizio differente: lieve e pirotecnico come un fuoco d´artificio, nessuna sostanza». Ama ancora la politica fino a perdersi dentro: «Anche Calogero Mannino è stato rieletto, perché io non devo puntare a riconquistare l´onore ritornando nel luogo che avevo lasciato per andare in Abruzzo?». Bruxelles, dunque. Lui è pronto, qualcuno si faccia avanti. «Il Partito democratico non si farà sentire. Ho detto che se qualcun altro mi offrisse questa ipotesi di ritorno in vita io la valuterei serenamente». Serenamente. Del Turco ha la qualità di essere qui e altrove. E´ quasi parso che il problema fosse di altri, e non suo. «Mi dovranno spiegare perché nessuno ha parlato della sanità, la causa di tutto questo corri corri, le elezioni anticipate, il voto. Ma come? Di Pietro non mette becco? Veltroni non ne parla? La verità è che i partiti, oramai dissolti, resistono come strutture organizzate grazie agli infermieri e ai medici, ai capisala e ai portantini. Le uniche sezioni di partito che ancora resistono sono le corsie d´ospedale». Di Pietro è l´uomo nero. O forse no: «Come ministro delle Infrastrutture con me si è comportato benissimo. Ha dato all´Abruzzo tutto quel che chiedeva. Mi hanno detto: lo fa per i voti. E lo faccia! E´ democristiano e punta sempre alle cose che i democristiani sanno fare meglio. Ha voluto un ministero di spesa e ha anche speso. Badava al suo orto, ma diciamolo: che grande ministro!». Antonello Caporale