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 2008  dicembre 16 Martedì calendario

Intervista a Massimiliano Rosolino, mister 60 medaglie di PAOLO ROSSI Sessanta, una vita. Sessanta sono le medaglie

Intervista a Massimiliano Rosolino, mister 60 medaglie di PAOLO ROSSI Sessanta, una vita. Sessanta sono le medaglie. La vita è quella di un campione: Massimiliano Rosolino. Un´avventura in azzurro cominciata nel 1995, che ancora dura e che lui intende far durare. Con Domenico Fioravanti, nel 2000, Rosolino ha dato il via a un´onda lunga di cui il nuoto italiano sta approfittando. Non si può non cominciare da Vienna 1995, ormai quasi quindici anni fa. «La prima medaglia non si dimentica, bronzo nella 4x200: m´avevano pure fatto rapare a zero perché ero la matricola». E poi? «Quella di domenica: la sessantesima». Ce ne sono di più importanti. «Le medaglie sono tutte belle. Quelle di Siviglia ´97, le mie prime individuali. L´argento ´98 di Perth...». Ed oltre alle medaglie? «Cavoli: il primo confronto con Thorpe, ad Hong Kong ´99. Ci diede sette secondi a tutti, e chi se lo scorda?». Usava già il body. «No, al contrario. Pensa un po´....». A proposito di costumi... «Posso dire? Hanno tolto il tocco di classe al nuoto. Nascondono i valori. Faccio anche un altro esempio: una volta c´era il rito della depilazione. Ora non lo fa più nessuno. Se penso a quante lamette ho sprecato...». E´ uno strumento tecnico. «Certo che lo è. Ripenso al passato, e ai tanti atleti che al rush finale ?morivano´, distrutti dalla stanchezza. Oggi se me ne trovate uno pago da bere. Davvero. Per questo chiedo, spero, che le istituzioni si diano una regolata. Ma lascino comunque la libertà all´atleta di decidere cosa vuole fare». Dov´è l´errore? «Ricordiamoci che viene prima l´uomo, poi la macchina. Anche se una bella carenatura non guasta». E´ l´evoluzione: non si può fermare. «Cambia tutto, anche la metodologia. Però io a 30 anni sono riuscito ancora a migliorarmi». E quindi il costume non lo mette al chiodo? «No. Certo, sembra quasi che alcuni vogliano che io mi ritiri. Invece vado avanti. Certo, voglio anche vivere, a 40 anni non ci arrivo. Ma a Londra sì». C´è un futuro da showman che attende. «Ma quando mai... Non so cosa farò in futuro, oggi ne faccio parte ma non lo vivo. E se godo di una certa libertà d´azione lo devo al mio circolo, il Posillipo». Ormai fa tutto da solo, si autoallena. «No: mi autogestisco. Castagnetti mi dà i programmi, io poi li interpreto». E´ andato in montagna da solo. «La prima volta in vita mia. Visto? Scopro ancora cose nuove». Tipo? «Che è importante allenarsi in gruppo, ma dipende con chi ti alleni. Se non hai partner adatti è meglio stare da soli». Ma com´è la vita da eremita? «Si può sopravvivere. In realtà l´ho fatto anche come test. Se in futuro voglio stare tre mesi a Napoli, so come devo allenarmi». Magnini ha ricordato con piacere i momenti d´allenamento con lei. «Grazie, ma tra i due chi faceva il lavoro sporco ero io, nel senso che ho più dato che ricevuto». La Pellegrini si sente sotto assedio, dopo Pechino: un consiglio, lei che ci è passato per lo stress mediatico? «Boh, secondo me non puoi dire di no a tutti, sempre e comunque». La sessantunesima medaglia? «Ma che ne so: a Roma, ovviamente». Ovviamente d´oro. «Da piccolo mi dicevano: "non essere l´eterno secondo". Oggi io rispondo: ma magari, tutta la vita».