Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  dicembre 16 Martedì calendario

Interviste a Di Pietro e a Del Turco dopo il voto in Abruzzo di GIOVANNA CASADIO E ANTONELLO CAPORALE Di Pietro: "Puniti certi strateghi del Pd" ROMA - «Con quegli strateghi del Pd

Interviste a Di Pietro e a Del Turco dopo il voto in Abruzzo di GIOVANNA CASADIO E ANTONELLO CAPORALE Di Pietro: "Puniti certi strateghi del Pd" ROMA - «Con quegli strateghi del Pd...», non vuole polemizzare. Non ora, non oggi. Ma Antonio Di Pietro, protagonista delle elezioni abruzzesi - è stato lui a imporre al centrosinistra il candidato Carlo Costantini e a fare di queste elezioni una sfida sulla questione morale - ha molti sassolini da togliersi. «Ho fatto 128 comizi in Abruzzo; voglio dire che quando si ha un risultato, questo è frutto di impegno, del lavoro, di un linguaggio chiaro, di un comportamento limpido e della determinazione». Insomma, le virtù dei dipietristi. Il suo partito ha avuto un ottimo risultato, ma per il centrosinistra è stata una débacle. Di chi è la colpa, onorevole Di Pietro? «Non è un´analisi corretta. Nel centrosinistra c´è stata piuttosto una resa dei conti tra le due anime. Una è la nostra, di chi pensa che la questione morale, se risolta, porta a una democrazia migliore e compiuta. E noi, Italia dei valori, abbiamo stravinto: siamo passati dal 2,4% delle regionali al 14 per cento. E poi c´è un´altra realtà, quella che dice: facciamo a meno di Di Pietro e passa il "pizzino" all´avversario. questa anima della coalizione di centrosinistra che è stata sconfitta. bene che il partito riformista faccia un bagno di umiltà e invece di criminalizzare sempre la nostra azione ammetta che l´elettore si riconosce di più in questa nostra linearità di comportamento che nelle alchimie del Palazzo».  una critica forte al Partito democratico, la sua? «Non è il momento. Italia dei valori ha avuto un risultato importante e quindi ci sentiamo la responsabilità di guidare la coalizione di centrosinistra verso il riscatto e verso una alternativa di governo possibile. Con questo successo non ci mettiamo certo a fare le pulci agli altri, ma puntiamo a impegnarci ancora di più. Ripeto, vogliamo governare il cambiamento che passa attraverso la questione morale, davvero da risolvere una volta per tutte. la questione morale che ha punito i partiti maggiori i quali hanno fatto orecchie da mercante. Anche il Pdl ha perso quattro punti, e non è cosa da poco». Il Pdl ha vinto, onorevole Di Pietro. Il Pd ha perso, dove ha sbagliato? «Nelle file dei Democratici c´è stato chi ha avuto voglia di liberarsi di Idv e chi invece ha sempre voluto dialogare. Veltroni non ha mai rotto i ponti con noi, ha mantenuto questo contatto ed è stato anche avversato per la sua scelta. Ebbene, il segretario salti il fosso e gli altri sappiano che l´alleanza con noi porta a un risultato che può permetterci di competere con il centrodestra, altrimenti si va nel ghetto dell´opposizione a vita come il vecchio Pci, con tutto il rispetto». Veramente nel Pd l´opinione che sembra prevalere, proprio dopo il risultato abruzzese, è che Idv "cannibalizzi" gli alleati. «Ma facciano un bagno di umiltà: se l´elettore vota un partito piuttosto che un altro, si devono interrogare su chi sono loro, se sono ancora specchio della società, se la rappresentano, Credo che questa sia la giusta impostazione. Se uno perde voti deve chiedersi perché li ha persi, non perché ha vinto l´altro». Sarebbe possibile un´alleanza più ampia, anche con l´Udc di Casini? «L´Udc è una sigla dietro la quale si trova un partito che deve ancora decidere cosa vuol fare e come si vuole collocare. Un partito che pensava di lucrare correndo da solo in Abruzzo e invece è stato lucrato, infatti Udc e Udeur insieme alle ultime regionali avevano il 10 per cento, ora i centristi hanno la metà dei consensi. E poi sono come quella donna che si fa corteggiare a destra e a sinistra, e alla fine nessuno se la prende. Premesso quindi che non sappiamo quali idee hanno, guardiamo alle persone. Dall´Udc dei Tabacci imparo qualcosa, dall´Udc dei Cuffaro mi scanso per evitare di rimanere sfregiato». Il candidato del centrosinistra, Costantini, ha avuto meno voti della coalizione: non è stato trainante? «Lo dicono quegli strateghi del Pd? Anche su questo dovrebbero riflettere, il voto disgiunto predicato da Del Turco e praticato dai tanti turchi nostrani ha prodotto questo effetto. Ci sono state attività lobbistiche per fare votare il partito e non il candidato presidente. Si credeva di fare un dispetto a me, invece si sono comportati come quel marito tradito che per punire la moglie...». GIOVANNA CASADIO --------------- E Del Turco assapora la vendetta "Che gioia, sono proprio felice" ROMA - Ma che gioia, ma che soddifazione! «Scriva: sono proprio felice». I colleghi abruzzesi con cadenza perforante allungano con un trillo ogni dettaglio elettorale ad Ottaviano Del Turco, presidente ombra o anche - a seconda delle opinioni - uomo nero, ridotto, diciamo così, alla dimora coatta in piazza di Spagna a Roma. Nel salotto di via del Babuino ci piove però, ed è anche questo un segno dei tempi: «Sono vittima del mobbing immobiliare, mi stanno sfrattando e fanno di tutto perché me ne vada veloce come Zorro». Del Turco ha vissuto «per anni» in un appartamento che Reale Mutua, l´assicurazione proprietaria, adesso ritiene oggettivamente affittabile (ah, la crisi!) con un piccolo adeguamento del canone, cioè a 150mila euro l´anno. «E´ quanto guadagnavo in un anno. Mi hanno risposto: "Allora non fa per lei"». Tutti chiamano Del Turco oggi che il centrosinistra prende una batosta memorabile e Berlusconi allegramente rivince. Arrestato, inguaiato, infine trasferito da Collelongo in questa magione extralusso. «Il suo giornale mi ha trattato come un delinquente abituale, benvenuto a casa mia». Sei milioni di euro, dice l´accusa. «Avrei intascato sei milioni di euro, capisce?». Diciannove volte l´accusatore a casa sua. «Embè?». Bocca spalancata con i giornalisti ma cucita con i magistrati: «Avessi parlato, mi avrebbero dato l´ergastolo. Ma lei è qui per discutere di cosa?». Dell´Abruzzo buono e cattivo, sporco e pulito. E degli abruzzesi: «E´ Di Pietro il vincitore, mi pare chiaro». Chiodi, si chiama Gianni Chiodi il vincitore. «Uomo di bell´aspetto, poi più nulla. Perfetto però, elegante, dei tipi che piacciono tanto a Berlusconi. Al resto, a tutto il resto, ci pensa lui». E il perdente: «Determinato, inseguiva la gloria. Mi dicono che io avrei contribuito, secondo Di Pietro, alla sconfitta con le ultime dichiarazioni. E cosa avrei dovuto fare? Ah, adesso mi dicono che Costantini è il candidato più votato a Collelongo. Ma lì non ho fatto campagna». Il voto, certo. Resta però quel pensiero fisso. Nella cella si entra e dalla cella si esce, «e io non voglio finire la mia carriera politica con questo sfregio, questo fango in faccia». Sei milioni di euro: «I primi giorni ho provato vergogna: chissà cosa avrebbero pensato i miei amici della Cgil. Poi mi sono fatto forza e ho deciso di tenere un comportamento da comunista: non ho nulla da dichiarare». Del Turco sotto chiave è stato esemplare: «Mi sono messo a leggere, anzi a rileggere. Ho riletto Addio alle armi. Straordinario. Ho riletto Il giovane Holden e ne ho ricavato un giudizio differente: lieve e pirotecnico come un fuoco d´artificio, nessuna sostanza». Ama ancora la politica fino a perdersi dentro: «Anche Calogero Mannino è stato rieletto, perché io non devo puntare a riconquistare l´onore ritornando nel luogo che avevo lasciato per andare in Abruzzo?». Bruxelles, dunque. Lui è pronto, qualcuno si faccia avanti. «Il Partito democratico non si farà sentire. Ho detto che se qualcun altro mi offrisse questa ipotesi di ritorno in vita io la valuterei serenamente». Serenamente. Del Turco ha la qualità di essere qui e altrove. E´ quasi parso che il problema fosse di altri, e non suo. «Mi dovranno spiegare perché nessuno ha parlato della sanità, la causa di tutto questo corri corri, le elezioni anticipate, il voto. Ma come? Di Pietro non mette becco? Veltroni non ne parla? La verità è che i partiti, oramai dissolti, resistono come strutture organizzate grazie agli infermieri e ai medici, ai capisala e ai portantini. Le uniche sezioni di partito che ancora resistono sono le corsie d´ospedale». Di Pietro è l´uomo nero. O forse no: «Come ministro delle Infrastrutture con me si è comportato benissimo. Ha dato all´Abruzzo tutto quel che chiedeva. Mi hanno detto: lo fa per i voti. E lo faccia! E´ democristiano e punta sempre alle cose che i democristiani sanno fare meglio. Ha voluto un ministero di spesa e ha anche speso. Badava al suo orto, ma diciamolo: che grande ministro!». ANTONELLO CAPORALE