Claudio Sabelli Fioretti, la Stampa 16/12/2008, 16 dicembre 2008
CLAUDIO SABELLI FIORETTI PER LA STAMPA DI MARTEDì 16 DICEMBRE 2008
Non conoscevo e non avevo nemmeno mai incontrato il principe Caracciolo quando l’ho intervistato all’inizio di quest’anno. Mi colpì subito l’ovvio. Era un aristocratico. Anche chi come me non crede a queste cose non poteva non notare la differenza che correva fra Carlo e il resto del mondo. Non stava malissimo allora e si sottopose di buon grado a un’intervista lunga come sono di solito le mie interviste.
Però a un certo punto dovemmo interromperci perché era arrivata un’infermiera per una seduta di riabilitazione della gamba. Quando tornai per riprendere l’intervista lo trovai che giocava a scacchi con Gigi Melega. Gigi, un signore anche se non aristocratico, da grande collega, chiese ed ottenne la patta per consentirmi di riprendere l’intervista. Il Principe, sempre spiritoso, leggero, sincero, non si tirò indietro quando gli chiesi giudizi su persone amiche.
Su De Benedetti disse che gli era dispiaciuto quando lo aveva costretto a tirarsi da parte cedendogli la guida del gruppo che aveva creato. Su Scalfari puntualizzò che non era rimasto coinvolto nel suo innamoramento per De Mita. Parlò anche di Berlusconi e mi sorprese: era una delle poche persone che non gli riconosceva nemmeno la simpatia e il fascino. Da vero Principe mi disse che lo annoiava mortalmente quando raccontava le sue barzellette. Alla fine andammo a cena insieme a Luigi Zanda in un ristorante dalle parti di piazza Navona. Lui fu allegro per tutta la serata, mi invitò nella sua tenuta di campagna a Torrecchia, parlò quasi sempre lui. Se soffriva non lo dava a vedere. Qualche giorno dopo gli mandai il testo perché lo rileggesse. Non toccò nulla, tranne qualche frase nella quale si era lasciato andare ad un linguaggio un po’ troppo volgare. Mi ringraziò e mi disse: «Ma lei non verrebbe a lavorare a Repubblica?».
Non sono andato alla Repubblica. Ma mi dispiace di non essere mai andato a trovarlo a Torrecchia.