Aldo Grasso, Corriere della Sera 16/12/2008, 16 dicembre 2008
«Derrick ist tot»: l’attore Horst Tappert ha battuto il suo ultimo ciak. Che non è esattamente un addio perché continuerà a sopravvivergli il fantasma dell’ispettore Derrick
«Derrick ist tot»: l’attore Horst Tappert ha battuto il suo ultimo ciak. Che non è esattamente un addio perché continuerà a sopravvivergli il fantasma dell’ispettore Derrick. un moderato congedo da un personaggio, l’ispettore Derrick appunto, che non si congederà mai perché, sia nel bene che nel male, appartiene all’eternità televisiva: quasi 300 episodi, 23 anni di onesta militanza schermica, un’infinità di repliche. In video, nulla si crea e nulla si distrugge. Specialmente i tipi come Derrick sono destinati alla gloria imperitura, quasi controvoglia. Lui è un eroe misurato, compassato, dal sorriso stanco; teutonicamente si contrappone allo stereotipo del poliziotto risoluto delle serie americane. Mai una scazzottata, mai un inseguimento mozzafiato. Non veste mai all’ultima moda, ma alla penultima; non complica le indagini, si fa complice dell’indagato, non abusa mai del proprio potere ma combatte ogni tipo di abuso. Derrick finge di occuparsi di criminali; in realtà, il suo cauto interesse riguarda la «cattura» dell’audience. Sa pedinarla e arrestarla, con discrezione. In questo è un epigono del tenente Colombo: il pubblico conosce già il colpevole e la sua azione criminosa. L’attrazione consiste nell’osservare come il detective indovini quello che è già noto, e come, disponendo di labili indizi, costringa il colpevole a tradirsi. In una specie di transfert casalingo, di commissariato sottocasa. L’attore tedesco è morto sabato in una clinica di Monaco di Baviera, all’età di 85 anni. Era nato a Elberfeld (Wuppertal) il 26 maggio 1923. stato attore di cinema e soprattutto di teatro. Figlio di un portalettere e di una casalinga è stato cresciuto dalla severa madre Ewaldine. Ha studiato da contabile e si è allenato anche come pugile. Nel 1973 diventa per la tv tedesca l’ispettore Stephan Derrick del commissariato di Monaco di Baviera, e quasi inaspettatamente conosce una fortuna mondiale. La serie si è conclusa nel 1998, tradotta in 102 paesi e composta da ben 281 episodi, tutti ambientati nel cuore della quotidianità tedesca, in un inquietante grigiore di uomini e scenari urbani. Anche i comprimari, a partire dal fido Harry Klein (Fritz Wepper), non escono dalla gamma dei grigi; tutti i personaggi, persino quelli che partecipano a una sola puntata, aprono squarci rivelatori sui mondi e le motivazioni che possono spingere a imboccare la strada del crimine o a combatterlo. Derrick, come ha osservato Umberto Eco, costituisce la quintessenza di ogni spettacolo televisivo, una sorta di mediatore tra la realtà di tutti i giorni e l’immaginario «crime», e offre allo spettatore la sensazione di poter essere arruolato nelle fila della polizia investigativa. Arriva a intuire la verità non perché possieda doti investigative fuori del normale, ma perché diventa un confessore del criminale, non ne diffida mai completamente, prende sul serio i suoi tormenti. Derrick è un triste di successo: «A lume di buon senso critico – scrive ancora Eco ”, non ci sarebbero ragioni per cui Derrick dovrebbe piacere. Il protagonista ha lo sguardo acquoso, il sorriso triste di un vedovo fin dalla nascita, veste male con cravatte orribili, come del resto anche i suoi comprimari; gli interni avrebbero piombato lo scomparso Aiazzone in un inguaribile sconforto, e gli esterni sono quanto di peggio la Baviera può offrire (e dire che avrebbe di meglio)». Derrick non piaceva agli spettatori illustri. Indro Montanelli scrisse che «il bello di Derrick è proprio che, dopo averlo visto, lo si dimentica: non lascia tracce nella memoria, non crea problemi, non pretende di trasmettere messaggi». Ugo Buzzolan, storico critico tv della Stampa, non lo sopportava e un giorno assicurò che «il tenente Colombo non lo avrebbe assunto neanche come aiutante». Non piaceva però era seguito, pedinato. Uno strano destino, il suo. L’attore si era ritirato definitivamente dalle scene nel 2003 subito dopo la presentazione del suo ultimo film-tv Herz ohne Krone (Un cuore senza corona). L’allora Presidente della Repubblica Federale Tedesca, Roman Herzog, gli aveva conferito nel 1997 la Croce al Merito. Dopo aver divorziato per due volte, dal 1957 abitava poco fuori Monaco, a Gräfelfing, con la terza moglie, Ursula Pistor. Era padre di tre figli: Karin, Ralph e Gary.