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 2008  dicembre 14 Domenica calendario

«Sessantacinque minuti esatti, buona la prima», prende il tempo un vecchio ferroviere bolognese. In effetti, buona la prima

«Sessantacinque minuti esatti, buona la prima», prende il tempo un vecchio ferroviere bolognese. In effetti, buona la prima. Anche se la nuova linea veloce Milano-Bologna era già cominciata un’oretta e mezza prima in Centrale a Milano. Con il vecchio spiazzo dei taxi trasformato in gran foyer per ricevere i tanti ospiti, politici, autorità e un bel pezzo di capitalismo italiano invitato da Trenitalia al viaggio inaugurale del Frecciarossa, l’alta velocità made in Italy, fatta con tecnologia tutta tricolore. In ordine sparso Catania, Profumo, Nagel, Toto, Guarguaglini, Gilberto Benetton, Salvatore Ligresti e tanti altri. Non c’è Silvio Berlusconi ma Gianni Letta. E non c’è il presidente Napolitano. Accredito, breve buffet e poi si sale tutti a binari 14-16, dove hanno allestito una piccola croisette davanti al Frecciarossa. Poche anche le temute proteste dei no Tav: rumorosi, ma saranno una ventina. A metà binario, in un piccolo palchetto, c’è un breve saluto di Innocenzo Cipolletta, il presidente di Fs («è una giornata storica. Anche per le 8 persone che sono scomparse nella realizzazione della linea. un peso enorme nei nostri cuori»). Foto di gruppo con il sindaco Moratti, Roberto Formigoni, il commissario Ue Tajani, Letta e ovviamente Mauro Moretti, il padrone di casa. Si sale in treno tra macchinisti e capotreni tutti in divisa nuova e alle 16.20, puntuale, il Frecciarossa 29405 scivola dolcemente come su un biliardo fuori dalla Centrale: «Il gruppo Ferrovie dello Stato vi da il benvenuto nel viaggio inaugurale della linea alta velocità Milano-Bologna…» Il Frecciarossa è uno dei 22 Eurostar che da oggi collegheranno Milano a Napoli assieme ai 50 da Milano a Roma. Più bello fuori che dentro. Il restyling degli ETR500 - perchè questi sono per ora i Frecciarossa, in attesa della gara per 50 nuovi treni che Moretti indirà nei prossimi giorni - ha reso certamente sexy la carena, molto più spartani gli interni: sedili marroni, tavolini apribili di legno biondo. Spina per la corrente, tasto per alzare e abbassare il parasole. In alto le cappelliere. E poi il bottone per i canali radio, da ascoltare con le cuffie. Insomma il classico Eurostar già in servizio. L’unica aggiunta è che va a 300 all’ora e che ai due estremi di ogni carrozza c’è un monitor che illustra la velocità, l’orario e la mappa di dove ci si trova. A Lambrate la velocità è di 89 km/h. Poi la progressione: 96, 105, 113 all’altezza della Trecca. A San Donato il Frecciarossa corre già a 152 all’ora. Fuori comincia ad imbrunire. Non è uno strappo il suo, ma una lunga progressione. A Melegnano sfiora i 200. Comincia la lunga planata sulla via Emilia. «Dolce o salato?» Alle 16.30 ecco l’omino della Chef express. Pure lui è al primo viaggio sull’Av e si vede che è emozionato. Passiamo Lodi ai 255, qui un pochino si balla. Alle 16.39 ecco tagliare i 300, dopo 19 minuti dalla partenza. Siamo appena prima di Piacenza. Eppure i rumori sono quelli tipici dell’Eurostar: il lieve cigolio in curva, il sussulto dei finestrini, lo sbuffo. Per il resto si può lavorare e rilassarsi. Solo che le auto fuori sembrano tutte ferme in parcheggio e i campi piccoli piccoli. Si passa il grande Po, gonfio d’acqua e di rumore alle 16.41, sul ponte progettato dall’architetto Pietrangeli. L’unica cosa è che si perde completamente il paesaggio: tra Piacenza e Parma si viaggia tra i 290 e i 300 all’ora. S’intravedono solo le righe dei fiumi: il Taro l’Enza, il Secchia. Bye bye campanili. Poi, alle 16.45 il capotreno da un po’ di numeri sul nuovo tratto: 42 comuni, 7 province e 2 regioni attraversate. 182 km di linea Av. 41 cantieri avviati a partire dal 2000 per 6,9 miliardi di euro di investimenti. Alle 16.52 si passa Parma a 300 all’ora. Poi, a Gattattico, dove c’è la più grande Casa del popolo d’Italia, strana nemesi, il Frecciarossa sbuffa e tira una brusca frenata. 35 secondi di rantolo sordo. uno stop imprevisto. L’ingegner D’Elia spiega subito che il treno ha perso il segnale e da Bologna, dove c’è la centrale operativa, per sicurezza hanno mandato il segnale di blocco al treno. L’Av non si guida con semafori tradizionali. C’è un sistema di trasmissione radio continuo, l’alfabeto è fatto da segnali laterali. Alle 16.59 torna, la centrale riconosce il Frecciarossa e lo fa ripartire. Ricomincia la progressione. Fuori è buio pesto. Si vede qualche luce a intermittenza. Le auto, grappoli di case, gli svincoli su una via Emilia ormai indistinguibile e il neon dei centri commerciali. Dal ponte di Calatrava di Reggio Emilia, dove nel 2011 si fermerà l’Av, si sfreccia a 240. Ma da Reggio a Modena la velocità non supererà più i 250. I 300, in pratica, solo da Piacenza a Reggio. Alle 17.20 il Frecciarossa incrocia il nodo di Bologna. Alle 17.25 i suoi 12 vagoni si fermano puntuali sotto le due torri. La sosta è di 10 minuti. Davanti alla prima carrozza, quella vip, c’è il sindaco Cofferati che attende il convoglio. Scendono Moretti e Letta. Due parole veloci: «è un grande giorno, benvenuti»(Cofferati); «fa sempre piacere venire a Bologna, e oggi ancora di più su questo treno prodigioso che ha toccato i 300 all’ora in pieno confort» (Letta). Alle 17.44 si riparte, con il Cinese che s’improvvisa capostazione. Il rientro è molto più veloce. Da Modena in poi, su su fino a Lodi, si sfreccia ai 300. Alle 18.20 si passa Piacenza, alle 18.33 s’intravede Rogoredo. Alle 18.41, cioè in 57’ contro i 65 dell’andata, siamo di nuovo in Centrale. Prima della banda dei Carabinieri parlano le autorità. Mauro Moretti ringrazia «lavoratori, imprese, tecnologia e intelligenza italiane. Perché questa Av è tutta tricolore ed è una bella pagina per il nostro paese, specie in un momento di crisi». Dal 2009, infatti, tutta la dorsale sarà completa: da Torino a Salerno. E la sfida, ricordano Vasco Errani e Formigoni, «sarà integrare le linee veloci con la rete pendolare». Vasto programma. Per adesso, «felice anzitutto come italiana», chiosa Letizia Moratti. E per una sera almeno, forse basta così.