Luigi Accattoli, Corriere della Sera 15/12/2008, 15 dicembre 2008
VITA DISPONIBILE": CATTOLICI DIVISI
di LUIGI ACCATTOLI
«Sul piano razionale il criterio di un’assoluta indisponibilità della propria vita non è fondato. Diverso appare il discorso della fede che non possiamo dare per valido in modo cogente per tutti»: lo afferma – in controtendenza rispetto all’ufficialità ecclesiastica – il filosofo cattolico Vittorio Possenti in un intervento pubblicato ieri dal «Foglio» con il titolo «Vita, disporne liberamente». A quell’affermazione lo studioso lega un atteggiamento di favore per «l’autodeterminazione in vicende di fine vita e di cure salvavita ». Giuliano Ferrara presenta l’opinione di Possenti come «una svolta radicale» e vi legge una legittimazione per l’interruzione delle cure nei casi Welby ed Englaro da parte di un esponente dell’«establishment del sapere cattolico».
Sulla questione vi era stato un confronto aspro lo scorso ottobre tra l’arcivescovo Giuseppe Betori: «La vita non è nella disponibilità del soggetto», e la filosofa cattolica Roberta de Monticelli che negava la validità di quell’affermazione. L’uscita di Possenti rilancia il dibattito: restando nell’ambito cattolico, abbiamo raccolto due opinioni favorevoli a Possenti e due che si differenziano.
Chi si dissocia di più è Lucetta Scaraffia, storica e collaboratrice dell’«Osservatore romano »: «Di certo la vita non è disponibile per i cattolici, ma penso che sia sbagliato e pericoloso ammetterne la disponibilità anche a lume di ragione. A mio parere Possenti non tiene conto delle conseguenze sociali della posizione che afferma». La Scaraffia – che è nel Comitato nazionale di bioetica come Possenti – dice poi di ritrovarsi su altre due affermazioni del filosofo: «quando invita alla prudenza in questioni nuove che vengono poste dal progresso scientifico e quando rivendica il diritto di rifiuto delle cure».
Simile a quella della Scaraffia è la critica a Possenti di Francesco d’Agostino filosofo del diritto, già presidente del Comitato di bioetica: «Nella sostanza sono d’accordo. Non trovo che Possenti affermi qualcosa di diverso da quanto il Comitato ebbe a sostenere in un apposito documento sulla volontà del paziente e il ruolo del medico. Ma non vedo di buon’occhio che in bioetica ci si inoltri nella discussione filosofica sulla disponibilità della vita e vorrei non venisse intaccato l’argomento di ragione a favore dell’intangibilità della vita, compresa la propria ». D’Agostino polemizza poi con Ferrara sulla questione della «svolta»: «L’opinione di Possenti può costituire una svolta solo per chi intenda la posizione cattolica come fatta da una serie di no».
A favore di Possenti si dicono invece il filosofo Giovanni Reale e il teologo Vito Mancuso. Per Reale «va riconosciuta preminenza assoluta alla libera volontà del soggetto» e va condiviso l’invito di Possenti a non confondere la rinuncia alle cure con l’eutanasia: cessando da cure invasive o non più efficaci facciamo spazio alla natura e questo è profondamente cristiano ». Vito Mancuso trova nel testo di Possenti «una nuova affermazione della concezione umanistica del cristianesimo – già prevalente tra i filosofi cattolici italiani – che permette al credente di dare un apporto al confronto più ampio su queste materie nuovissime senza rigide chiusure e senza dimenticanza del proprio attaccamento alla vita».