Marino Niola, la Repubblica 15/12/2008, 15 dicembre 2008
IL VIAGGIO DELL’ALBERO DI NATALE
di MARINO NIOLA
Sarà pure nordico ma è sicuramente di origine meridionale. L´albero di Natale, simbolo principe del White Christmas anglosassone e della Stille Nacht germanica, si faceva in origine sulle rive del Mediterraneo. Addirittura prima che Cristo nascesse. Nell´Atene di Pericle, culla della democrazia occidentale, nell´ultima decade di dicembre si addobbava un albero sempreverde con coppe e otri in onore di Dioniso. E a Roma, sempre in dicembre, durante i Saturnali si ornavano le case con abeti e altri rami sempreverdi considerati segno della vita che rinasce. Il tutto culminava nella festa di Mitra, il dio solare nato in una grotta, rappresentato come un bambino risplendente di luce. La sua nascita coincideva con il solstizio d´inverno, quando le giornate cominciano ad allungarsi e il sole ha il sopravvento sulle tenebre. Nei primi secoli del cristianesimo la Chiesa eclissò Mitra con Gesù, il nuovo dio bambino, e fissò la nascita di Cristo il 25 dicembre sovrapponendo il suo calendario alla ricorrenza solare dei pagani. Facendo di fatto nascere il nostro Natale, sia pure a prezzo di qualche compromesso. E di qualche controversia ancora in atto, visto che non tutte le comunità cristiane accettarono la data e molti hanno continuato a festeggiare il Natale il sei gennaio.
In realtà nessuna religione è completamente nuova e nessuna abolisce del tutto quelle passate, diceva il grande storico delle religioni Mircea Eliade. La stessa cosa si può dire dei simboli che passando di mano in mano assumono significati sempre nuovi. A volte diametralmente opposti.
quel che accade all´albero di Natale che da pagano diventa ultracristiano e addirittura simbolo della conversione dei pagani. Una leggenda nordica racconta che San Bonifacio per impedire ai popoli germanici di continuare ad adorare la quercia abbia abbattuto l´albero sacro e che dalle sue radici sia nato miracolosamente un abete. Se all´inizio l´albero di Natale è il simbolo di tutti i cristiani, con la Riforma diventa un simbolo di parte. Trasformandosi in emblema del Natale protestante. Sarebbe stato addirittura Martin Lutero, capo carismatico della rivolta contro la Chiesa di Roma, a inventare la tradizione dell´abete sfavillante di luci. Una notte di Natale, tornando nella sua Wittenberg, l´austero riformatore si sarebbe commosso allo spettacolo degli abeti coperti di cristalli di ghiaccio illuminati dalle lampade della sua carrozza. Arrivato a casa volle imitare quella meraviglia abbellendo un abete con una miriade di scintillanti candeline. il mito d´origine del Natale germanico che fa dell´albero il simbolo da opporre al cattolicissimo presepe. I due sacri loghi sono stati a lungo contrapposti tanto che nella cattolica Austria l´albero arriva solo dopo il Congresso di Vienna che ridisegna la geografia identitaria d´Europa.
dunque dai paesi protestanti che l´abete prende il largo e approda negli Usa. Che ne fanno la pianta sacra a Santa Claus, nume tutelare del Natale americano e autentica divinità del consumo di massa. Così, quello che in partenza è un emblema religioso diventa un´icona trasversale in cui si riconoscono credenti e non credenti. Tutti egualmente devoti del Big Swap, ovvero il grande scambio. Con questo nome gli americani chiamano la frenetica girandola di doni, e di denaro, che ha nell´abete illuminato il suo albero totemico. Dall´America l´antico sempreverde partito dal Mediterraneo torna a casa come un emigrante che ha fatto fortuna. Carico di regali e soprattutto di significati nuovi. Più opulento, più vistoso, più trendy. Più ricco di festoni che di emozioni. Uno scintillante miraggio di abbondanza per esorcizzare lo spettro dell´austerità.