Jenner Meletti, la Repubblica 15 dicembre 2008, 15 dicembre 2008
PERCH GLI ALBERI DI NATALE NON SONO TUTTI UGUALI
di JENNER MELETTI
Saonara (Padova) - La leggenda ritorna appena Natale si avvicina. «Sono riuscito a trovare un Nordmann. bellissimo. I suoi aghi hanno un colore verde scuro ma sotto sembrano argentati». «Il mio Nordmann profuma tutto il salotto». «L’ho comprato in Internet, dalla ditta Jammes & Fils in Francia. Mi hanno detto che l’hanno importato dalla Danimarca». Eccolo qui, al vivaio Bordin di Saonara, il mitico Nordmann, l’albero di Natale diventato (quasi) una leggenda. «Quello altro un metro e mezzo costa 50 euro. Ma ne abbiamo anche di quasi tre metri: costano 150 euro. Sono più cari perché a crescere ci mettono tanti anni. E poi arrivano dal Caucaso». La commessa fa il suo mestiere. Vende anche l’abete rosso di metri 1-1,20 a 17 euro, quelli di un metro e mezzo a 21 euro e l’abete rosso più grande, quasi 3 metri, a 48 euro. Ma con il Nordmann «lei si mette in casa l’albero più bello del mondo». I nomi strani hanno sempre successo, come nella vecchia barzelletta raccontata in Veneto. I clienti di un’osteria protestavano perché in menù c’erano sempre polenta e baccalà e l’oste, sulla lavagna, scrisse: «Oggi pesce veloce del Baltico e purea di mais». E tutti continuarono a mangiare, contenti, polenta e baccalà. L’abete Nordmann è misterioso come Babbo Natale.
«Arriva dalle foreste gelate del Nord, soprattutto Danimarca e Norvegia». « originario del Caucaso e dell´Asia minore ma solo vicino al Polo Nord ha trovato l´habitat naturale». «Viene portato qui in aereo o dentro camion frigorifero».
Luigi Nequinio, direttore del vivaio Bordin, rimette le cose al loro posto. «Il nostro è vero Nordmann ma non ha mai viaggiato in aereo o camion frigorifero. Arriva da Santa Giustina in Colle, Castelfranco Veneto, Galliera? Insomma, dai Comuni padovani che confinano con il vicentino. diventato nostrano, il Nordmann. Costa di più perché da qualche anno tutti lo cercano. E allora i nostri vivaisti hanno fiutato l´affare e si sono messi a coltivarlo, come l´abete rosso, l´abete bianco, il vischio?».
Insomma, il Nordmann non vola sulla scia delle renne di Babbo Natale. «Dall´Italia - conferma Peter Larsen, produttore di 40.000 pregiati Nordmann all´anno nella sua fattoria ad Assens, in Danimarca - non mi è arrivata nessuna richiesta. Io mando i miei alberi in Germania, Belgio, Olanda, Slovacchia, anche in Croazia. Come? In Italia un Nordmann costa fino a 150 euro? Beati i venditori italiani? Da noi un albero costa 20 euro ed è anche aumentato di 3 euro, rispetto all´anno scorso. Adesso il prezzo è giusto, dopo anni di crisi. Negli ultimi anni tanti si erano messi a produrre Nordmann e allora il prezzo era crollato, perché c´era troppa offerta. Adesso tante aziende hanno abbandonato il settore e il prezzo è tornato nella norma. Certo, se riuscissi a entrare nel mercato italiano, con i prezzi che avete voi?».
C´era una volta l´albero di Natale, e basta. Adesso pini e abeti si fanno concorrenza, come al supermercato. Oltre all´abete rosso o bianco e al Nordmann, puoi scegliere l´abete Nobilis «che non perde gli aghi», l´abete Pungens di «colore bluastro», l´Omorika di «un bel verde scuro con riflessi d´argento». C´è anche il Flokés, quasi tutto bianco, come fosse coperto di neve. Ma accanto al presepe si può mettere pure l´agrifoglio, con le sue bacche rosse che sembrano illuminate. O il vischio, che per i Celti era pianta sacra e dono degli dei.
Ormai anche i venditori di alberi e alberelli parlano difficile. «Ha visto che bellezza, questa picea abies?». A Bologna c´è ancora la fiera di Santa Lucia cantata da Francesco Guccini, e dura più di un mese. «Al portico dei Servi, per Natale, credevo che Bologna fosse mia?». «Guardi che bella punta. E´ alta 180 centimetri, costa 70 euro. Se vuole, c´è anche l´abete in vaso, con le sue radici. Alto 1 metro, costa 55 euro». Prezzi da gioielleria, nell´antica fiera bolognese. Vendono anche rametti di abete lunghi due spanne a 3,5 euro l´uno. La signora degli abeti insiste. «Guardi, questa è una punta bellissima». Ti fa sentire in colpa. Un grande abete è stato amputato della propria cima e uno sta lì a pensare ai 70 euro da spendere.
Graziano Martello, consigliere nazionale dell´ordine dei dottori agronomi e forestali, rassicura gli animi. «Non c´è nessun spreco. Nessuno taglia la punta, o meglio l´apicale dell´abete solo per avere un albero di Natale. Il bosco è una realtà complessa. Si parte seminando 10.000 piante per averne, alla fine, 200 o 300. C´è una selezione naturale e c´è anche la selezione operata dall´uomo. Le cosiddette punte usate a Natale sono quasi tutte di Picea abies o abete rosso. Questa pianta ama la luce e svetta verso l´alto. Stretta fra le altre piante, subisce una sorta di autopotatura: perde i rami bassi. E così solo la punta, o cimale, resta verde. Si taglia questa e diventa un albero di Natale. Il resto viene usato in falegnameria o come legna da ardere. Le punte sono comunque appena il 10% degli alberi natalizi. Il 90% - e si tratta soprattutto abeti rossi o bianchi, con radici - arrivano dai vivai, dove spesso l´abete cresce direttamente nel vaso che entrerà poi nelle case prima di Natale».
La "fabbrica" degli alberi di Natale è in Toscana. Milleduecento aziende, fra il Casentino e il Pistoiese, con cinquemila addetti. Buona parte dei sette milioni e mezzo di alberi che saranno addobbati con palle colorate e nastri nascono qui. Il mercato non conosce crisi e calcola che quest´anno saranno spesi 150 milioni di euro. «Certo - racconta Mario S., vivaista - i prezzi che il cliente si sente chiedere quando acquista un albero dal commerciante, noi ce li sogniamo. Un albero di quasi un metro, con radici, lo vendiamo a 4 - 5 euro, uno di un metro e mezzo può arrivare a 10 euro. E per chi compra all´ingrosso, c´è lo sconto». Per crescere un abete rosso servono 6 o 7 anni, per un abete bianco almeno 10 anni. Undici per il Nordmann. «Quando ero piccolo - racconta Graziano Martello, che ha il suo studio di gestione delle risorse ambientali a Vigonovo - abitavo a Pinzolo, in Trentino. Mio padre, come gli altri capi famiglia, a metà dicembre riceveva gratis dal Comune una cima di abete rosso, o un piccolo albero con le radici, per fare l´albero di Natale. La tradizione stava allargandosi anche nelle città ma a metà degli anni ?70 tutto è cambiato: l´albero di Natale è un´offesa all´ambiente, dicevano gli ambientalisti. Non si può fare morire un albero solo per rendere la casa più bella per qualche giorno. Arrivarono allora gli alberi di plastica, per costruire i quali si consumano acqua e petrolio e si produce anidride carbonica». Secondo uno studio dell´Arsia (azienda regionale per lo sviluppo e l´innovazione del settore agricolo forestale) della Toscana, per produrre 500 mila alberi di plastica si consumano 10.000 tonnellate di petrolio e si producono 11.500 tonnellate di anidride carbonica. «Per fortuna - dice il dottor Graziano Martello - da qualche anno si è capito che l´albero naturale, seminato e programmato per entrare a fine anno nelle case dell´uomo, non inquina, non distrugge la foresta e integra anche il reddito di tante aziende contadine che operano su terreni difficili. L´albero nato in vivaio non vive un solo Natale. Da qualche anno sono sempre più numerosi coloro che li comprano e poi li piantano nel proprio giardino. Per capire quanti anni abbia l´albero portato a casa basta contare i "palchi", vale a dire gli snodi dai quali partono i rami. Se si è fortunati, l´abete crescerà per anni e anni. Quello rosso in pianura può vivere 60 - 70 anni, in montagna può facilmente superare il secolo. E a Natale basterà mettere qualche luce, qualche pallina colorata, per vestire a festa una pianta che ci darà ombra e ci farà compagnia tutto l´anno». Ma quando tornerà Natale, torneranno anche le leggende. Un amico guarderà l´abete illuminato nel giardino, farà i complimenti e chiederà: «Hai mai sentito parlare del Nordmann? Dicono che cresce nel paese di Santa Klaus». (ha collaborato Micol Lavinia Lundari)