Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 14/12/2008, 14 dicembre 2008
SI SCRIVE BERTOLASO, SI LEGGE ANDREOTTI - «L’UNICO VERO PERICOLO? GLI IMBECILLI CHE HANNO ORMEGGIATO MALE I LORO BARCONI»
Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera
E’ l’unico politico in tuta. Dalla Cambogia di Pol Pot agli argini del Tevere, mai una cravatta, sempre in tenuta da emergenza. Con giubbino e stivaloni, anche per lo tsunami svoltosi a seimila miglia di distanza: pure allora Guido Bertolaso apparve in tv, a dire non solo che non si trovava più Emilio Fede, incautamente in vacanza agli antipodi, ma si accettavano donazioni via sms.
Guido Bertolaso
Ieri Bertolaso è tornato su tutti gli schermi, stavolta per un’emergenza sottocasa, con lo stile di sempre, preoccupato ma baldanzoso: «L’Aniene cresce però non è un problema», «stiamo monitorando le acque, solo qualche rigurgito al ponte Mammolo»; l’unico vero pericolo sono gli «imbecilli» che hanno attraccato male le loro barche. Un Masaniello d’ordine, a volte amatissimo dalle folle, talora detestato: così i terremotati di San Giuliano lo abbracciano piangendo, ma in Irpinia gli prendono a calci la macchina. Interventista. Un dannunziano tecnologico.
Figlio di un ufficiale dell’Aeronautica, «il primo a collaudare l’F104. Ero ragazzino, mia madre mi portò all’aeroporto, e papà ci passò sopra con quell’uccello di ferro che urlava». Un politico - oltre che capo della Protezione civile è sottosegretario del governo Berlusconi -, però sui generis: si è fatto un nome con i disastri, ma nessuno ha mai osato definirlo, come fece Gasparri con il precedessore Franco Barberi, «sottosegretario alla Sfiga».
«Sono assolutamente bipartisan - racconta al telefonino dalla riva del Tevere in piena -. Non è questione di destra e sinistra; il mio compito è servire il Paese, e in particolare i suoi cittadini che soffrono e sono in pericolo. Da ragazzo sognavo di fare il medico dei negletti, degli ultimi. Il mio mito era Albert Schweitzer, il Nobel che aprì il suo ospedale in Gabon.
Dopo la laurea, e il master in malattie tropicali a Liverpool, nel ’77, a 27 anni, parto per l’Africa. Dove c’è un’epidemia di colera arrivo io: Mali, Senegal, Burkina Faso, Niger, Somalia. Poi, dopo l’invasione vietnamita e la caduta di Pol Pot, mi mandano in Cambogia, ad amministrare il nuovo ospedale nella giungla. Arrivo e scopro che l’ospedale non c’è. Lo costruisco. L’Unicef mi offre il posto di direttore in Somalia. Ma arriva la chiamata dalla Farnesina: responsabile dell’assistenza sanitaria ai Paesi in via di sviluppo».
È l’82, e alla Farnesina c’è Andreotti. «Uomo straordinario, di grandissima sensibilità, anche se tra i personaggi che lo circondavano qualcuno gli ha creato gravi problemi. Forse non se n’era accorto, forse gli servivano per fare politica. Comunque, un maestro». Poi gli Affari sociali con Rosa Russo Iervolino e Fernanda Contri. «Nel ’96 mi chiama Cosentino, assessore Ds della giunta Rutelli, per affidarmi lo Spallanzani, costruito e mai aperto. Lo avverto: guardi che io sono amico di Andreotti. Mi risponde che non importa». Rutelli - «uno degli uomini più importanti che ha attraversato la mia esistenza » - gli affida la logistica del Giubileo 2000. «L’anno dopo Berlusconi mi chiama alla Protezione Civile. Lo avverto che ho aiutato Rutelli nella campagna elettorale contro di lui. Mi risponde che non importa. Berlusconi è così: molto simpatico, alla mano, e anche molto semplice».
Fiorello ha detto di Bertolaso che ha 106 controfigure. Guida l’auto del Papa facendosi largo tra la folla giubilare di Tor Vergata (e nel 2005 si occuperà dei funerali). Accompagna il generale Angioni ad affrontare i gommoni albanesi in Adriatico. Avvisa il governo che Genova «non è la città adatta a ospitare il G8» (in effetti). Spegne gli incendi sul Gargano. Scioglie la neve sulla Salerno-Reggio Calabria. Apre un ospedale in Thailandia per i superstiti dello tsunami appunto con le donazioni via sms.
Raccoglie fondi anche per gli orfani di Beslan. Ricostruisce la cattedrale di Noto. Organizza i Mondiali di ciclismo di Varese 2008 infeudati alla Lega. Monitora il Vesuvio, con risultati inquietanti: «Ci si deve augurare che dorma per altri due secoli...». Predispone il piano anti-Sars. Litiga con Pecoraro Scanio, viene indotto alle dimissioni, poi torna con Berlusconi e mette una pezza all’emergenza rifiuti, facendo il commissario ma senza stipendio.
Fervente cattolico e quindi in stretti rapporti con le gerarchie ecclesiastiche - dai progressisti di Achille Silvestrini ai conservatori di Fiorenzo «Sua Sanità» Angelini - e con Bruno Vespa, di cui nei giorni del dramma di Napoli è spesso ospite in collegamento dal Palazzo Reale, ori stucchi e marmi con Bertolaso in tuta. Più la misteriosa borsa, sempre la stessa, da cui mai si separa.
Intimo di Gianni Letta, non si è preso con Pisanu e ha litigato pure con Fini, per poi fare pace. «Quando mi chiamò nel 2001, dissi a Berlusconi che avrei scelto io i miei collaboratori, senza guardare alla fede politica. Mi rispose: "Ha carta bianca, ma se sbaglia paga lei". Finora non è successo, ma potrebbe accadere stanotte, o domattina ». Speriamo di no.