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 2008  dicembre 14 Domenica calendario

Mancini, l’anno scorso avrebbe guardato Juve-Milan per capire quale avversaria la sua Inter avrebbe dovuto temere di più

Mancini, l’anno scorso avrebbe guardato Juve-Milan per capire quale avversaria la sua Inter avrebbe dovuto temere di più. Oggi, da tecnico campione d’Italia ma anche disoccupato di lusso, come la seguirà? «E’ possibile che non la veda. Sono a Londra e devo decidere se fare una ricerca sul satellite. Non mi sento così male se non vedo le partite in tv». Che idea si è fatto di Juve e Milan rispetto all’anno scorso? «Di due squadre che hanno avuto problemi simili. Il Milan è partito male, ha infilato una serie di successi che l’hanno riportato su ed è tornato a stentare. La Juve ha seguito lo stesso percorso e neppure lei ha dimostrato continuità di rendimento». Senza quella non si va da nessuna parte? «Appunto. Il campionato si vince tenendo sempre un certo passo. A meno che l’Inter in futuro non si adegui agli alti e ai bassi che hanno patito le altre». Lo crede difficile? «Difficilissimo. L’Inter è due spanne superiore e l’ho visto nettamente quando ha battuto la Juve». Cosa ha in più? «Tutto. I suoi giocatori hanno dominato le ultime stagioni e il successo dà sicurezza. Le altre dovranno pedalare per raggiungerla e se non avvengono imprevisti non ce la faranno». Insomma scegliere l’anti-Inter è un gioco inutile? «Hanno sei punti di distacco, stasera potrebbero essere di più: penso che si deve scegliere la seconda del campionato, un posto per cui vedo in corsa anche la Roma se non sbaglierà più nulla». Ranieri e Ancelotti dicono di credere allo scudetto. «Mi stupirebbe il contrario. Sono bravi e navigati: vedono le difficoltà ma devono pensare di superarle». Qual è la difficoltà principale della Juve? «Pesano le assenze di Buffon, Camoranesi, Trezeguet, Poulsen, Zebina». Persino Zebina, che non ricorda più nessuno? «Sì, anche lui» Se Ranieri avesse Trezeguet non giocherebbero Amauri o Del Piero: insomma ci sono assenti che si rimpiangono poco. «E’ un ragionamento miope. Trezeguet vale 20 gol e, per quanto gli altri due facciano benissimo, non averlo pesa: per le alternative che offre e per la maggiore adattabilità a certe partite». Se lei fosse ancora all’Inter, questa Juve la preoccuperebbe più dell’anno scorso? «Ha Amauri, che è molto bravo. Nel gioco non è cambiata molto: io credo che sia meglio avere in mezzo al campo chi dà qualità alla manovra, e la Juve si era mossa anche in questa direzione, ma si può costruire comunque una buona squadra con i due centrocampisti che difendono e lasciano fare il gioco agli altri quattro». In questo senso la mancanza di Camoranesi è vistosa? «A parte che l’anno scorso mi fece gol all’andata e al ritorno, lui è fondamentale per la manovra di attacco». Non è una Juve troppo legata alla vecchia guardia? «Però sono giocatori di qualità, come Del Piero e Nedved. Vedo che giocano sempre, anche se attorno ai 34-35 anni si dovrebbero disciplinare le presenze: meglio 30 partite alla grande che 45 con qualche scivolone». Perdipiù soffocano i giovani. Lei crede in Giovinco? «Può diventare quello che Giuseppe Rossi è nel Villarreal. Quanto ai centimetri, Giuly non è molto più alto ma nel Monaco mi piaceva moltissimo perché in certi ruoli l’altezza ha un valore relativo. Non tutti possono avere il fisico di Sissoko, che seguivo nel Valencia e avrei voluto con me». Ronaldinho è l’arma in più del Milan? «Anche quando gioca da fermo gli basta avere un pallone giusto e lo sfrutta al massimo». Ha letto in proposito le lamentazioni di Kakà? «E’ vero che con Ronaldinho lui deve sacrificarsi di più e ha meno libertà in attacco di quando c’era Seedorf. Ma il calcolo da fare è: quanto dà e quanto toglie al Milan Ronaldinho, quali aggiustamenti impone? Il bilancio per ora sta dalla sua parte. Il vero problema invece è capire se la pubalgia può limitare Kakà e quanto, perché è già gravissimo aver perso Gattuso». Dove ha sbagliato il Milan? «Come la Juve ha patito gli infortuni: nel suo caso in difesa. Nesta non gioca da una vita, Kaladze è stato fermo. Le difficoltà nascono lì, vedo che per il futuro stanno correndo ai ripari con Thiago Silva. Per il presente non so». Stampa Articolo