Guido Santevecchi, Corriere della Sera 14/12/2008, 14 dicembre 2008
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA – Non sono mai stati molti gli elogi pronunciati all’estero sulla politica economica italiana. Perciò, quando un’azione del nostro governo richiama l’attenzione positiva delle due bibbie della finanza globale, vale la pena di sottolinearlo. Anche se il settore in questione a prima vista non sembra strategico. Si tratta del Parmigiano, che vive tempi duri come tutte le attività dell’economia globale in crisi. Scrive il Wall Street Journal:
«Per sostenere i produttori il governo di Roma ha deciso di comprare 100mila forme di Parmigiano Reggiano e di donarle ad associazioni caritatevoli, l’operazione costa 50 milioni di euro».
Tecnicamente si tratterebbe di un bail-out, un salvataggio con fondi pubblici di imprese private. E bail-out è un’espressione che di solito fa venire il mal di pancia ai commentatori pro libero mercato del Financial Times.
Ma questa volta il quotidiano della City ha un’idea diversa e l’ha espressa ieri in un editoriale. «Molte aziende sono costrette a vendere sottocosto e il ministro dell’Agricoltura Luca Zaia si è mosso al soccorso... come regola generale i governi non dovrebbero sostenere business inefficienti... ma i produttori del parmigiano hanno qualche motivo per mungere il governo: la loro tradizione di otto secoli prevede procedure meticolose e precise, completate da una costosa stagionatura di due anni. Non si può scambiare l’autentica artigianalità per inefficienza commerciale».
Il titolo del commento è
Forza formaggio!, in italiano. E l’autore usa un tono divertente, con giochi di parole: a partire da quello secondo cui «la protezione del parmigiano è comunque pesante da digerire per molti economisti ». Il contenuto però è serio. C’è un paragone con l’intervento francese per sostenere la Danone: il governo di Parigi «definì quell’industria uno strategic national asset: assurdo per un’azienda di yogurt». Secondo il Financial Times invece il parmigiano «ha diritto di rivendicare il titolo di formaggio nazionale di una orgogliosa potenza culinaria e non ci vuole un gastronomo o un buongustaio per apprezzare il vuoto che si creerebbe se il re dei formaggi dovesse scomparire in questa crisi, sarebbe un rischio sistemico per la cultura mondiale lasciar fallire i produttori di parmigiano».
Systemic risk, altra espressione importante. Che cosa significa? «Un anno fa sarebbe stato impensabile per noi commentare positivamente un bail-out statale di imprese private», dicono al Financial Times. «Ma oggi che sono state soccorse le banche, che si discute di come sostenere l’industria dell’automobile, che a Londra il governo ragiona di come intervenire per tenere a galla il gigante dell’acciaio Corus, i tempi sono evidentemente cambiati ». Non si può permettere che la spietatezza (e la stupidità a volte) del mercato distrugga un patrimonio di sapienza e manualità, neanche nei caseifici di una singola regione italiana.
I due quotidiani economici comunque non si lasciano sfuggire lo spunto polemico della protesta dei produttori di mozzarelle del Mezzogiorno, che si sentono trascurati dal ministro «nordista» Zaia. E il Wall Street Journal
ipotizza anche che per risolvere davvero la crisi, oltre all’acquisto pubblico di 100mila forme di Parmigiano Reggiano (e di altre 100mila di Grana Padano), servirebbe il «consolidamento»: vale a dire la fusione delle circa 430 piccole aziende familiari radicate attorno a Parma. Ma alla fine il giudizio è chiaro:
Forza formaggio! Americani e britannici sono disposti a sacrificare un po’ di regole di mercato per salvare il Parmigiano dalle brutte imitazioni sotto nome di Parmesan.
Guido Santevecchi
ROMA – «Gli inglesi parlano così perchè i 50 milioni non sono mica loro». Benedetto Della Vedova, deputato ed economista del Pdl, non apprezza la «svolta» statalista di
Financial Times e Wall Street Journal. «Se proprio ci tengono così tanto al nostro parmigiano, aprano una sottoscrizione».
Per una volta che i liberisti più duri si inteneriscono.
«Non era il caso. Le industrie sussidiate non hanno futuro. La misura di Zaia è sbagliata, con quei soldi ci si poteva integrare la social card».
Lei non ha a cuore il parmigiano?
«Il mio ruolo patriottico l’ho appena svolto acquistando 200 g di reggiano grattugiato. I consumi tengono, il problema è di mercato: 3 milioni di forme sono troppe».
Per questo Zaia ne ha ricomprato 200 mila.
«Male. Ne producano meno. Il ritiro delle eccedenze di agrumi ha distrutto l’agricoltura siciliana favorendo le arance spagnole».
FT e WSJ però sono per salvare comunque il pregiato formaggio.
«I soldi pubblici fanno solo danni. Ma capisco che l’Emilia è terra politicamente interessante per un ministro leghista Comunque è un’ingiustizia».
Dice?
«Sono valtellinese, da noi in alta montagna si fa il bitto, con tanti sacrifici. Perché lo Stato non dovrebbe aiutare anche il bitto? E poi il taleggio o il gorgonzola?».
Giovanna Cavalli