Mario Monti, Corriere della Sera 14/12/2008, 14 dicembre 2008
Il cancelliere Angela Merkel incontra oggi i leader dell’economia tedesca per discutere la strategia contro la crisi
Il cancelliere Angela Merkel incontra oggi i leader dell’economia tedesca per discutere la strategia contro la crisi. Ciò che si deciderà a Berlino sarà di grande importanza per l’Europa. Il Consiglio europeo ha adottato venerdì un piano di rilancio coordinato, la cui realizzazione è affidata in buona parte ai singoli Stati. Se un notevole impulso espansivo non verrà dalla Germania – l’economia più grande e con un bilancio pubblico sano – la crisi non potrà che aggravarsi. Il governo tedesco è sottoposto a forti pressioni. La Francia di Nicolas Sarkozy, la Gran Bretagna di Gordon Brown, la Commissione di José Manuel Barroso hanno alzato i toni nel richiamare la Germania alle sue responsabilità. Queste pressioni sono corrette nella sostanza, ma rischiano di essere poco efficaci perché dimenticano la psicologia e la cultura politica della signora Merkel e di molti tedeschi. Il cancelliere ha alcune convinzioni radicate, espresse anche di recente. La crisi finanziaria ha mostrato le degenerazioni del modello anglosassone centrato sulla finanza, non di quello tedesco fondato sull’industria. Se la crisi è poi diventata esplosiva, è anche perché due «virtù tedesche», la politica monetaria prudente e la finanza pubblica disciplinata, erano state considerate démodées, negli Stati Uniti ma non solo. Anzi, nella stessa Germania il suo predecessore Gerhard Schröder aveva largheggiato con il disavanzo e lei l’ha riportato in pareggio. Ciò è stato politicamente costoso, così come le riforme strutturali, realizzate in Germania più che altrove, grazie alle quali oggi brilla la competitività tedesca. Pare di sentirla, la signora Merkel: «E adesso io – cari Nicolas, Gordon, José Manuel – dovrei modificare la rotta tenuta per anni con fatica; dovrei farlo per soddisfare le esigenze di altri Paesi, che certo non sono stati particolarmente temperanti? E poi, caro Nicolas, proprio a te dovrei dare retta; a te, che non hai mai nascosto la tua insofferenza verso la più cardinale delle virtù, l’indipendenza della Banca centrale? ». Per fare breccia nel cancelliere, gli altri leader potrebbero provare a mettersi dalla sua parte e ad esprimersi così (uso un tono colloquiale, ma sono convinto della gravità dello scenario indicato): «Caro Cancelliere, condividiamo pienamente la tua visione di un’Europa fondata sull’economia sociale di mercato e sulla disciplina di bilancio. Ma proprio per questo siamo molto preoccupati dalla risposta alla crisi, finora insufficiente, data dal tuo governo. Un impulso espansivo del bilancio pubblico tedesco, certo temporaneo ma sensibilmente maggiore di quanto hai finora annunciato, è una delle condizioni necessarie affinché l’Europa eviti una depressione profonda e prolungata. «E non chiudiamo gli occhi: se l’Europa dovesse cadere in una tale depressione, vi è un rischio concreto che il Patto di stabilità, l’indipendenza della Banca centrale, forse la stessa integrazione basata sul mercato, finiscano prima o poi per essere spazzati via da reazioni politiche incontrollabili ». «Se tu vuoi – come ormai noi stessi vogliamo, anche se non sempre lo ammettiamo – che la cultura della stabilità, nata nel tuo Paese dopo la guerra, continui ad essere un pilastro fondamentale della costruzione europea, devi accettare che la Germania si impegni di più nel piano europeo contro la depressione, che con noi hai sottoscritto venerdì a Bruxelles. Questo impegno consideralo come un premio di assicurazione, tutto sommato modesto, contro il rischio che vengano dissipati i frutti concreti di quella salutare leadership culturale che la Germania ha esercitato in Europa per cinquant’anni».