Paolo Bricco e Alessandro Galimberti, Il Sole 24 Ore 11-12-08, 12 dicembre 2008
Al valico, tra paura e indifferenza. di Paolo Bricco e Alessandro Galimberti. Chiasso - «E da domani che cosa cambia? Non cambia nulla»
Al valico, tra paura e indifferenza. di Paolo Bricco e Alessandro Galimberti. Chiasso - «E da domani che cosa cambia? Non cambia nulla». Ha un cappello di lana verde calato fino alla metà della fronte, fuma una sigaretta e scambia uno sguardo d’intesa con altri due, fuori da uno dei bar di Ponte Chiasso, in una giornata umida di freddo e di neve, a cinquanta metri dal confine con la Svizzera. Lui è un frontaliero, mani in tasca e passo veloce: un profilo biografico, ma anche una professione. Fai cento metri a piedi, lasci Como superando la linea dove da venerdì non ti chiederanno più il documento di identità, e ti trovi in corso San Gottardo a Chiasso. «Non cambia nulla? Eccome se cambia. Qui si riverserà tutta la feccia. Già le cose vanno male: da novembre le vendite sono calate drasticamente. A me non piace per niente che le guardie cantonali eseguano soltanto il controllo fiscale sui beni trasportati. Temo che le nostre strade si riempiano di stranieri». Così si esprime Emilio Lurà,a 70 anni titolaredell’oreficeria di lusso Mariotta, uno degli ultimi gioielli commerciali di una Chiasso abbastanza triste che sembra la copia minore di quella degli anni 80, tutta banche in piena effervescenza, uffici dei partiti politici italiani della Prima Repubblica in trasferta oltre confine per ragioni più o meno confessabili, signori della borghesia lombarda piccola e grande interessati a comprare in franchi alla metà un orologio che a Como o a Milano sarebbe costato 20 milioni di lire. Indifferenza in Italia e paura in Svizzera, soprattutto in Ticino. Tecnicamente, da noi non ci sarà più la Polizia, mentre la Guardia di finanza continuerà a svolgere controlli a campione. Dall’altra parte, le Guardie cantonali manterranno soltanto la funzione di controllo sull’import-export di beni con differenti trattamenti fiscali. Dunque, in Svizzera il problema è quello della sicurezza. E di come oggi la sicurezza si amalgami con la politica di uno Stato la cui storia, fondata per tutto il 900 sulla capacità di conservare la propria solitudine, subisce con l’adesione a Schengen un’accelerazione verso la fine di questa anomalia. Si sa che, come cuscinetto difensivo, sono allo studio pattuglie miste che batteranno i due territori. Ma, questo, non basta a lenire le paure. Venerdì scorso, le guardie di confine hanno fermato due bambine rom, di undici e di tredici anni, che avevano appena compiuto un furto a Mendrisio e stavano tornando, in treno, al loro campo nomadia Milano. «In molti qui in Ticino - dice Teo De Cillis, quarantanovenne titolare di un negozio di telefonia sul corso principale di Chiasso temono che i reati aumentino». Piccola criminalità in trasferta dalla Lombardia. Con in più l’incognita dei migranti dei Paesi dell’Est che,con Schengen,diventano cittadini comunitari a tutti gli effetti. «Al referendum del prossimo 8 febbraio, sulla ratifica dei patti bilaterali con la Romania e la Bulgaria - assicura il signor Emilio io voterò no. Statene certi». Torni indietro a Como e, a Ponte Chiasso, passi a fianco di una serie di locali in cui uomini con la faccia triste e ironica delle canzoni di Davide Van de Sfroos coltivano la religione del biliardo, quasi vivessero nei racconti di Piero Chiara. E, con la precisione del tecnico, Luigi Simeone, direttore della Dogana, ti conferma la stessa cosa che ti hanno raccontato gli uomini di Ponte Chiasso: la libera circolazione delle persone non segnerà lo smantellamento dei valichi doganali. «La nostra attività di controllo sulle merci che passano attraverso la frontiera- dice Simeone resta immutata sia sui traffici commerciali sia sui beni che tutte le persone di passaggio, turisti e non, portano con sé: continueremo a vigilare sul rispetto delle norme fiscali dello Stato, esattamente come oggi». L’unica variazione, che peraltro è già in attodal 1°dicembre, riguardale franchigie, cioè la quantità di beni di consumo acquistati in Svizzera ( dove l’Iva è 12,4 punti percentuali in meno dell’Italia) che si può introdurre in Italia senza pagare l’imposta sul valore e i diritti doganali: 300 euro procapite (contro i 175 euro precedenti), 150 euro per i minorenni, 20 euro a testa per i residenti entro 15 chilometri dalla fascia di confine (restrizione adottata per evitare arguzie da contrabbando spicciolo). Invariato il numero di pacchetti di sigarette: 10. Nulla cambia anche per gli alcolici: una bottiglia per quelli oltre i 22 gradi, due litri di vino o 16 litri di birra. «Comunque- chiosa Simeone la manovra sulle franchigie non riguarda direttamente Schengen. Si tratta dell’armonizzazione alle direttive richieste dalla Ue sui regimi fiscali dei Paesi aderenti». Ribadisce il comandante provinciale di Como, colonnello Rodolfo Mecarelli: «Per la Guardia di finanza il 12 dicembre non cambierà nulla. Continueremo a monitorare i passaggi alla frontiera con il sistema del controllo a campione sui veicoli in transito, con i consueti presidi di militari in divisa ai valichie con i metodi investigativi già collaudati». Che la questione sia soprattutto politica, e riguardi l’identità storica di un Paese e l’emotività dei suoi cittadini,è confermato dai commercianti svizzeri: «Non è che riflette De Cillis nel suo negozio di Chiasso - con l’innalzamento della franchigia ci attendiamo le code di italiani che accorrono a comperare i prodotti di piccola elettronica. vero che, da noi, l’Iva è al 7,6 per cento. Ma ormai, anche nel vostro Paese, c’è una tale concorrenza su questo tipo di prodotti che non ha così senso fare una gita a Chiasso». Nei fatti, poco cambierà. Su questo è d’accordo un avvocato comasco che conosce bene gli ingranaggi formali e informali, leciti e opachi che connettono l’Italia alla Svizzera. «Da tempo dice - il confine non esiste più: nessuno fa più la manutenzione alla «ramina», come in dialetto è chiamata la rete in metallo che separa l’Italia dalla Svizzera. Ci sono buchi dappertutto. Chi vuole portare cose di là, da anni passa in mezzo ai boschi, mica si fa smontare la macchina al posto di frontiera. E, poi, per l’oro e la valuta pregiata esistono nel sistema finanziario metodi e stanze di compensazione che hanno reso fuori dal tempo i vecchi spalloni». La giornata di domani, però, non sarà uno stanco rituale.«Semmai-afferma l’avvocato, persona informata dei fatti l’adesione effettiva a Schengen rappresenta un ulteriore passo in avanti della Svizzera verso l’integrazione effettiva con il resto dell’Europa: un gesto politico e culturale che completa i primi cambiamenti avvenuti, per esempio, nella legislazione bancaria ». La fine della solitudine. Dunque, qualcosa cambia 11 DICEMBRE 2008