Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  dicembre 12 Venerdì calendario

Un gruppo italiano con quattro miliardi di ricavi, 276 punti vendita, due milioni di soci e il controllo di Unipol

Un gruppo italiano con quattro miliardi di ricavi, 276 punti vendita, due milioni di soci e il controllo di Unipol. Sarebbero questi i connotati del polo della grande distribuzione che potrebbe nascere dalla fusione tra le tre principali cooperative di largo consumo emiliane: Coop Adriatica, Coop Nordest e Coopestense, le stesse che occupano i primi tre posti nella compagine azionaria di Holmo-Unipol. E’ solo un progetto allo studio, nulla di concreto, ma se ne sente parlare sempre più spesso negli ambienti della Legacoop. Le ragioni sono diverse, ma la più cogente è la concorrenza di Esselunga e degli altri gruppi privati: Auchan, Carrefour, Unes, Pam. Il fatturato di Esselunga è stato di 5,3 miliardi (nel 2007), gli altri competitor privati sono nell’ordine dei 2,5-3 miliardi mentre la coop più grande (Unicoop Firenze) ha un giro d’affari che sfiora i 2 miliardi. A rendere logico il matrimonio è anche la crisi dei consumi. Ma la ricaduta forse più delicata sarebbe in via Stalingrado. I tre gruppi sono i primi azionisti di Holmo, la scatola societaria a monte di Unipol (nella foto il presidente Pierluigi Stefanini), con quote intorno al 10% ciascuno. Unendo le quote le tre coop arriverebbero intorno al 30% (contro il 7% del secondo socio), una partecipazione pesante che potrebbe essere funzionale alla stabilità del gruppo dopo l’accorciamento della piramide di controllo.