Roberta Scagliarini, Corriere della Sera 12/12/2008, 12 dicembre 2008
Un gruppo italiano con quattro miliardi di ricavi, 276 punti vendita, due milioni di soci e il controllo di Unipol
Un gruppo italiano con quattro miliardi di ricavi, 276 punti vendita, due milioni di soci e il controllo di Unipol. Sarebbero questi i connotati del polo della grande distribuzione che potrebbe nascere dalla fusione tra le tre principali cooperative di largo consumo emiliane: Coop Adriatica, Coop Nordest e Coopestense, le stesse che occupano i primi tre posti nella compagine azionaria di Holmo-Unipol. E’ solo un progetto allo studio, nulla di concreto, ma se ne sente parlare sempre più spesso negli ambienti della Legacoop. Le ragioni sono diverse, ma la più cogente è la concorrenza di Esselunga e degli altri gruppi privati: Auchan, Carrefour, Unes, Pam. Il fatturato di Esselunga è stato di 5,3 miliardi (nel 2007), gli altri competitor privati sono nell’ordine dei 2,5-3 miliardi mentre la coop più grande (Unicoop Firenze) ha un giro d’affari che sfiora i 2 miliardi. A rendere logico il matrimonio è anche la crisi dei consumi. Ma la ricaduta forse più delicata sarebbe in via Stalingrado. I tre gruppi sono i primi azionisti di Holmo, la scatola societaria a monte di Unipol (nella foto il presidente Pierluigi Stefanini), con quote intorno al 10% ciascuno. Unendo le quote le tre coop arriverebbero intorno al 30% (contro il 7% del secondo socio), una partecipazione pesante che potrebbe essere funzionale alla stabilità del gruppo dopo l’accorciamento della piramide di controllo.