Giancarlo Radice, Corriere della Sera 12/12/2008, 12 dicembre 2008
MILANO
General Motors potrebbe chiedere la procedura di amministrazione controllata, il cosiddetto «Chapter 11». Ieri l’edizione on line del «Wall Street Journal» ha riferito che il gruppo di Detroit ha assunto un team di legali ed esperti finanziari per valutare il deposito dei libri in Tribunale e l’avvio del procedimento di amministrazione controllata. Evidentemente il numero uno Rick Wagoner teme che i 14 miliardi di aiuti statali al settore auto non siano sufficienti per superare la crisi. Tuttavia, un portavoce del gruppo Usa, ieri ha corretto il tiro spiegando che in effetti «il board ha considerato l’ipotesi bancarotta, ma ha concluso che non è un’opzione praticabile ». «Il consiglio - ha aggiunto - continua a riunirsi frequentemente e a valutare tutte le opzioni ».
Per dare una mano ai big dell’auto Usa adesso è scesa in campo anche la Svezia. Il governo di centro destra ha annunciato ieri che stanzierà 28 miliardi di corone, circa 2,6 miliardi di euro, a favore dei due principali marchi del Paese, Saab e Volvo, che fanno capo rispettivamente a Gm e Ford e dunque sono esposti alla profonda crisi finanziaria che ha colpito i due gruppi. A peggiorare la situazione si è aggiunta ieri la richiesta del gruppo repubblicano al Senato Usa d’imporre vincoli più rigidi al piano da 14 miliardi per salvare i colossi di Detroit. Un ostacolo che ha avuto un immediato impatto a Wall Street, dove il Dow Jones ha perso il 2,24%.
L’operazione del governo svedese prevede l’emissione di titoli garantiti fino a 20 miliardi di corone, vincolati alla produzione di veicoli ecologici, e prestiti d’emergenza per un massimo di 5 miliardi. Altri 3 miliardi verranno messi a disposizione di una nuova società pubblica per la ricerca tecnologica nel settore auto. Il governo ha escluso un intervento diretto nel capitale di Volvo e Saab. Il supporto, ha detto il ministro delle Finanze, Anders Borg, è mirato a «mettere le basi per una reale soluzione dei problemi di lungo periodo dell’industria di settore».
La scelta del governo arriva all’indomani dell’intesa preliminare raggiunta dal Congresso Usa sul piano di salvataggio per Ford, Gm e Chrysler e, soprattutto, dopo le pressioni esercitate sia dai due gruppi che controllano Volvo e Saab, sia dalle stesse case automobilistiche svedesi, sia dai sindacati. Per effetto della crisi, da giugno a oggi sono già scomparsi in Svezia 10 mila posti nel settore. Il ministro Borg ha comunque voluto precisare che «la sopravvivenza» di Volvo e Saab non dipende «dalle garanzie offerte dal governo», ma «dalla responsabilità dei proprietari».
Giancarlo Radice