Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  dicembre 12 Venerdì calendario

MILANO

«Confido che l’incarico avrà un esito positivo». E’ il presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, a rompere il silenzio sull’affaire Modiano, anticipando ieri mattina, a margine del consiglio della Mittel, l’arrivo di una svolta nel braccio di ferro sulla permanenza a Ca’ de Sass del direttore generale vicario, entrato in rotta di collisione con il consigliere delegato Corrado Passera. L’incarico di cui parla il banchiere è quello, delicato, di «garante» degli equilibri all’interno dell’istituto, e l’esito del lavoro è stato reso noto ieri sera, con un comunicato ufficiale: «Si è oggi risolto consensualmente il rapporto di lavoro tra Pietro Modiano e Intesa Sanpaolo».
Il direttore generale esce quindi di scena chiudendo con un addio consensuale il duro confronto sul nuovo modello organizzativo della Banca dei Territori, di cui era responsabile, deciso da Passera. Modiano non condivideva la nuova impostazione, e dato che la Banca dei Territori è uno degli assi portanti di Intesa, a cui garantisce il 60% dei proventi, si è reso necessario un chiarimento. Il primo, indiretto, c’è stato sabato scorso quando Passera ha illustrato alle Fondazioni azioniste di Intesa il nuovo modello, ricevendo un primo informale via libera. Ma il rischio di trascinare lo scontro fino ai consigli di sorveglianza e gestione, che martedì prossimo dovranno prendere una decisione sul riassetto, è rimasto. Solo l’opera di persuasione di Bazoli e del presidente del consiglio di gestione di Intesa, Enrico Salza, ha evitato di far deflagrare lo scontro.
Era tuttavia chiaro che, vista la posizione delle Fondazioni, resistendo Modiano si sarebbe infilato in un pericoloso cul de sac, da cui sarebbe potuto uscire solo sfiduciato. Che è poi quello che implicitamente, secondo le voci circolate nei giorni scorsi, lo stesso banchiere chiedeva dopo aver rifiutato l’ipotesi dimissioni. Con l’avvicinarsi della data del consiglio il pressing dei due presidenti è aumentato e lunedì scorso, dopo un faccia a faccia Bazoli-Modiano, sarebbe stato deciso di chiudere il rapporto senza scontri o traumi, con la formula del divorzio consensuale.
Nel comunicato diffuso ieri da Ca’ de Sass, Bazoli e Salza «esprimono il loro vivo apprezzamento per l’opera svolta dal dottor Modiano in questi primi due anni di integrazione tra Sanpaolo Imi e Banca Intesa». Non una parola da Passera, il quale essendo parte in causa nello scontro ha lasciato ai due presidenti, cioè ai rappresentanti degli azionisti, il compito di gestire tutta la vicenda.
Con l’uscita di Modiano, il consigliere delegato rafforza la presa sull’istituto milanese in vista del varo del nuovo piano strategico previsto l’anno prossimo, e di cui la riorganizzazione della Banca dei Territori è uno dei passaggi chiave. A gestirla sarà probabilmente il direttore generale Francesco Micheli, a cui martedì il consiglio dovrebbe assegnare la responsabilità delle attività retail. Non sono previste altre novità. Ieri Bazoli è tornato a escludere un possibile revisione della governance duale, escludendo «nel modo più assoluto» il ritorno al modello tradizionale.