Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera 12/12/2008, 12 dicembre 2008
DUE ARTICOLI IN DUE GIORNI DIVERSI, SEMPRE DAL CORRIERE DELLA SERA SEMPRE DI GIAN GUIDO VECCHI
MILANO – La situazione economica è tale che chi non ha il pane tende a non avere neppure i denti, nel senso che non ha i soldi per curarseli, magari preferisce una bella estrazione per farla finita in una seduta o rincorre prestiti e rate. Così Paolo Ferrero, che da segretario di Rifondazione ha lanciato la distribuzione del pane (60 tonnellate in un mese e mezzo) a un euro al chilo, adesso passa all’essenziale per masticarlo: « una cosa drammatica, un sacco di lavoratori ci mettono la liquidazione e s’indebitano a vita per farsi rimettere a posto di denti». Di qui il progetto cui sta lavorando il Prc, «creare una rete di dentisti che lavori a prezzi politici, perché anche questo significa oggi essere comunisti».
In fondo, spiega il segretario, si tratta di un ritorno alla tradizione, «quando dicevo "in basso a sinistra" intendevo questo, costruire dal basso quelle forme di autorganizzazione dei cittadini che caratterizzarono il movimento operaio delle origini. Il nostro compito è certo fare lotta e opposizione al governo, aprire vertenze concrete sui servizi locali, ma anche lavorare a un terzo fronte: la solidarietà, la mutualità...». Che in questo caso dovrebbe coinvolgere i dentisti, «è un progetto che stiamo ancora verificando, ma si potrebbe partire da alcuni professionisti disponibili, individuare fasce popolari deboli, e creare un modello da estendere».
un po’ come per il pane. «Abbiamo creato i "Gruppi di acquisto popolari": i gap». Gap? «Già, una sorta di resistenza sociale: non è che abbiamo venduto il pane, lo abbiamo acquistato collettivamente dai produttori, saltando tutta la filiera commerciale, e poi distribuito allo stesso prezzo a coloro che si erano iscritti», chiarisce Francesco Piobbichi, responsabile prc delle questioni sociali. Il problema è come si possa fare lo stesso con i dentisti. «Bisogna valutare se sia meglio, e possibile, creare una serie di ambulatori popolari o una sorta di mutua specifica».
Il dottor Roberto Callioni, presidente dell’Associazione nazionale dentisti (23 mila associati), ha i suoi bravi dubbi: «La vedo più che altro come una sfida. Se pensano al volontariato, è un altro paio di maniche. Ma se si cerca una qualche forma di sussidiarietà, c’è poco da fare, è una cosa inimmaginabile: i costi sono incomprimibili ». Anche se l’Italia è il secondo Paese più caro d’Europa dopo la Gran Bretagna? « questione di costi fissi e di qualità ». Certo per la gente non è facile. «Il problema è che non ci pensa lo Stato, il servizio sanitario nazionale fa ben poco e proprio perché l’odontoiatria costa». A luglio il governo ha sottoscritto con l’Andi un accordo analogo a quello preparato da Livia Turco, «in effetti è un’intesa bipartisan per offrire a prezzi calmierati, grazie ad agevolazioni fiscali, una serie di prestazioni a chi guadagna fino a 8 mila euro l’anno. Ma anche questo è su base volontaria: non posso costringere nessuno ». Neanche Ferrero, se è per questo. Ma il segretario di Rifondazione è fiducioso: «Guardi che esistono anche dentisti comunisti, sa?».
Gian Guido Vecchi
13/12/2008
MILANO – Dentista? «Sì». Comunista? «Militante e iscritto da quando avevo sedici anni, modestamente». Fantastico, meglio del pasticcere trotzkista di Nanni Moretti...«Eh sì, in effetti siamo rari, rarissimi. Sa com’è, la nostra categoria tende a destra. Ma la regola del buon comunista è esserlo sempre, in sezione, in famiglia, sul lavoro, perché di chiacchiere son buoni tutti... ».
L’aveva detto, al Corriere, il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero: «Esistono anche dentisti comunisti, sa?». Ed eccolo qua: il dottor Giulio Villani, 58 anni, «romano da sette generazioni », studio nel quartiere San Lorenzo, il «suo» quartiere, assieme ad altri due «soci a compagni ». La prova vivente che l’idea di Ferrero, «creare una rete di dentisti comunisti che lavori a prezzi politici», ha almeno una base.
«Il segretario ha ragione, abbattere le tariffe per andare incontro ai lavoratori si può e noi lo facciamo già da almeno cinque anni: arriviamo al 40 per cento meno del tariffario minimo».
Il presidente dell’associazione dentisti, Roberto Callioni, diceva che il «prezzo politico» è un’utopia, «se parlano di volontariato è un altro paio di maniche ma per il resto è inimmaginabile, i costi sono incomprimibili». E non è che il «compagno Giulio» gli dia torto, «un sacco di miei colleghi ora piangono miseria e mica per finta, il numero di clienti crolla e loro non possono farci granché: i prezzi restano gli stessi perché i costi sono in effetti incomprimibili: per loro». In che senso? «Si tratta di organizzazione. Buona parte dei dentisti acquista il materiale di giorno in giorno, noi ne compriamo uno stock all’inizio dell’anno per dodici mesi e risparmiamo il 35 per cento. Nel nostro centro, inoltre, abbiamo un laboratorio interno – quello che fa le protesi sulle impronte che prendono i medici – e così risparmiamo un altro trenta per cento. Tutti soldi che scaliamo dalle tariffe e ci permettono anche di fare finanziamenti fino a 36 mesi e senza interessi: quelli che ci applica la banca li paghiamo noi».
E gli onorari, tagliate anche quelli? «Beh, sì, mica per niente anche i miei soci sono iscritti a Rifondazione. Parliamoci chiaro: cosa deve fare un imprenditore comunista? una scelta, anziché comprare una casa al mare e una in montagna la prendi in montagna oppure al mare e intanto lavori per i meno abbienti. Una visione sociale. Tutto qui». Del resto alla fine conviene, assicura il dottor Villani: «Gli incassi degli altri stanno crollando, ma noi nel 2008 abbiamo lavorato più dell’anno scorso e nel 2009 lavoreremo più di quest’anno: abbiamo convenzioni con i pensionati della Cgil, i dipendenti della Provincia e della Regione...». E i colleghi non comunisti? «Fino a pochi anni fa guadagnavano l’ira di Dio, compravano i fuoristrada, viaggiavano e se ne fregavano... Basterebbe aprire cooperative, studi di zona, laboratori interni. Ma cosa vuole, non hanno la mentalità».
Gian Guido Vecchi