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 2008  dicembre 12 Venerdì calendario

La Stampa, venerdì 12 dicembre 2008 Compagni si vota. Ma non su un leader, un candidato, un sindaco, un partito, un governo

La Stampa, venerdì 12 dicembre 2008 Compagni si vota. Ma non su un leader, un candidato, un sindaco, un partito, un governo. Si vota su cosa debba essere la sinistra. «Per me la sinistra è...». Questa la domanda che apre l’inedita stagione delle primarie delle idee, che verrà lanciata domani dall’Associazione per la sinistra al teatro Ambra Jovinelli di Roma. I militanti, gli iscritti, gli elettori, chiunque potrà decidere se per lui la sinistra è «speranza di trasformazione» oppure «lacità» oppure deve «mettere al centro lavoratrici e lavoratori» oppure «prendersi cura dell’abitare» oppure «praticare il principio di uguaglianza» oppure «essere amica delle famiglie come luogo di relazione e affetti» (e qui voterebbe sì anche Casini). Fino alla lettera Z del questionario che viene lasciata in bianco per un pensierino libero: «Scrivi tu qui l’idea che non hai trovato nella scheda». Naturalmente una risposta non esclude l’altra, si tratta di metterle in ordine di importanza. E magari anche di aggiungerne qualcuna leggermente meno banale, che qui sembra di tornare al Catalano dei tempi di Renzo Arbore: «E’ meglio un giornata di sole che una di pioggia...». L’idea comunque è originale, nessuno infatti l’aveva mai avuta. Invece stavolta la minoranza di Rifondazione che fa capo a Nichi Vendola (e a Bertinotti, Giordano, Migliore), insieme alla Sinistra democratica di Fava e Mussi, a una parte dei Verdi (spaccati anche loro), ha deciso di buttarsi in questa nuova avventura. Si voterà fino a febbraio, nelle speranze dei promotori dovrebbe uscirne fuori l’identikit di una nuova sinistra, un nuovo partito insomma, senza l’aggettivo comunista, la falce e il martello (ma una domanda su questo non c’è...). E che loro stessi vorrebbero far nascere. Ma non subito, non domani, anche se l’appuntamento è di quelli che segnano un punto di non ritorno soprattutto per coloro che sono ancora dentro il Prc. I quali ormai da mesi stanno giocando una partita su due tavoli: restano nel Partito di Paolo Ferrero e contemporaneamente si muovono come se ne fossero fuori, con l’esplicita intenzione di fondarne un altro insieme appunto agli altri pezzi sparsi della sinistra radicale uscita frantumata dalle elezioni. E questa idea delle primarie tematiche non è altro che un’accelerazione verso quella scissione che prima o poi dovrebbe avverarsi. Difficile però che avvenga prima delle elezioni europee, visto che lo stesso Bertinotti ha avvertito i suoi: «E se poi noi prendiamo la metà dei voti di Rifondazione, che facciamo, moriamo prima di nascere? Meglio - ha aggiunto ieri – un cartello elettorale di tutte le sinistre». Il nuovo soggetto, come lo chiamano, può attendere. Dunque le due anime del Prc saranno ancora condannate a convivere, seppur odiandosi a viso aperto. Tanto che i dirigenti della minoranza non hanno neanche più una stanza dove lavorare, l’ex leader Franco Giordano è costretto a bivaccare nei corridoi. A meno che non succeda che al Comitato politico di domani e domenica non venga approvato un ordine del giorno in cui si intima al quotidiano «Liberazione» di adeguare la sua linea a quella del Partito. La cosa è molto probabile, lo stesso Ferrero l’ha annunciata. E ha anche dichiarato che non è più tollerabile che il suo giornale si occupi di Luxuria all’Isola dei famosi e non dei suoi incontri con il leader della sinistra tedesca Oskar Lafontaine. Ma un tale ordine del giorno preluderebbe al siluramento del direttore Piero Sansonetti, il quale non ci pensa neanche lontanamente a ubbidire al segretario: «La linea del giornale la fa il direttore, dunque se la volete cambiare, cambiate il direttore». E a quel punto la minoranza di Vendola farebbe una battaglia all’ultimo sangue per difenderlo, anche minacciando di andarsene seduta stante. Ma Ferrero non si preoccupa più di tanto e sta già cercando il sostituto di Sansonetti, la sua idea è di trasformare «Liberazione» in una sorta di «Libero» di sinistra: «Un giornale popolare che si occupi dei problemi sociali della gente, il carovita, la crisi, i salari, la sanità...». Il nuovo direttore dovrebbe essere un esterno al partito, un giornalista di sinistra ma un outsider. Qualche contatto l’ha già avuto in giro, anche con persone del «manifesto», ma finora il nome non c’è (e se c’è non lo rivelano). Nel frattempo, mentre quel che resta di Rifondazione si agita e si dilania, l’ultimo sondaggio gli attribuisce il 2,2 per cento. Riccardo Barenghi