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 2008  dicembre 12 Venerdì calendario

Corriere della Sera, venerdì 12 dicembre MILANO – Più che un grande prato verde serve un tatami o un ring

Corriere della Sera, venerdì 12 dicembre MILANO – Più che un grande prato verde serve un tatami o un ring. E al posto di un vecchio allenatore brontolone alla Carlo Mazzone urge un saggio maestro di arti marziali. Perché un calciatore, oltre che dal coraggio, l’altruismo e la fantasia lo vedi anche dalla cintura (di arti marziali) che ha nel cassetto. Come Zlatan Ibrahimovic, ma non solo. Perché se il gol di tacco al Bologna del fuoriclasse dell’Inter non è altro che un «tit-chaghi», una mossa imparata quando studiava taekwondo nei sobborghi di Malmö, sono sempre più i calciatori di prima o seconda fascia che, nel loro piccolo, hanno praticato arti marziali o sport da combattimento, tirando insomma di destro non a un pallone. Il brasiliano Felipe Melo, motore della Fiorentina, è andato oltre. «Ho praticato per anni il vale tudo (lotta senza esclusione di colpi di origine brasiliana, ndr). Se non avessi sfondato con il pallone, oggi sarei su qualche ring a combattere». Combatte sul campo e, anche grazie al suo background sportivo, non tira mai indietro la gamba. Christian Tiboni, bomber cresciuto nel vivaio dell’Atalanta e attualmente in forza al Verona, è sicuro di avere un’arma in più. A chi, infatti, gli ha chiesto il segreto della sua tripletta al Legnano ha spiegato: «Ho praticato la thai boxe. Non è affatto violenta. E aiuta decisamente la coordinazione ». Tutto vero? «Certo», conferma il professor Pierluigi Aschieri, direttore delle squadre nazionali di karate e ricercatore presso alcune università italiane. «Ci sono diversi e approfonditi studi in materia. Dovendo semplificare, direi che aiutano un calciatore nell’equilibrio, nei tempi di reazione e nel grado di agire. Spesso, infatti, bisogna decidere e agire in pochi secondi. , poi, fondamentale saper usare i due piedi: sia il destro che il sinistro. Cosa che il karate insegna a fare». Motivo in più per studiare le arti marziali. Fabiano Santacroce e Mario Balotelli, compagni nell’Under 21, le hanno sperimentate in gioventù. Come Mauro Zarate, «Zarate Kid» per i tifosi della Lazio. Simone Loria, difensore della Roma, seguiva il fratello, Salvatore, azzurro della disciplina, quando imparava le prime mosse di karate. Ma al primo esame per prendere la cintura gialla, gli dissero che era troppo piccolo. Optò per il pallone. E chissà che qualche tecnica in più non gli sarebbe tornata utile, il 19 ottobre all’Olimpico, proprio per fermare uno scatenato Zlatan Ibrahimovic, che periodicamente tira fuori colpi leciti di taekwondo. L’ultimo, sabato, nella sfida contro la Lazio. Figlio di anni di studio dell’«arte dei pugni e calci in volo», praticata anche da Loïc Rémy, attaccante francese, prima al Lione e ora al Nizza. Anche se il francese a fare il giro del mondo per un colpo marziale, quella volta di kung fu, fu Eric Cantona. Ma, ahilui, non fu una magia in mezzo al campo, ma una pedata a uno spettatore. Tutt’altro che un piacevole spot. Meglio la simpatia di Rino Gattuso in una delle ultime pubblicità. Guarda caso, nei panni di un karateka.