Enrico Franceschini, la Repubblica 12/12/2008, pagina 19, 12 dicembre 2008
la Repubblica, venerdì 12 dicembre LONDRA - «Parità con l´euro». E´ il titolo che campeggia a caratteri di scatola sulla prima pagina di tutti i quotidiani britannici
la Repubblica, venerdì 12 dicembre LONDRA - «Parità con l´euro». E´ il titolo che campeggia a caratteri di scatola sulla prima pagina di tutti i quotidiani britannici. L´effetto psicologico del crollo della sterlina, scambiata per 1 euro e 3 centesimi dai cambiavalute del terminal dell´Eurostar, è come una mazzata, un´umiliazione nazionale: quel «pareggio» diventa l´equivalente, in termini sportivi, di una bruciante sconfitta. Ha conseguenze pratiche immediate, come ricordano i giornali ai lettori: una cena per due in un medio ristorante di Parigi, che un anno fa costava 59 sterline, ora ne costa 77, circa il 30% in più. Inoltre, evoca lo spettro che gli euroscettici britannici si sono divertiti a sbeffeggiare per tutti questi anni: la possibilità che, per salvare la patria (monetaria), Londra sia costretta ad aderire all´eurozona. Beninteso: è un´ipotesi smentita categoricamente dal governo. Il primo ministro Gordon Brown lo ha ripetuto a chiare lettere proprio ieri, in un´intervista ripresa per il sito Internet del Sun: «Lei può tenere le sue sterline per comprare i regali di Natale di quest´anno», ha detto il premier al suo intervistatore, «e per l´anno prossimo e per quelli successivi». Ma sono settimane che la stampa riprende voci sull´argomento, secondo le quali l´influente Peter Mandelson, ex-commissario europeo al Commercio, ora tornato al fianco di Brown nel governo laburista come ministro per le Attività Produttive, preme per spingere il Regno Unito, oh my God, verso l´aborrita moneta europea. E proprio a Mandelson, secondo i bene informati, si è riferito il presidente della Commissione Europea, Juan Manuel Barroso, quando recentemente ha dichiarato che importanti dirigenti politici britannici sono ora favorevoli all´adozione dell´euro. Di certo, convengono i commentatori qui a Londra, la crisi economica globale ha scombussolato le carte, mutando i criteri di una possibile scelta di questo tipo: «Non abbiamo mai avuto più bisogno dell´Europa», afferma il columnist Adrian Hamilton sull´Independent, osservando che la recessione mondiale necessita una risposta regionale piuttosto che nazionale. Non sono, in ogni caso, decisioni per il presente, e probabilmente nemmeno per il futuro immediato. L´attualità è però dominata dalla caduta libera della sterlina, che al discorso sull´euro è inevitabilmente collegata. A provocarla, secondo gli analisti della City, è stata in prima battuta la crisi economica, ma la botta definitiva gliela hanno data le misure adottate dal governo per rilanciare l´economia: massicci investimenti pubblici, con un colossale indebitamento dello Stato. Vi hanno apparentemente contribuito anche speculazioni del momento, ma il trend del calo era evidente da un pezzo. Dal suo massimo toccato nell´ottobre 2000, quando 1 sterlina veniva cambiata per 1 euro e 74, era scesa a 1 euro e 40 un anno fa, proseguendo da allora a scendere in picchiata. Adesso il cambio oscilla intorno a 1 euro e 12. Di fatto, il cambio per i turisti britannici sul piede di partenza per le vacanze di Natale sulle nevi di Italia, Svizzera, Austria, Francia significa che con 100 sterline adesso si acquistano soltanto 110 euro. E´ il livello più basso raggiunto dalla divisa britannica dalla metà degli anni ?70, quando dovette intervenire il Fondo Monetario Internazionale per salvare il Paese dalla bancarotta. «Di fronte alla recessione internazionale», ammette a denti stretti il Daily Telegraph, uno dei bastioni dell´euroscetticismo, «la sterlina non sembra avere la stessa forza di divise globali come l´euro e il dollaro». Parità, insomma, significa una batosta per l´orgogliosa «diversità» britannica. Enrico Franceschini