Financial Times, 11 dicembre 2008, 11 dicembre 2008
Nel terzo quarto del 2008 le grandi istituzioni finanziarie statunitensi hanno visto salire del 15%, fino a 610 miliardi di dollari, i loro assets definiti ”hard to value” (o classe 3), titoli che non hanno mercato e il cui valore è difficile da definire ma che, con tutta probabilità, in realtà oggi sono solo spazzatura
Nel terzo quarto del 2008 le grandi istituzioni finanziarie statunitensi hanno visto salire del 15%, fino a 610 miliardi di dollari, i loro assets definiti ”hard to value” (o classe 3), titoli che non hanno mercato e il cui valore è difficile da definire ma che, con tutta probabilità, in realtà oggi sono solo spazzatura. Un dato, diffuso da Standard & Poor’s, che aumenta la preoccupazione per le insidie nascoste nei bilanci delle banche. Gli istituti finanziari hanno spostato tra i titoli di ”classe 3” tutto quanto abbia a che fare con i mutui subprime e le obbligazioni di debito più rischiose, tutti asset in questo momento invendibili. La settimana prossima Goldman Sachs e Morgan Stanley saranno le prime banche americane ad annunciare i risultati dell’ultimo quarto dell’anno, gli analisti sono ansiosi di capire come si comporteranno questi istituti con i loro asset più rischiosi e opachi. ”Saremmo sorpresi se non vedessimo che questi titoli sono stati valutati, perché tra giugno e dicembre i fondamentali alla base di questi asset sono degenerati in maniera significativa” spiega Michael Thompson, direttore del centro di analisi dei rischi del credito per S&P’s. Già oggi i titoli di classe 3 valgono tre volte la capitalizzazione di mercato delle 12 banche analizzate dall’agenzia di rating. Il Tesoro Usa, che all’inizio programmava di acquistare questi titoli-spazzatura ha poi cambiato strategia preferendo iniezioni dirette di capitale.