Sergio Romano, Corriere della Sera 11/12/2008, 11 dicembre 2008
La costruzione di nuove moschee in Italia e l’intromissione del Vaticano: lei che cosa pensa di questa ingerenza e delle reazioni dei cittadini? In ultimo: dobbiamo proprio costruire? Si può pregare anche a casa
La costruzione di nuove moschee in Italia e l’intromissione del Vaticano: lei che cosa pensa di questa ingerenza e delle reazioni dei cittadini? In ultimo: dobbiamo proprio costruire? Si può pregare anche a casa. Emanuela Bruschi emanuela.bruschi@ gmail.com Cara Signora, Suppongo che lei si riferisca ad alcune dichiarazioni di rappresentanti della Santa Sede e del clero italiano, fra cui l’arcivescovo di Milano cardinale Tettamanzi, dopo il «no a nuove moschee» proclamato da Umberto Bossi negli scorsi giorni. Mi sono sembrate interessanti a questo proposito le parole di monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura. Ravasi ha detto che vanno costruite, ma a condizione «che ci sia un controllo dello Stato sulle effettive finalità religiose e che le moschee non si trasformino in luoghi destinati ad altri fini». Non mi è sembrata una «intromissione». Se avesse taciuto, la Chiesa avrebbe dato l’impressione di sottoscrivere la posizione della Lega. Se avesse sostenuto che si può pregare anche a casa, avrebbe dimenticato che la libertà di culto è un diritto garantito dalla Costituzione e che il suo rispetto interessa anche la Chiesa cattolica. Mi è sembrato giusto anche il cenno di Ravasi ai controlli. Parecchie volte, in passato, ho avuto occasione di sostenere che lo Stato, soprattutto quando si adopera per facilitare la costruzione di una moschea, ha il diritto di pretendere che un rappresentante del prefetto o del sindaco sieda nel consiglio di amministrazione dell’ente che dovrà gestirla. Dirò di più. Per evitare l’inquinamento dei centri islamici e il loro uso politico o, peggio, terroristico, una moschea è molto meglio dei numerosi luoghi di culto, precariamente alloggiati in garage e scantinati, che sono spuntati come funghi nelle città italiane. La moschea è un luogo pubblico, ha una maggiore visibilità, deve rendere conto del modo in cui è amministrata. Proibirne la costruzione spinge gli immigrati musulmani a praticare la loro fede in condizioni incivili e complica il problema della loro integrazione nella società italiana. La posizione della Lega in proposito mi è sembrata inutilmente restrittiva. In una lettera a La Stampa del 6 dicembre, il presidente dei suoi deputati Roberto Cota dà la sensazione di comprendere che i «centri culturali», come si sono sviluppati in questi ultimi anni, rappresentino un problema e che la costruzione di un edificio appositamente destinato al culto sia preferibile. Ma elenca una serie di condizioni che sono in parte ragionevoli, in parte irragionevoli. certamente ragionevole la richiesta di un piano economico- finanziario in cui siano indicate le risorse che verranno utilizzate per la realizzazione dell’opera. Non è ragionevole invece pretendere che la costruzione della moschea sia approvata con un referendum della popolazione del comune in cui dovrà sorgere. Non è né utile né opportuno invitare i cittadini a esprimersi su un diritto garantito dalla Costituzione. Ed è poliziesco infine pretendere che le associazioni promotrici depositino uno statuto «che riconosca, tra l’altro, la democraticità e la laicità dello Stato e che impegni al rispetto della dignità dell’uomo, della famiglia e all’eguaglianza uomo donna». Lo Stato ha il diritto di intervenire per tutelare i diritti garantiti dalla legge e punire i reati. Ma non è liberale se pretende professioni di fede laica o, peggio, se chiede agli stranieri ciò che non chiede ai suoi cittadini e a se stesso. L’onorevole Cota crede davvero che l’Italia concordataria sia un Paese laico e che il finanziamento delle scuole cattoliche risponda ai principi della Costituzione italiana? Crede davvero che il principio della parità fra l’uomo e la donna sia egualmente tutelato in tutti i settori della vita economica e in tutte le regioni del Paese?