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 2008  dicembre 11 Giovedì calendario

BERLINO

La risposta tedesca alla sfida della recessione è quella che vi aspettereste: tutti insieme. Governo, banche, imprenditori, sindacati, istituzioni: come un sol uomo. Con eccezioni, ma l’impianto è quello del sistema che deve funzionare per il bene della Germania. Ogni giorno che passa, il Paese si rende conto che la situazione è più grave. La più seria del dopoguerra, ha calcolato ieri l’istituto di ricerca Rwi: prevede per il 2009 un calo del Prodotto interno lordo drammatico, del 2%. Lo sforzo necessario non è paragonabile a quello della ricostruzione dalle macerie del nazismo, ma la "via tedesca", anche oggi, è quella dell’unità nazionale.
La cancelliera Angela Merkel e il ministro delle Finanze Peer Steinbrück ne sono gli alfieri. Nei giorni scorsi, hanno deciso un programma di settimana corta per le imprese. Dal 1˚ gennaio, le aziende in crisi potranno passare a tre o quattro giorni lavorativi per settimana: gli imprenditori pagheranno il tempo lavorato, quasi tutto quello che manca sarà a carico dello Stato. Un modo per evitare licenziamenti che soddisfa imprese e sindacati. Il gruppo Daimler ha già fatto sapere che ne usufruirà in quattro fabbriche, per migliaia di lavoratori, fino a quando non sarà pronto a lanciare sui mercati la nuova E-Class. Molte altre aziende sono pronte a usare lo schema.
Sulla stessa linea, domenica prossima la signora Merkel ospiterà un vertice di ministri, banchieri ed economisti per prendere le misure della crisi. Insieme, getteranno le basi per una riunione, il 5 gennaio, nella quale il governo deciderà se varare altri aiuti all’economia. Ma sempre mirati. Se, per esempio, nel frattempo dovessero essere chiari i termini del sostegno americano ai produttori di auto di Detroit, "dovremo adottare le nostre misure addizionali", dice un funzionario. Niente tagli delle tasse ma interventi mirati a proteggere l’industria. Non che le imprese non prendano decisioni autonome. Daimler, Volkswagen, Bmw, Porsche, Opel, Continental, il produttore di camion Man, l’elettronica Infineon e centinaia di aziende hanno deciso vacanze di Natale più lunghe: gli ordini stanno crollando. Lo fanno però con l’accordo dei sindacati: il sistema della cogestione, in questi casi, aiuta.
Ovviamente, per quanto si possa muovere unita, nemmeno la Germania uscirà dalla recessione senza danni. I grandi gruppi industriali hanno deciso enormi tagli ai piani di investimento in macchinari, fabbriche, ricerca e sviluppo. E’ il caso di ThyssenKrupp, Continental, del produttore di macchine per la stampa Heidelberger Druckmaschinen. Il gigante Siemens ci sta pensando. Ciò nonostante, le risposte alla crisi sono orientate a essere utili al sistema produttivo nel lungo periodo. Il pacchetto varato dal governo, per esempio, spinge il settore auto a fare modelli a minori emissioni di gas serra e i cittadini a migliorare l’efficienza energetica delle case. La stessa signora Merkel non risparmia la sua reputazione: un tempo Klimakanzlerin, oggi dice che prima dei controlli delle emissioni vengono i posti di lavoro.
C’è chi sfugge o collabora poco. Per dire, Josef Ackermann, il numero uno di Deutsche Bank insofferente agli inviti del governo di accettare la ricapitalizzazione pubblica della sua banca. E imprenditori e top manager vorrebbero che il governo facesse di più. Senza però lasciare la "via tedesca". "Ma con iniziative ben pensate che promuovano la crescita, rimuovano ostacoli e spingano la competitività" sostiene il numero uno della farmaceutica Bayer, Werner Wenning. Tutti insieme, per la Germania.
Danilo Taino