Saskia Sassen, Internazionale 773 5-11 dicembre 2008, 11 dicembre 2008
Gli attentati che hanno colpito Mumbai sono l’esempio di una nuova violenza urbana. Si è trattato di attentati con bombe a mano e mitragliatrici, organizzati e simultanei, contro dieci edifici importanti nel quartiere degli affari e del turismo
Gli attentati che hanno colpito Mumbai sono l’esempio di una nuova violenza urbana. Si è trattato di attentati con bombe a mano e mitragliatrici, organizzati e simultanei, contro dieci edifici importanti nel quartiere degli affari e del turismo. I terroristi hanno usato metodi simili a quelli della guerriglia asimmetrica delle bande criminali di Rio de Janeiro. Ogni tanto le gang annunciano che si impadroniranno di una zona della città per una giornata. I negozi chiudono e le strade si svuotano. Se la polizia reagisce, scoppia una battaglia che le forze dell’ordine raramente vincono. A fine giornata, le gang si ritirano. Spesso, per spiegare queste violenze, si citano l’inadeguatezza della polizia o l’aumento della criminalità. Ma è un’analisi semplicistica. Bisogna capire che è in corso una trasformazione profonda della metropoli. come se il centro non reggesse più: la città sembra aver perso la capacità di mediare i conflitti, un ruolo che tradizionalmente svolgeva attraverso le attività commerciali e sociali. Un effetto delle nuove guerre asimmetriche è l’urbanizzazione dei conflitti. In passato, nelle guerre convenzionali gli eserciti si affrontavano su grandi spazi aperti. Oggi, quando uno stato entra in guerra per ragioni di sicurezza nazionale, le sue città diventano il fronte principale. In questo senso gli attentati di Madrid, Londra, Casablanca, Bali, ma anche i bombardamenti aerei convenzionali dell’aviazione statunitense sono tutti esempi signiicativi. Nel 2003 ci sono volute meno di tre settimane per sconiggere l’esercito iracheno. Poi, però, è cominciata la guerra asimmetrica. I luoghi del conflitto sono diventate le città irachene: Baghdad, Mosul, Bassora. Gli attentatori di Mumbai andavano a caccia di americani e britannici proprio perché Bush ha attaccato l’Iraq con l’appoggio di Tony Blair. Anche i disastri ambientali possono alimentare le tensioni nate dalle diseguaglianze economiche e dai conflitti etnici e religiosi. E le conseguenze di tutto questo si sentiranno soprattutto nelle città, perché dipendono da sistemi complessi (ospedali, grandi reti fognarie, colossali sistemi di trasporto sotterraneo, reti elettriche), a loro volta controllati da sistemi computerizzati e quindi vulnerabili. Una simulazione della Nasa ha dimostrato che per mettere in ginocchio New York basterebbe sabotare i computer che gestiscono la rete elettrica. Nella tragedia di Mumbai vediamo il futuro del pianeta.