Philippe Mesmer,, La Stampa 10/12/2008 (c/o Le Monde), 10 dicembre 2008
Successe alla fine di agosto, nel torpore soffocante dell’estate di Tokyo. Alla stazione di Shibuya due giovani donne furono accoltellate
Successe alla fine di agosto, nel torpore soffocante dell’estate di Tokyo. Alla stazione di Shibuya due giovani donne furono accoltellate. La mano era quella di una donna di 79 anni, senza famiglia, senza tetto e con 6.500 yen (53 euro) come unica ricchezza. «Non avevo un posto dove andare - ha detto al suo avvocato -. Volevo che la polizia si occupasse di me». L’hanno sistemata in un centro sociale. La delinquenza delle persone anziane è ormai un problema, in Giappone. Secondo il Libro bianco sulla criminalità 2008, il numero di infrazioni al codice penale nel 2007 è diminuito del 6,5%, attestandosi su 2,7 milioni, praticamente il livello degli Anni 90. Tutte le classi di età giapponesi delinquono meno, tranne gli over 65: nel 2007 ci sono stati arrestate il 4 per cento in più di arresti rispetto all’anno precedente, cioè 48.605, il record da quando, nel 1986, il governo ha cominciato a compilare queste statistiche. Il numero di persone anziane riconosciute colpevoli di crimini e delitti in vent’anni si è quintuplicato. Messo in allarme da queste statistiche, il ministero della Giustizia ha commissionato uno studio al suo Istituto di Ricerca e Formazione. «Le persone oltre i 65 anni vengono arrestate per furto o aggressione, ma anche per omicidio» riassume Toru Suzuki, direttore dell’inchiesta, nel corso della quale sono state interrogate 368 persone condannate. «La principale causa di questa delinquenza è la mancanza di risorse», spiega Suzuki. «Volevo risparmiare i miei soldi», «Avevo fame», sono le giustificazioni ricorrenti degli anziani arrestati per furto. C’è poi il problema della solitudine. A volte così pesante che la polizia ha registrato casi di donne anziane che rubano nei minimarket sperando di essere beccate, in modo da poter passare qualche ora a parlare con qualcuno. Quasi sempre vengono prosciolte. Quando povertà e solitudine si sommano, creano situazioni estreme. Uomini anziani, che hanno perso la moglie e hanno redditi miseri, delinquono per andare in prigione. Sanno che là riceveranno tre pasti al giorno e il personale si occuperà di loro. Alcuni non esitano a diventare recidivi per tornare dietro le sbarre. Nel rapporto un uomo di 67 anni, senza famiglia né amici, spiega che lui che ruba ogni volta che viene rimesso in libertà: «Non so come fare per ottenere aiuto dal governo. Il furto, so dove mi porta. Così rubo». Un uomo di 76 anni, rimesso in libertà con la condizionale, ha speso in saké tutti i soldi che aveva guadagnato in carcere. Senza più un picchio, dormiva per strada e rubava per mangiare. Riacciuffato, è stato spedito in carcere. «Lì si può mangiare, dormire e lavorare», ha dichiarato soddisfatto agli autori dello studio. Secondo i dati del ministero della Giustizia, quasi tutti gli omicidi avvengono all’interno della famiglia. Atti disperati commessi nel parossismo di una stanchezza accumulata anno dopo anno. Una donna di 69 anni ha tentato di strangolare il marito, esasperata dalla sua demenza senile. Scrive Tomomi Fujiwara, autore di «Boso Rojin» - «I vecchi in collera»: «Un tempo i legami di sangue e di comunità servivano da parafulmine contro le derive del comportamento. Commettere un crimine era un suicidio sociale. Ma con l’aumento della solitudine tra i vecchi, non è più così. E la stigmatizzazione dei ladri è scomparsa». Ma le carceri cominciano ad avere problemi di sovraffollamento: i detenuti over 65, che nel 2000 erano meno di diecimila, oggi si avvicinano ai 30 mila. Il governo ha messo a bilancio l’equivalente di 67,8 milioni di euro per costruire tre centri che possano accogliere mille carcerati anziani. Ma quello che servirebbe, sono strutture che si facciano carico degli anziani poveri. Ci sono iniziative sporadiche per ricreare i legami comunitari, con piccole residenze dove cucina, soggiorno e bagno sono in comune e l’accesso è riservato ai vecchi soli e ai giovani a basso reddito. Con servizi a domicilio rari e costosi, e pochissime case di riposo, la delinquenza senile inevitabilmente cresce, mentre nulla viene fatto per frenarla. E’ lo stesso ministero della Giustizia a riconoscerlo: «Abbiamo raggiunto il punto in cui è necessaria una revisione delle misure anticrimine». Ora il ministero della Salute, del Lavoro e degli Affari sociali ha previsto di costruire, nel 2009, centri di accoglienza per ex carcerati malati. Ma ancor più, si legge in un editoriale del quotidiano conservatore Yomiuri, «è tutta la società che deve mobilitarsi e agire nell’ambito della giustizia, dell’aiuto sociale e dell’impiego. Per impedire che gli anziani delinquano, non bisogna isolarli dalla società». Dal 22,1 per cento della popolazione nel 2008, la popolazione dei giapponesi con più di 65 anni nel 2015 arriverà al 40 per cento. Copyright Le Monde