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 2008  dicembre 10 Mercoledì calendario

Le ragazze di ieri affollano i piazzali. Si pigiano in lunghe file nell´attesa di un cliente. Pur di trovarne uno sono disposte a scendere di prezzo

Le ragazze di ieri affollano i piazzali. Si pigiano in lunghe file nell´attesa di un cliente. Pur di trovarne uno sono disposte a scendere di prezzo. Ma non sempre l´offerta risulta allettante. Anzi, ultimamente, nonostante i generosi sconti, l´attesa diventa vana. La crisi finanziaria le ha fatte aumentare di numero. Perché le case madri spingono i concessionari a comperarle ma i clienti finali scarseggiano. Si calcola che in un anno le auto a chilometri zero presenti sui piazzali dei rivenditori italiani siano circa 200 mila per un valore medio di 3 miliardi di euro. Nell´era del "flusso teso", dell´organizzazione produttiva che non prevede punti di accumulo del prodotto, della linea che realizza esattamente il numero di auto richiesto dal mercato, i chilometri zero non dovrebbero esistere. I teorici dell´economia fluida, quella che guadagna aumentando la velocità di circolazione del denaro, inorridiscono di fronte ai piazzali pieni: sono un enorme spreco di capitale che rimane immobilizzato in attesa di clienti. Come il tenente Drogo attendeva i tartari sugli spalti della fortezza Bastiani. La ragione di questo apparente paradosso la spiega Luigi, venditore in una concessionaria multimarca torinese: «Le case ci riconoscono dei premi a seconda degli obiettivi di vendita fissati all´inizio dell´anno. Se realizziamo l´obiettivo al 70 per cento riceviamo una certa somma, se conquistiamo l´80 una somma superiore e così via fino al 100 per cento. Il premio viene pagato dalle case costruttrici a fine anno in misura percentuale sul fatturato finale. In alcuni casi conviene acquistare le auto anche senza avere ancora il cliente finale perché in questo modo scatta il bonus». L´affollamento del piazzale è dunque un punto di equilibrio tra i vantaggi del premio e gli svantaggi dell´acquisto senza un cliente a cui girare il prodotto. «In media - dice Luigi - abbiamo tra l´8 e il 10 per cento di auto a chilometri zero. Che significa che un concessionario medio, da 1.000 auto all´anno, se ne tiene in casa 80-100 nei dodici mesi». La crisi ha modificato solo in parte questa abitudine. L´unico effetto «è stato l´adeguamento degli obiettivi da parte delle case». I costruttori chiedono di meno ai concessionari, i premi sono minori ma scattano a livelli di vendita inferiori. Una cura che non ha svuotato i piazzali perché la crisi è arrivata in fretta, troppo in fretta. Un raffreddamento improvviso, esci con la maglietta e arriva il temporale. così che si prendono le malattie, è così che le auto nuove di zecca marciscono sui piazzali. Perché fino all´inizio del 2008 sul mercato dell´auto splendeva il sole. Gianni Filipponi, presidente dell´Unrae, l´associazione delle case straniere in Italia, spiega che «qui da noi la tendenza ha cominciato ad essere fortemente negativa solo da giugno». Da tempo l´Unrae studia il mercato dell´auto seguendo un criterio tendenziale, come si fa per l´inflazione: «Da gennaio a maggio - racconta Filipponi - le vendite in Italia potevano far prevedere una chiusura dell´anno intorno alle 2.250.000 auto vendute. Da luglio in poi il tendenziale delle vendite è sceso a 2 milioni. Questo significa che probabilmente il 2008 si concluderà con poco meno di 2,2 milioni di auto vendute perché i primi sei mesi dell´anno pesano in genere per il 60 per cento sul totale delle vendite nei dodici mesi. Ma se l´attuale livello di vendite proseguirà anche dopo dicembre, il 2009 potrebbe chiudersi intorno ai due milioni di auto». Ecco il tonfo che preoccupa: nel 2007 in Italia si sono venduti 2,5 milioni di auto, quest´anno se ne dovrebbero vendere 300 mila in meno e il prossimo anno 500 mila in meno. In media, nel periodo 2008-2009, ogni giorno di apertura dei concessionari italiani si rischiano di vendere 1.200 auto in meno rispetto al 2007. Così, per passare la nottata, Luigi è costretto a ricorrere a tutti i trucchi del mestiere di venditore. Rovista nella sua valigia ed estrae «il trucco dell´Est». Il problema da risolvere non è semplice: «Quando un cliente acquista un´auto nuova vuole sbarazzarsi di quella vecchia e vuole anche guadagnarci qualcosa». Ai tempi della rottamazione il gioco era semplice: si utilizzava l´incentivo statale e si rendeva conveniente la cessione del ferrovecchio in cambio di un modello nuovo di zecca. Ma oggi che l´incentivo non c´è, bisogna inventarsi qualcos´altro. «Fino a qualche anno fa - ricorda con nostalgia il nostro amico venditore - lo sbocco naturale delle auto ritirate era il Sud italiano». Questo spiega perché da quando il trasferimento di proprietà non comporta più il cambio di targa, nelle città del Sud circolano molte automobili targate Milano, Torino, Bologna. «Al Nord - dice Luigi - un´auto di 60-70 mila chilometri è considerata frusta. Basta qualche bollo a farla considerare un rottame. Fino a un po´ di tempo fa il Mezzogiorno italiano chiedeva invece auto che servissero soprattutto a spostarsi: quelle da 70 mila chilometri con qualche ammaccatura andavano benissimo». Oggi anche il Sud è diventato schizzinoso e cerca l´auto lucida di carrozziere con il contachilometri tendente a zero. Così il Mezzogiorno si è spostato a Est: «Le auto usate le dirottiamo quasi tutte in Romania e Bulgaria dove, non avendo certe fisime da italiani, venditori e compratori realizzano buoni affari. Certo se la crisi continuerà a mordere, anche gli italiani diventeranno un po´ rumeni e si terranno le auto vecchie in attesa di tempi migliori». Per svuotare il piazzale le ricette sono sostanzialmente due: l´air bag degli incentivi pubblici che attutisce il crash della crisi e un più agevole accesso al credito. Di incentivi c´è grande bisogno sulle due sponde dell´Atlantico. E se, come sembra, gli Usa spingeranno su quell´acceleratore, anche l´Europa dovrà fare altrettanto per una sorta di «par condicio» sul mercato globale delle quattro ruote. Questa volta la «rottamazione due», nuova puntata di un film già visto in Italia, potrebbe essere legata all´acquisto di auto ecologiche come avviene in questi mesi in Francia con un sistema bonus/malus: meno l´auto inquina più aumenta l´incentivo. Quanto all´accesso al credito, in Italia 3 auto nuove su 4 si vendono a rate. I finanziamenti li chiedono i clienti finali ma sulle linee di credito vivono anche i concessionari e qualcuno comincia a temere gli effetti della stretta virtuosa seguita alla finanza allegra dei mutui facili. C´è chi, come la Fiat, si è messa da tempo al riparo e ha siglato un accordo con i francesi del Credit Agricole: «Quell´intesa - dicono al Lingotto - ci mette al sicuro dai contraccolpi creditizi della crisi di oggi». Perché se le banche chiudono i cordoni della borsa, tutto il sistema rischia di andare in crisi. E il piazzale scoppia.