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 2008  dicembre 10 Mercoledì calendario

MILANO

«Pensare a una magistratura elettiva». La prima volta che lo dice, a margine di un convegno, può sembrare che scherzi. Ma la seconda volta che lo ripete «con dolore», si capisce che il pessimismo di Giuseppe Grechi, presidente della Corte d’Appello di Milano, già consigliere Csm e ex vicepresidente Anm, è ormai talmente cosmico da escludere si tratti solo di una provocazione. «Lei pensa che questo Paese possa reggere altri 10 anni di rissa sempre più aspra tra politica e giustizia? Io no», esordisce. «E se la rissa continua, se il servizio che diamo ai cittadini fa schifo (tanto che le classifiche internazionali ci mettono al 156esimo posto per tempi e costi nel far rispettare un contratto), se nulla accade dopo ogni nostra denuncia di carenze di risorse e le condizioni delle strutture rimangono preoccupanti», allora «con grande dolore devo cominciare a pensare che il sistema individuato da Calamandrei sia fallito. Sì, proprio quel sistema che tutti gli studiosi ci invidiano nel mondo, quello esposto all’inaugurazione dell’anno accademico 1921 e portato a compimento dalla Costituzione, cioè il grande sogno di una magistratura professionalizzata, e dotata quindi di tutte le garanzie, in Italia è fallito e bisogna cambiarlo». Con l’elezione dei pm? «Anche dei giudici. Altrimenti l’attuale rissa si ritrasferirebbe nel campo della decisione giudiziaria. Forse un giudice eletto costringerebbe la politica ad assumersi quelle responsabilità che oggi scarica su noi magistrati: forse – ironizza amaro Grechi – un giudice eletto dal popolo non dovrà più stare a pietire mezzo cancelliere, o a inseguire una fotocopiatrice arrugginita».
Grechi spiega di non esporre un progetto preciso, «va studiato come articolarlo, specie nei territori dove la criminalità è infiltrata nei gangli amministrativi ». Ma «esprimo questa idea perché, pur se non vorrei spararla grossa, non vedo altre alternative. La paragonerei a un’operazione disperata quando il malato è alla fine, e la giustizia è un malato terminale». Ma se il malato, ammesso pure recuperi qualcosa da questa terapia- choc elettorale, poi però morisse di mancanza di imparzialità? «Tocca alla politica, che oggi è così brava a criticarci, escogitare nuove garanzie per una magistratura eletta», confida Grechi, secondo il quale «va preso atto che da tantissimi anni le elezioni sono un plebiscito contro la magistratura».
«Magistrati eletti sono caratteristica di Paesi dove forte è il senso delle istituzioni – riflette Giuseppe Cascini, segretario Anm ”: ma per l’idea di istituzioni che la politica italiana mostra di avere (scontro, partigianeria), con una magistratura eletta andremmo solo a peggiorare ». E il consigliere Csm Giuseppe Berruti rimarca che l’attuale assetto costituzionale «basato sul "potere diffuso" del magistrato (ciascuno con lo stesso esclusivo rapporto di dipendenza dalla legge) ha come necessario presupposto che il livello di professionalità sia adeguato e ben controllato, se no il sistema si rivela fragile. E almeno da 2 anni il Csm sta operando per assicurare proprio il rispetto di questo presupposto».
Luigi Ferrarella