Massimo Gaggi, Corriere della Sera 9/12/2008, pagina 38, 9 dicembre 2008
Corriere della Sera, martedì 9 dicembre 2008 New York. «Speranza ibrida»: così il vescovo pentecostale della più grossa chiesa di Detroit, il Greater Grace Temple, ha intitolato il suo sermone domenicale dedicato alla crisi dell’auto Usa
Corriere della Sera, martedì 9 dicembre 2008 New York. «Speranza ibrida»: così il vescovo pentecostale della più grossa chiesa di Detroit, il Greater Grace Temple, ha intitolato il suo sermone domenicale dedicato alla crisi dell’auto Usa. Migliaia di fedeli hanno pregato per un tipo un po’ particolare di miracolo: l’approvazione, da parte del Congresso, di un finanziamento straordinario che consenta di tenere in vita General Motors, Ford e Chrysler fino a marzo. Poi bisognerà rivolgersi di nuovo alla Provvidenza. L’immagine del pulpito circondato da tre Suv fiammanti prodotti dalle 3 case di Detroit – jeep gigantesche, la materializzazione degli eccessi di un’era ormai tramontata – sta facendo il giro del mondo. La scenografia è inquietante, evoca l’«adorazione degli idoli». Unica accortezza: per la sua cerimonia il reverendo Charles Ellis III si è fatto prestare da tre concessionari che fanno parte del suo gregge veicoli «ecologici», a propulsione ibrida. Del resto qualche cosa del genere era già accaduta alcune settimane fa quando, con Wall Street in caduta libera, molti «fedeli » erano andati a pregare davanti al grande toro di bronzo in mezzo alla Broadway, a due passi dallo Stock Exchange, la Borsa di New York. Una cerimonia per il salvataggio dell’auto colpisce, ma è solo una delle tante espressioni della sensibilità religiosa sviluppata da quella parte dell’America che si è ormai abituata a intrecciare spiritualità e benessere. Molte delle congregazioni che hanno più successo tra i fedeli, quelle che non seguono un rito definito e attirano migliaia di persone nelle megachiese con messaggi molto semplificati, insegnano a pregare anche per un miglioramento delle proprie condizioni materiali: il benessere come valore etico, visto che il dollaro è (anche) la misura del successo individuale di ognuno. il cosiddetto «Vangelo della prosperità» predicato da pastori come Creflo Dollar che, prima di iniziare la funzione religiosa, illustrano spesso ai fedeli i risultati finanziari della congregazione. Non è tutta l’America, ma è una sua parte rilevante: quella che si mobilita con le «preghiere alla pompa» quando il prezzo della benzina schizza oltre i 4 dollari al gallone (ora che è tornato sotto i due nessuno prega più) o che invoca l’intervento del Padre eterno per risollevare la Borsa. Dopo l’estate, con l’aggravamento della crisi finanziaria, questi happening a sfondo religioso si sono moltiplicati, fino ad arrivare alla preghiera «globale» di metà novembre nella quale molte congregazioni nondenominational si sono unite per chiedere all’Altissimo di illuminare i leader dei governi del G20 riuniti a Washington. Che, con un intero settore industriale sull’orlo dell’estinzione, si alzino preghiere e invocazioni è, tutto sommato, comprensibile. Del resto stavolta si sono mosse anche le religioni ufficiali: una settimana fa il cardinale Maida, il vescovo di Detroit, ha messo insieme i leader religiosi di undici diversi culti, dagli ebrei alle congregazioni musulmane, per chiedere al Congresso di approvare il prestito-ponte di 34 miliardi chiesto da GM, Ford e Chrysler. Forse la cosa più significativa, nella manifestazione di domenica, è che tra gli ottomila fedeli accorsi fossero presenti anche i leader sindacali: pure loro ormai consapevoli di poter essere salvati solo da un miracolo. General Holiefield, vicepresidente di United Auto Workers, lo ha detto chiaramente: «Tutto quello che potevamo fare, come sindacato, l’abbiamo fatto: ora non ci resta che sperare nel Signore». Massimo Gaggi