Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  dicembre 09 Martedì calendario

la Repubblica, martedì 9 dicembre 2008 Fino a qualche mese fa l´emergenza erano i rifiuti a Napoli; poi c´è stato il caso vistoso della sanità in Abruzzo; infine l´annosa vicenda fiorentina di un recupero urbanistico, legato all´area della Fondiaria e al costruttore Ligresti, che ha messo in seria difficoltà l´amministrazione comunale di Firenze

la Repubblica, martedì 9 dicembre 2008 Fino a qualche mese fa l´emergenza erano i rifiuti a Napoli; poi c´è stato il caso vistoso della sanità in Abruzzo; infine l´annosa vicenda fiorentina di un recupero urbanistico, legato all´area della Fondiaria e al costruttore Ligresti, che ha messo in seria difficoltà l´amministrazione comunale di Firenze. In una parola: in un´Italia fatta di città, il problema si chiama cemento. Perché il cemento è il punto di incrocio fra procedure amministrative locali, politica sul territorio e affari. Non è un caso che le esperienze migliori di organizzazione urbanistica risalgano ormai agli anni Settanta, sotto la spinta progettuale di critici come Antonio Cederna, ma grazie anche alla capacità propositiva di architetti come Pier Luigi Cervellati e Leonardo Benevolo, ispirati da un´idea di città legata al senso della comunità più che all´interesse privato. A quell´epoca, sotto il profilo economico e politico, l´aspetto critico principale era la rendita, a cui si connettevano possibilità speculative impressionanti; e le amministrazioni progressiste, con i progetti legati alla cultura del recupero e della riqualificazione urbana, rappresentavano un argine, non soltanto ideologico bensì materiale ed effettivo, alla progressiva espansione cementificatrice delle città. Non è facile da stabilire che cosa sia cambiato dall´epoca in cui i centri storici costituivano il fiore all´occhiello delle giunte più illuminate (non soltanto di sinistra, perché la pianificazione bresciana di Benevolo avviene sotto una giunta democristiana), insieme con la tutela ambientale delle aree immediatamente extraurbane, come la collina bolognese. Ma in primo luogo c´è da riconoscere che l´edilizia è la principale forma di imprenditoria che entra immediatamente a contatto con le amministrazioni territoriali: non l´unica, perché anche sanità, energia, smaltimento dei rifiuti, servizi di welfare locale, sistema dei trasporti incrociano necessariamente la politica; ma senz´altro il settore in cui le potenzialità di profitto in seguito a una decisione politica possono mutare in modo esponenziale. Tutto questo vale in misura assai minore per l´imprenditoria industriale o dei servizi, che al massimo offre qualche chance di sostegno politico ed elettorale attraverso contributi e favori, ma è estranea alla stratosferiche possibilità di rendita offerte dal variare delle coalizioni d´interessi fra politica e settore delle costruzioni. Si intuisce senza difficoltà, infatti, che un nuovo piano regolatore, con le inevitabili varianti contrattate con le corporazioni economiche, può spostare volumi ingenti di risorse e di ricchezza, e che quindi il ruolo del ceto politico risulta decisivo nell´orientare futuri flussi di profitto. Accade qualcosa di simile in tutte le opere infrastrutturali (strade, ponti, edifici pubblici, tratti ferroviari, metropolitane), ma con gli interventi nel tessuto urbano gli incrementi di valore possono risultare colossali. Non è una condizione inedita, ma oggi c´è da considerare la fame di suolo e di volumetrie suscitata dalle trasformazioni metropolitane. C´è da mettere insieme un quadro che contempla la metamorfosi demografica, che moltiplica i nuclei famigliari, il proliferare delle strutture di servizio, l´abbandono di stabilimenti industriali storici. Tutto questo vale sia per i centri minori sia per le grandi città. A Trento, il recupero di alcuni insediamenti industriali dismessi ha portato l´amministrazione comunale a progettare, in modo quasi visionario, la città del prossimo secolo; a Modena il recupero della Manifattura Tabacchi amplierà significativamente l´offerta di appartamenti e uffici nel centro storico, con effetti ancora imprecisati sul mercato. Nell´area metropolitana di Milano, si pensi alle "quote di città" spostate dalle operazioni sulla Bicocca e la Fiera, anche in relazione all´Expo del 2015. A Torino, è risultata di buona qualità l´opera di riconversione urbana determinata dai finanziamenti per le Olimpiadi invernali. A Roma, il piano regolatore di Veltroni è apparso come un progetto contrattuale fra l´establishment politico e l´élite dei "palazzinari", destinato a stabilizzare per decenni l´equilibrio fra la politica e il sistema degli affari capitolino (poi le cose sono andate diversamente, ma l´idea su cui si era mosso Giuseppe Campos Venuti era decifrabile: un compromesso con le richieste dei costruttori, che consentiva buoni volumi di affari limitando ragionevolmente le cubature). Tuttavia c´è un altro aspetto da considerare. Perché se è vero che gli animal spirits dell´economia guardano con strenua attenzione alle possibilità di reddito offerte dall´intervento urbanistico, sul fronte opposto è la politica a guardare con interesse analogo alle opportunità offerte dal cemento. Il fatto è che non esiste nella tradizione amministrativa italiana la concezione secondo cui il volume di spesa degli enti pubblici va verificato a ogni bilancio e tarato sulle future esigenze effettive. Si tende piuttosto a considerare ogni capitolo di spesa come un dato da aggiornare in via progressiva: e nel momento in cui le risorse vengono ridimensionate dal governo centrale, le amministrazioni territoriali si trovano nella necessità di aumentare i propri introiti. Molte di esse lo hanno fatto incrementando la tassazione, contando sulla sopportazione dei cittadini; altre hanno valorizzato il patrimonio pubblico mettendolo sul mercato, o gestendolo in combinazione con i privati. Ma la tecnica prevalente consiste ormai da tempo, senz´altro prima dei problemi determinati dall´abolizione dell´Ici, nel variare quei parametri urbanistici, come le destinazioni d´uso, che possono modificare in modo rilevante il valore di immobili e terreni. Tutto questo ha una sua razionalità economica, e talora anche motivazioni tutt´altro che ignobili (ad esempio, il comune "vende" cubature ai privati in cambio di edifici pubblici, scuole, asili), ma si scontra innanzitutto con una preveggente azione sull´ambiente, perché se prevale il bruto interesse economico, tutto il resto rischia di passare inevitabilmente in secondo piano. In secondo luogo il rapporto, o finanche la coalizione, con settori economici identificabili tende a stratificare un insieme di scambi e concessioni che fa riferimento ai partiti, alle maggioranze, ma via via anche alle correnti e ai circuiti di potere afferenti alle singole personalità politiche. Talora questo gioco di alleanze interessate giunge a provocare serie distorsioni nel mercato, a cominciare dalla trasparenza e correttezza degli appalti; può determinare quindi effetti negativi sui costi delle opere progettate, e interconnessioni opache fra responsabili tecnico-politici e imprese (o rappresentanze delle imprese). Infine è tutto da vedere, e meriterebbe approfondimenti da parte degli economisti, se la "città infinita", che si espande senza limiti oltre le periferie, è un soggetto economico in equilibrio o è fonte di costi che graveranno in modo insostenibile nel lungo periodo, per i servizi che implicano, i trasporti, le opere di urbanizzazione. Cioè se quella che Cervellati ha chiamato ironicamente "Villettopoli" è occasione di profitto o alla lunga un aggravio di spesa: insomma se l´economia del cemento, all´ultima riga del bilancio, non rappresenti una perdita per tutta la comunità. Edmondo Berselli