Corrado Zunino, la Repubblica 6/12/2008, 6 dicembre 2008
Uno dopo l´altro si ritirano, e ritirano i soldi fino a ieri investiti. Il colosso delle assicurazioni Aig, la multinazionale delle comunicazioni Telefonica, i grandi produttori d´auto: General Motors, Volvo
Uno dopo l´altro si ritirano, e ritirano i soldi fino a ieri investiti. Il colosso delle assicurazioni Aig, la multinazionale delle comunicazioni Telefonica, i grandi produttori d´auto: General Motors, Volvo. Gli sponsor escono dallo sport, smettono di finanziarlo. Lo mettono in ginocchio, quindi. E non è solo una questione di Formula Uno, la Honda che chiude baracca e burattini perché l´automobilismo costa troppo. La gelata globale dell´economia ha fatto di peggio: ha spezzato il filo che teneva insieme lo show business più appetito ai tempi del turbocapitalismo: lo sport. La gelata ha interrotto, e comunque fortemente indebolito, il rapporto diretto tra il protagonista - l´atleta, la sua squadra - e il vero padrone dello sport dagli anni Ottanta: lo sponsor. Che poi è un´azienda che paga eventi e singoli fuoriclasse per dare visibilità al suo marchio. Ecco, la gelata globale dell´economia 2008, la prospettiva di un 2009 freddissimo, hanno colpito al cuore il complesso sistema organizzativo che attorno agli sponsor era cresciuto. Non avendo più denari per sopravvivere, aziende nazionali e multinazionali negli ultimi quattro mesi hanno ritirato l´investimento pubblicitar-sportivo. Diretto e indiretto. Così in tutto il mondo pezzi di sport stanno chiudendo. La General Motors, prima azienda americana di automobili, ha le settimane contate. Dopo nove anni ha deciso, quindi, di salutare con rimpianto Tiger Woods, il golfista più forte di tutti i tempi diventato uomo immagine della loro Buick. Per il 2009 la fabbrica di Detroit risparmierà 7 milioni di dollari, atto necessario se vorrà chiedere aiuti al Congresso americano. Gli svedesi della Volvo stanno abbandonando un torneo di golf dopo l´altro: nella loro storia ne hanno sponsorizzati centodieci, adesso basta. Il più famoso, il Masters Volvo, si è fermato all´edizione 21, vicino a Cadice. In Spagna sono stati cancellati appuntamenti ufficiali dopo l´addio della banca Hsbc, negli Stati Uniti ogni settimana un torneo esce dal calendario del golf mentre l´Indian Masters nel 2009 non si disputerà, travolto dal fatale incontro tra crisi economica e atti terroristici. Resto del mondo e Italia, il ridimensionamento tocca tutti. Ecco Claudio Toti, imprenditore fatto ricco da dieci anni di boom edilizio eppure intimorito patron della Lottomatica Roma: «Se le aziende non investiranno nel basket ridurremo i budget. E rinunceremo alle star». Ecco Roger Federer, stella del tennis in ansia: «Seguo costantemente gli aggiornamenti della finanza. Ho lavorato duro e ho viaggiato tanto: non ho intenzione di perdere i miei soldi per situazioni fuori dal mio controllo». La crisi è doppia: il crollo degli indici azionari ha fiaccato alcune aziende quotate come Renault, il contagio del credito negato ha fatto sì che le aziende sponsor smettessero di investire. Nella MotoGp del multimilionario Valentino Rossi sono rimasti solo tre main sponsor internazionali: Marlboro, Repsol, Fiat. E la Dorna continua a rimandare la presentazione dei piloti: in 250, per ora, solo sette team hanno i soldi per iscriversi. A Roberto Locatelli, che pur sempre ha vinto un mondiale in 125, l´imprenditore ungherese Toth ha chiesto una cifra spropositata per dargli una moto: i piloti pagano per correre, già. Nella vela, altra disciplina colpita, l´altro giorno Mascalzone Latino ha annunciato che non partirà per la seconda regata al mondo, la Louis Vuitton Pacific Series: non può permettersi due settimane di soggiorno ad Auckland. E alla Volvo Ocean Race, il giro del mondo a tappe partito il 4 ottobre, si sono iscritti solo otto sindacati. Il centro dell´infezione economica resta il calcio, con i suoi numeri e i suoi gigantismi. Si sa tutto dell´improvvisa caduta del calcio meglio organizzato al mondo: la Premier League. L´Aston Villa, per esemplificare, oggi deve giocare con il nome di una clinica per bimbi sul petto: in mancanza di sponsor fa filantropia. Ma è stato tutto così rapido, gli sprechi, poi il crac. Il calciomercato record di quattro mesi fa - 650 milioni di euro investiti in Inghilterra - a gennaio diventerà una grande svendita. Perché nel frattempo Abramovich padrone del Chelsea ha perso 15 miliardi alla Borsa di Mosca con le sue aziende siderurgiche e minerarie, anche se poi si è fatto carico dello stipendio del ct della Russia, Hiddink. Andrea Dossena, in procinto di lasciare il Liverpool per tornare nella serie A italiana, rivela: «Sono venuto in Premier League per guadagnare di più, poi ho scoperto che era tutto appoggiato sulla sabbia». Nella Liga spagnola la crisi ha regalato una nuova sobrietà: la lista d´attesa per i palchi vip del Real Madrid si è ridotta del 30%. E il Barça ha fermato il progetto di ristrutturazione dell´intera zona del Camp Nou, quella dello stadio. Poi c´è David Beckham, ma lui è folclore: aveva comprato la sua villa a Madrid, quartiere La Moraleja, per 5,7 milioni di euro. già sceso a 3,5, non riesce a venderla.