Michele Serra, la Repubblica 6/12/2008, 6 dicembre 2008
In non so quale telegiornale è andato in onda, purtroppo solo per pochi secondi, un servizio straordinario: il sequestro di una gigantesca partita di coniglietti di Playboy contraffatti dai cinesi, e acquistati da un anziano commerciante di Padova
In non so quale telegiornale è andato in onda, purtroppo solo per pochi secondi, un servizio straordinario: il sequestro di una gigantesca partita di coniglietti di Playboy contraffatti dai cinesi, e acquistati da un anziano commerciante di Padova. Qualche finanziere coreografo (un applauso!), forse intuendo la potenza metaforica dell´allestimento, li aveva levati dai cartoni e schierati a perdita d´occhio nel capannone dove l´esercito di peluche era stato snidato. Una distesa memorabile di coniglietti tutti uguali, tutti falsi, tutti disperatamente brutti, deportati da un emisfero all´altro per transitare nei mercatini di poco conto, nelle cartolibrerie in tiro natalizio, per poi finire nelle camerette dei bimbi meno abbienti, dei fidanzatini più rassegnati. Stringeva il cuore l´immagine di una serialità mediocre e mesta, di una globalizzazione peggiorativa e spietatamente cheap, dietro la quale si poteva solo immaginare la povera adrenalina di un business recessivo, anch´esso cheap e anch´esso disperato. Ma soprattutto colpivano loro, la folla immensa dei conigli sub-griffati e malcuciti, magari ripieni di qualche fuffa residuata dal tessile made in China. Impossibile immaginare, in quel mortorio dagli occhi vitrei e dalle orecchie flosce, uno Spartaco che si erga a guidare la ribellione, o almeno una toy-story di serie B, con fuga dal capannone e palingenesi conigliesca.