Francesco Manacorda, La Stampa 6/12/2008, 6 dicembre 2008
FRANCESCO MANACORDA
MILANO
Alessandro Profumo potrà prolungare, suo malgrado, il soggiorno a Trieste per un anno ancora. L’Antitrust ha infatti concesso nei giorni scorsi una proroga all’Unicredit per la vendita del 3,24% che la banca possiede in Generali, considerando che la difficile situazione del mercato azionario comporterebbe per Unicredit una perdita quasi sicura se dovesse cedere la quota - come previsto inizialmente - entro fine anno. Il termine, a quel che si apprende, sarebbe stato spostato al 31 dicembre 2009. Nè la banca né l’Autorità hanno voluto esprimersi sulla richiesta di una proroga, di cui ha dato notizia l’agenzia Radiocor, ma l’allungamento della scadenza è stato confermato da fonti finanziarie. Condizione per la proroga è però la sterilizzazione dei diritti di voto: la banca potrà vendere Generali, ma non influire sulle sue scelte. Una posizione che del resto Profumo aveva già assunto volontariamente all’ultima assemblea di Trieste.
Unicredit si era impegnato con l’Antitrust, al momento della fusione con Capitalia, a liquidare entro fine 2008 la sua partecipazione in Generali per sciogliere in parte il complesso intreccio di quote che vede coinvolta anche Mediobanca. Per questo Profumo aveva emesso un’obbligazione convertibile in titoli del Leone, che scade il 19 dicembre e offre ai portatori la scelta tra essere rimborsati per ciascun bond con 25,43 euro in contanti o con un’azione Generali. Visto che il titolo Generali ieri ha chiuso a 17,50 euro tutti gli obbligazionisti, che hanno fino a martedì 9 per esprimersi, sceglieranno la prima opzione. Unicredit - che ha i titoli in carico a un valore storico di 18-19 euro - dovrà così sborsare 1,1 miliardi in contanti, mentre se vendesse adesso la quota in Generali ne ricaverebbe meno di 800 milioni. Per questo chiede di poter aspettare ancora, sperando che con una ripresa dei mercati il valore della quota raggiunga o addirittura superi gli 1,1 miliardi. Cinque anni dopo l’ngresso nel Leone del 2003 - spinto assieme a Capitalia e Mps dall’allora Governatore Fazio - pare quasi una maledizione quella che impedisce a Profumo di sfilarsi dalla rete di partecipazioni italiane. Qualcosa di simile è infatti già successo quest’estate per Mediobanca. Per mesi, i vertici di piazza Cordusio hanno fatto capire che la loro intenzione era quella di uscire dall’azionariato dell’istituto, dove sono i primi soci con il 9% circa. Poi, tra luglio e settembre, ci sono stati due episodi che probabilmente freneranno l’uscita: il primo è la battaglia per la governance proprio in Mediobanca, che ha visto Profumo contrapporsi al presidente di piazzetta Cuccia Cesare Geronzi; il secondo è l’aumento di capitale che Unicredit ha dovuto varare di corsa a inizio ottobre. In quel caso le Fondazioni sono intervenute - proprio assieme a Mediobanca - per garantire un paracadute a un aumento che con le quotazioni attuali non andrà in porto. Ma in cambio avrebbero chiesto a Profumo di non lasciare quel centro di potere che è piazzetta Cuccia. La vendita della quota Generali era prevista per fine anno, assieme alla cessione di parte del patrimonio immobiliare, ancora nella presentazione che Profumo ha tenuto il 6 ottobre, all’indomani dell’aumento di capitale. E Proprio sul fronte degli immobili qualcosa si muove, anche se in misura minore del previsto. Unicredit e Fimit hanno infatti avviato trattative in esclusiva per un fondo che dovrebbe essere chiuso a fine mese per un ammontare però di 900 milioni rispetto agli 1,8 miliardi di cui si era parlato nei mesi scorsi, e plusvalenze per la banca - lorde e solo se tutte le quote del fondo saranno collocate - di 600 milioni.
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