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 2008  dicembre 06 Sabato calendario

ARTICOLI SULL’ARRESTO DI GAI MATTIOLO


CORRIERE DELLA SERA
ROMA – Giovedì era andato a Peccioli, nel Pisano, per la collezione autunno-inverno 2009 da presentare a Milano in febbraio. Nei laboratori tessili della Sabatini Spa, licenziataria del marchio e produttrice di «royalties», il giovane stilista romano Gai Mattiolo, 40 anni a Natale e fama di nuovo Versace, sembrava essersi buttato alle spalle le recenti beghe col suo ex avvocato Giancarlo Tabegna, denunciato tre mesi fa alla magistratura per appropriazione indebita.
Ma tornato a Roma Gai Mattiolo è incappato nelle Fiamme gialle del Nucleo di Polizia Tributaria: all’alba gli è stato notificato a casa un ordine d’arresto per bancarotta che lo ha colpito insieme all’avvocato Tabegna. «Un errore», ha protestato Gai Mattiolo. «In tutta questa vicenda sono solo la vittima truffata...». La Procura lo accusa di aver dirottato all’estero d’intesa con Tabegna quasi due milioni di euro, sottratti alla sua azienda sull’orlo del fallimento.
Ha fatto sfilare Esther Canadas davanti al Colosseo, chiusa in una magica palla, col contorno di una ventina di ballerini gladiatori. Con lui il glamour era sfilato sulla Rupe Tarpea e al Tempio di Adriano. Ma ora lo stilista deve vedersela con due fattispecie di reato che il pm Luca Tescaroli e la gip Donatella Pavone gli contestano senza troppi complimenti: reati gravi e non occasionali. Uno, spiega l’ordinanza di custodia, riguarda la «bancarotta fraudolenta preferenziale impropria di oltre un milione e mezzo di euro a favore della Gai Mattiolo Holding attuata mediante compensazione crediti-debiti». L’altro è «una bancarotta fraudolenta distrattiva impropria relativa alle royalties dovute dalla Sabatini Spa per le collezioni autunno-inverno 2006-2007».
Le somme, come i 350 mila euro di royalties corrispondenti al 10% del fatturato vendite, invece di contribuire al risanamento dei conti dell’azienda italiana in crisi hanno arricchito il conto Gai Mattiolo S.A. in Lussemburgo. Eppure dal 2006 Gai Mattiolo aveva chiesto al Tribunale di Roma la procedura concorsuale per un concordato preventivo, la manovra con cui si cerca di risanare i debiti con i propri creditori e di evitare il fallimento. Intanto però i soldi andavano all’estero, reato che secondo il Gip lo stilista e il suo ex avvocato possono reiterare.
Secondo il gip Gai Mattiolo «ha rivestito fin dall’inizio la qualità di dominus e di amministratore di fatto delle società coinvolte nelle operazioni, anche nel periodo in cui la Gai Mattiolo Holding S.A. era formalmente di terzi». In un passo dell’ordinanza si accenna poi alla morte dei genitori dello stilista, un fatto che avrebbe pesato anche sulle vicende economiche dell’azienda.
Mattiolo si difende ricordando di «essere in conflitto da tempo, per operazioni fatte a mia insaputa e a mio danno, col mio ex avvocato Tabegna ». «Il mio nome sarà riabilitato... ». Grande lo scalpore nel mondo della moda che ha registrato l’ascesa del giovane astro ma anche qualche sua battuta d’arresto, come la chiusura di negozi a Milano, Bologna, Beirut. «Forse aveva fatto qualche passo più lungo della gamba», spiega Fernando De Vincenzi, fino a un anno fa nel franchising del marchio. «Gai Mattiolo è un vero astro creativo, ma è anche un ingenuo».
Paolo Brogi

Facile sorridere, adesso, al ricordo di quello che si diceva una decina di anni fa. «Gai Mattiolo, il nuovo Versace ». Perché è vero, si parlava di lui così. E quel ragazzo tanto buono quanto megalomane non si tirava certo indietro. Guai anche a confondersi: «Io l’erede di Valentino? Ma no, certo. Semmai di Versace». E poi giù di colori e brillanti, di feste e cachet, di provocazioni ed esagerazioni. Non che non ci fosse nulla, anzi. Solo che la storia di Gai è sempre stata sopra le righe di quello che era e che avrebbe potuto essere.
Saranno quarant’anni il 23 dicembre prossimo. Anagraficamente. Stilisticamente Gai Mattiolo nasce nel 1987. Dopo la maturità scientifica. Dai genitori (morti entrambi qualche anno dopo) un prestito (50 milioni) senza fiducia (lo volevano avvocato). Una stanza, una sarta e lo stesso anno Gai è al Modit di Milano con uno stand di casse di mele e abiti, tailleur soprattutto, colorati. E con tanti bottoni, che diventeranno gioielli (smeraldi, brillanti, zaffiri) che faranno molto parlare di lui. Alle signore tutti quei brilli piacciono, da subito. Specie a Roma: la principessa Colonna, Marina Doria, Ursula Andress... E dopo anche Mara Venier, Raffaella Carrà, Antonella Clerici, Valeria Marini. Oltre frontiera: la signora Moubarak, la signora Menem e la regina Sofia di Spagna. Adorato e coccolato. E lui sempre a spingere oltre.
Le sue prime sfilate sono da subito super con location stratosferiche: dall’ambasciata d’Italia a Parigi a piazza del Popolo a Roma a Cinecittà. E nel parterre, magari, La Toya Jackson, Lauren Bacall, Diana Ross e Daryl Hannah. E sopra in pedana a suon di milioni e milioni, Naomi Campbell, Eva Herzigova, Carla Bruni: fra manette di brillanti (pessimo presagio), scollature, pubi al vento e sederi nudi.
La moda? C’è stata, specie lontano dai riflettori. Più come look che come stile. Giacche e abiti da sera che hanno fatto sentire «glam» parecchie signore, forse non più giovanissime, è vero, ma in questo non c’era e non c’è nulla di disdicevole, anzi. Clienti, fra l’altro, che non lo hanno mai abbandonato anche quando qualche anno fa le cose si sono messe male: troppa gente intorno ad approfittare di una generosità da ragazzo. Qualche problema di salute e di peso. Sino alla decisione di non sfilare più e poi di riprendere. E poi di smettere e ancora di ricominciare. L’ultima volta, un anno fa, da Parigi. Stesso parterre, diverse modelle, abiti più sinceri. Ora.
Paola Pollo

MILANO – L’ultimo tailleur-pantalone firmato Mattiolo ( smoking con ricami sulla giacca) l’ha acquistato un paio di giorni fa, a Ginevra. «Semplice, raffinato come tutte le sue creazioni», commenta Marina Doria, principessa di Savoia. Cliente, certo, ma soprattutto amica dello stilista arrestato.
Una cattiva notizia, anche per lei.
«Un’autentica sorpresa. Mai avrei immaginato che un gentiluomo come Gai finisse in una vicenda così sgradevole. Spero che si tratti di un abbaglio e che le cose si chiariscano».
Vi conoscevate da molto?
«Da 15 anni. Ho seguito il suo percorso professionale e i successi in Italia e all’estero.
Gai è un couturier che, con talento, sa trovare soluzioni semplici, adatte a tutte le donne. Ho molti suoi abiti nel guardaroba. Da giorno e da sera».
Galà e feste. Anche in queste occasioni Mattiolo era dei vostri, vero?
«Sì, spesso c’incontravamo. E quando si trattava di far beneficenza, era disponibile e generoso. Con discrezione. Un persona mai sopra le righe. Gai è un tipo educato e perfino timido. Questo è il mio ritratto su di lui.
Quanto ai suoi affari, io non so nulla».
L’abito del cuore firmato Mattiolo?
«Quello indossato alle nozze di mio figlio Emanuele Filiberto. Un evento felice».
M. Fu.