Ennio Caretto, Corriere della Sera 6/12/2008, 6 dicembre 2008
WASHINGTON
Nel film «Cinquanta volte il primo bacio », l’attrice Drew Barrymore impersona una giovane colpita da amnesia profonda a causa di un incidente d’auto, e per la quale ogni giorno è nuovo. Una storia da cinema, ma ispirata a un caso vero, quello di Henry Gustav Molaison, meglio noto come H. M. dalle iniziali del suo nome. Per 55 anni, dal 1953 allo scorso martedì, quando è morto, H. M. è stato forse l’uomo più studiato della storia della scienza. L’uomo senza memoria appunto, che ha dato un contribuito fondamentale alla nostra conoscenza del funzionamento del cervello.
La strana odissea di Molaison, nato nel Connecticut nel 1926, ha inizio a 9 anni, quando cadendo dalla bici si ferisce al capo. Per quasi un ventennio la ferita gli provoca dapprima tremende convulsioni, poi minaccia di paralizzalo. Ciò malgrado, Molaison conduce un’esistenza normale. La crisi all’età di 27 anni. Il suo neurochirurgo è costretto a operarlo: gli asporta due piccoli tessuti dall’ippocampo del cervello. Le convulsioni cessano, Molaison riprende a camminare. Ma presto il medico si accorge che ricorda solo le persone e gli eventi antecedenti l’operazione. H. M. sa chi sono il padre e la madre, conosce la Seconda Guerra mondiale. Ma dimentica il passato più vicino, chi ha incontrato il giorno prima, che cosa ha fatto. Per lui è sempre la prima volta.
La prognosi è: H. M. soffre di amnesia profonda, l’intervento all’ippocampo lo ha privato della capacità di memorizzare qualsiasi cosa, senza peraltro cancellargli i ricordi dell’infanzia. Un caso unico. Con l’ippocampo leso, H. M. non riusciva a memorizzare alcunché per più di venti secondi. Per il resto della vita, Molaison non è più stato in grado di lavorare. Alla morte dei genitori, venne affidato a un cugino, e all’età di 55 anni a una casa di cura. Scrive il
New York Times che H. M. sapeva praticare quasi automaticamente gli sport fatti da ragazzo, dal ciclismo campestre sul «Sentiero dei Moicani » nel Connecticut al tiro a segno alle fiere di campagna, ma che non sapeva raccontare di queste sue attività. «Lo visitavamo ogni settimana’ raccontano i medici – per accertarci che stesse bene. spirato nel sonno, con serenità». Negli ultimi anni, gli scienziati sono stati ripetutamente autorizzati da H. M. a conservare il suo cervello dopo la sua morte. Lo hanno fatto martedì notte, dopo una serie di dettagliati esami, usando la stessa sostanza liquida in cui è conservato il cervello di Albert Einstein.
Su Henry Gustav Molaison, le dottoresse che più lo hanno seguito, Corkin e Penfiled, stanno scrivendo adesso un libro intitolato Una vita senza memoria. Con lui, hanno affermato entrambe, «abbiamo perso un membro della famiglia: a forza di vederci, si era convinto che fossimo due sue amiche d’infanzia».
Ennio Caretto
La fortuna degli scienziati
Uomini che perdono la memoria o un pezzo di memoria o la capacità di incidere nuova memoria: la storia della neurologia è costellata di pazienti sfortunati, che hanno fatto la fortuna degli scienziati, perché hanno permesso di capire qualcosa su come funziona il nostro cervello. Prima di H.M. ci fu N.A., americano, operaio addetto alla costruzione delle ferrovie, il cui cervello fu trapassato da una lamina penetrata attraverso il naso.
N.A. non ricordava le parole, ma riusciva a registrare i volti e gli ambienti. Gli scienziati capirono così dove era situata la memoria verbale.