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 2008  dicembre 06 Sabato calendario

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

BERLINO – La domanda del momento, sui mercati e in molte capitali, è se Angela Merkel abbia tendenze suicide oppure, semplicemente, i nervi saldi. La crisi dell’economia è violenta, anche in Germania: ieri, si è saputo che gli ordini industriali hanno avuto un crollo record in ottobre, il 6,1%. Mezzo mondo la critica perché il suo governo non fa abbastanza per stimolare la domanda interna e aiutare ad affrontare la crisi. I giornali tedeschi la invitano a svegliarsi quando sono amici, la accusano di incapacità negli altri casi. Eppure, la Cancelliera sorride, è rilassata, si dice tutto sommato ottimista.
Anche la «riunione dei volonterosi » di lunedì prossimo – a Londra, tra Nicolas Sarkozy, Gordon Brown e José Manuel Barroso, ai quali piacerebbe che Berlino fosse più aggressiva nel sostegno dell’economia europea – sembra non turbarla: un suo portavoce ha negato ieri che l’iniziativa, un’esclusione senza precedenti, isoli la Germania e ha sostenuto che chiamare la Cancelliera Madame Non, come qualcuno fa a Bruxelles, significa dire il contrario della verità. Berlino tira diritto. Il fatto è che Frau Merkel è del tutto convinta della giustezza di quello che sta facendo. Nei giorni scorsi l’ha spiegato al congresso del suo partito a Stoccarda e si appresta a farlo un po’ ovunque, non solo in Germania. il Paradigma Merkel. In tre anni di governo, la Grosse Koalition tra Cdu, Csu e Spd ha impostato una politica di riduzione del deficit pubblico e di finanze virtuose, tanto che oggi il bilancio federale è sostanzialmente in pareggio. Per riuscirci, ha soprattutto portato l’Iva dal 16 al 19%, scelta che ha ovviamente frenato i consumi. In parallelo, l’industria si è ristrutturata. Il risultato è che la Germania cresce perché esporta molto, non perché consuma (il tasso di risparmio è tra i più alti dell’Occidente). Sia la Cancelliera che il suo ministro delle Finanze, Peer Steinbrück, pensano che la maggioranza dei tedeschi non accetterebbe, ora, un rovesciamento di quella politica e nemmeno vorrebbe un Paese che affronta baldanzoso la crisi spendendo e indebolendo le finanze pubbliche. Semplicemente, i tedeschi hanno sempre pensato, dal dopoguerra, che la forza stia nei conti in regola e continuano a pensarlo. Non solo. La signora Merkel è convinta che la ragione di base della crisi che investe il mondo sia il denaro con il quale alcuni Paesi hanno lastricato le strade dal 2001. E non vuole che si rifaccia lo stesso errore, è sicura che non sia la larghezza la cura giusta ma piuttosto la disciplina. Una visione culturale, prima di tutto. Ma anche politica. Le critiche che la Cancelliera ha mosso alla finanza anglosassone partono dalla convinzione che mercati non regolati e non controllati finiscano con il produrre disastri, ma anche da un’ambizione: quella di vedere il "modello sociale di mercato" tedesco riconosciuto come il sistema migliore di governo dell’economia: non troppo chiuso e non troppo aperto, giusto. Alternativo alla way of life anglosassone, disordinata, a suo sentire.
In concreto, questo significa volere essere protagonista della scrittura delle nuove regole finanziarie che il mondo si dovrà dare nei prossimi mesi e anni. Domenica, a Stoccarda, ha parlato di una "Onu economica" che dovrebbe avere proprio il compito di diffondere il "modello sociale di mercato": alle Nazioni Unite, in effetti, esistono organismi già molto sensibili all’idea di tenere insieme crescita economica e istanze sociali. Da quello che si capisce, per ora, la visione tedesca del nuovo governo del mondo, o del nuovo ordine globale, è questa: istituzioni come il Fondo monetario internazionale che tengano sotto controllo la finanza, a cominciare dagli strumenti derivati e dal funzionamento delle agenzie di rating, e avvertano dei rischi quando si creano; un G8 allargato a diventare G16 – come indica il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier – oppure G20 o G21 (se ci entrerà anche la Spagna); l’Onu dell’economia che dovrebbe favorire uno sviluppo socialmente equilibrato del capitalismo.
Detto diversamente, la Cancelliera sembra ferma e poco ambiziosa ma in realtà si muove, punta alto e lo fa sulla base di una sua lettura della situazione. Certo, non stanno nel Paradigma Merkel le analisi – come quella avanzata giovedì dal commentatore economico principe del Financial Times Martin Wolf – che vedono nella politica tedesca la spinta a creare sempre maggiori e pericolosissimi divari tra i Paesi che hanno un surplus della bilancia dei conti correnti (come la Germania) e i Paesi che hanno un deficit. Se la signora si sbagliasse, in effetti, sarebbe un disastro, non solo per lei. Fatto sta che, sotto pressione, per ora tiene i nervi a posto.
Danilo Taino