Cristina Nadotti, la Repubblica 3/11/2008, 3 novembre 2008
Una delle maggiori colpe di Somchai Wongsawat è stata quella di non riuscire a evitare che la crisi politica del Paese danneggiasse il settore turistico
Una delle maggiori colpe di Somchai Wongsawat è stata quella di non riuscire a evitare che la crisi politica del Paese danneggiasse il settore turistico. La Corte costituzionale thailandese ha impiegato meno di tre ore per emettere la sentenza con cui il premier viene destituito e allontanato da ogni incarico di governo per cinque anni, ma ci vorranno almeno dieci giorni perché negli aeroporti di Bangkok riprendano con regolarità i voli che ogni anno portano oltre 14 milioni di stranieri in vacanza nel Paese. Per uno stato nel quale l´8% del Pil e il lavoro di quasi 2 milioni di persone si basano sul turismo, questa per Somchai Wongsawat è una colpa grave. Solo lo tsunami del 2004 aveva fatto peggio: il 19 settembre 2006, quando vi fu il colpo di Stato che costrinse all´esilio l´allora premier Thaksin Shinawatra, i turisti neanche se ne accorsero. «Ho fatto del mio meglio non per me stesso ma per il Paese», è stato il commento di Somchai, in stile con la sua fama di uomo di poche parole. La sentenza prevede lo scioglimento del suo "Partito del Popolo" e di altre due delle sei formazioni che compongono la maggioranza di governo, accusati con il premier di brogli nelle elezioni del 2007. L´opposizione ha dichiarato vittoria, ma la crisi politica non è risolta. Di fatto la maggioranza in parlamento resta uguale e non è automatico che vengano indette nuove elezioni. Così come accadde nel 2006, quando furono le truppe fedeli al re Bhumibol Adulyadej Rama IX a scendere in campo perché i partiti mettessero mano a riforme e strumenti per risolvere lo stallo, l´ultima parola sarà quella del re. La caduta di Somchai indica però che nel braccio di ferro tra il Partito del Popolo e l´opposizione del Partito di alleanza democratica non si sentirà più l´influenza di Thaksin Shinawatra, l´ex premier in esilio a Londra, colui che doveva essere il puntello di Somchai e ne è stato la rovina. Lo scorso settembre, quando Somchai fu eletto, il Partito del Popolo era già spaccato ma la scelta fu accettata come la migliore transizione verso una nuova nomina. L´opposizione si infuriò: Somchai, 61 anni, un passato da giudice e incarichi di governo con Thaksin, è cognato del premier in esilio, del quale ha sposato la sorella anche lei accusata di corruzione. Meno di due settimane dopo la nomina a premier, Somchai fu coinvolto in uno scandalo per il possesso di azioni di una compagnia di telecomunicazioni che ha commesse dal governo. E poi accuse di nepotismo e di epurare chi non gli dava ragione. Somchai ha ereditato da Thaskin fardelli, ma anche atout. Le folle vestite di rosso che sono scese in piazza per sostenerlo in questi giorni sono le stesse che in Thaskin avevano visto il premier sostenitore delle fasce più deboli della popolazione, colui che ha varato l´assistenza sanitaria universale e il sistema di distribuzione delle terre. Thaskin era però anche accusato di violazione dei diritti umani, abusi di potere e corruzione. Il carattere schivo di Somchai, poco incline a parlare davanti alle telecamere, notato sempre per la pacatezza con la quale esprimeva ogni posizione, ne faceva il miglior esecutore degli ordini di un potente manovratore dall´estero. La sua caduta mostra che la Thailandia ha chiuso l´era di Thaskin. CRISTINA NADOTTI