Alessandro Barbera, La Stampa 5/12/2008, 5 dicembre 2008
Altro che rischio Argentina, «comprate titoli italiani» bot e cct, dice Giulio Tremonti dal salotto di Porta a Porta
Altro che rischio Argentina, «comprate titoli italiani» bot e cct, dice Giulio Tremonti dal salotto di Porta a Porta. «Il debito italiano è assolutamente solido. State tranquilli perchè i titoli italiani sono anche semplici», non come le obbligazioni di certe banche d’affari che - fa capire - hanno mandato in crisi i mercati mondiali. Nei chiari di luna delle Borse, che ieri hanno fatto schizzare a nuovi record i «credit default swap» sul debito italiano e il differenziale dei nostri titoli pubblici con quelli tedeschi, il ministro dell’Economia non fa altro che trovare conferme della sua linea di prudenza. «Oggi il nostro problema non è tanto il rispetto del Patto di stabilità, ma il debito pubblico accumulato negli anni settanta e ottanta. Dunque non è il momento di andare a spingere sul deficit». Nella maggioranza i mal di pancia non si contano, ma è difficile trovare qualcuno pronto a fare le barricate per abbattere la linea del Piave di Tremonti. Il primo ad ammetterlo pubblicamente è il premier, che pure avrebbe voluto la detassazione delle tredicesime: «Quello che abbiamo fatto con il decreto anti-crisi è il massimo, la situazione ci lega le mani», dice alla presentazione del prossimo G8 italiano. Che però ci possa essere bisogno d’altro, a favore delle imprese e dei più deboli, è lo stesso Tremonti il primo ad ammetterlo: «Ci sono molte altre misure di sostegno e ce ne saranno altre perchè ci troviamo di fronte a una situazione molto difficile: la nostra filosofia è più soldi possibili a chi ha meno soldi». Quando ciò avverrà, se a fine anno o dopo, ancora non è deciso. Né se le nuove misure verranno innestate in sede di conversione del decreto anti-crisi o se invece con un nuovo decreto. Ci dovrebbero essere comunque almeno altri 3-4 miliardi a disposizione, grazie al discreto andamento del gettito da autotassazione e ai fondi per le aree depresse finora inutilizzati. Mercoledì sera, ad un vertice con i senatori della maggioranza, il ministro ha ipotizzato un nuovo decreto e l’intenzione di rimettere ordine anche alle risorse «Fas» delle Regioni. «Oggi quelle risorse sono spese male, parcellizzate in mille interventi. Vi faccio un esempio: una delle priorità infrastrutturali dovrebbe essere il finanziamento dell’alta capacità Napoli-Bari e invece né la Puglia, né la Campania sembrano interessate a investire». Obiettivo di Tremonti è trovare un accordo entro il 14 dicembre, giorno in cui dovrebbe essere finalmente riunita la riunione del Cipe (rinviata già tre volte) per varare il finanziamento di almeno 16 miliardi di opere pubbliche. Tremonti vuole dirottare parte delle risorse per la coesione europea al rafforzamento dei fondi per la cassa integrazione, sta studiando un nuovo incentivo fiscale alle imprese e un intervento a favore dell’auto. Su quest’ultimo punto però ieri da Vespa era molto cauto: «Se ci sarà qualcosa di grande e serio, e non credo avendo parlato con francesi e i tedeschi, sarà qualcosa di coordinato a livello di continente». Tremonti in questa fase è il più europeista degli europeisti: anche per il via libera agli aiuti alle banche, vuole attendere il giudizio della Commissione europea sull’entità del rendimento da garantire che dovrebbe arrivare entro un paio di settimane. Intanto il comitato per la stabilità finanziaria, l’organismo che riunisce Consob, Isvap, Banca d’Italia e Tesoro, riunito ieri mattina senza Mario Draghi (a Francoforte per la Bce) ha rassicurato sulla tenuta del sistema bancario e assicurativo: «E’ solido, e in grado di affrontare la crisi in atto». Stampa Articolo