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 2008  dicembre 05 Venerdì calendario

Il duce si tocca il naso, se lo tappa, se lo stringe, e il fotografo scatta. Il duce, come tanti altri potenti di ieri e anche di oggi, non avrebbe mai permesso che quell´immagine auto-dissacrante uscisse fuori, almeno in Italia

Il duce si tocca il naso, se lo tappa, se lo stringe, e il fotografo scatta. Il duce, come tanti altri potenti di ieri e anche di oggi, non avrebbe mai permesso che quell´immagine auto-dissacrante uscisse fuori, almeno in Italia. E infatti se la comprò Time; così come negli archivi del New York Times si trova la celebre, bellicosa e grottesca sequenza di Mussolini - testa in alto, petto in fuori, mani sui fianchi - sul retro della quale si leggono le indicazioni dei grafici per scegliere l´espressione più truce. Anche da quelle parti è arrivato Pasquale Chessa per il suo Dux. Benito Mussolini: una biografia per immagini (Mondadori, 398 pagine, 25 euro). Una raccolta di foto ufficiali e non, la maggior parte delle quali note e a volte anche stranote, ma diverse altre sono pochissimo conosciute, alcune addirittura inedite e in ogni caso tragiche, drammatiche, esemplari, stravaganti, rappresentative o per meglio dire sintomatiche di un uomo che non aveva solo un alto senso di sé, ma anche delle sua quotidiana messa in scena. Le novità vengono fuori dagli album di famiglia, là dove si scopre ad esempio che dalla famosa scena del duce sciatore al Terminillo è stata espunta o sbianchettata una innocente nipotina. Come pure meritano scatti estemporanei rintracciati all´interno di collezioni private. Uno dei più curiosi viene da Valentino Orsolini Cencelli, pioniere della Bonifica delle Paludi Pontine, che sulla spiaggia di Sabaudia si prese il gusto di ritrarre Mussolini mentre fa un solenne cicchetto al ras e ministro dell´Agricoltura Giacomo Acerbo, ritenuto responsabile del rallentamento dei lavori. Ma la scoperta più inattesa corrisponde all´intenso lavoro iconografico realizzato da un misterioso fotografo, a nome Vitullo, di cui negli archivi dell´Agenzia Italia Chessa ha scovato e consultato 14.594 negativi completi di meticolose e assai evolute didascalie, dal 1929 al 1944. Un´attività che quasi assegna a Vitullo il ruolo di fotografo ufficiale - come ne hanno avuti tutti gli ultimi leader della stagione democratica, da Craxi a Berlusconi passando per D´Alema. All´istrionico duce piaceva moltissimo stare davanti ai fotografi, al punto da mettersi in posa anche quando non c´era obiettivi nei dintorni. Si atteggiava secondo il gusto statuario dell´epoca. Ma a Vitullo, d´altra parte, piaceva parecchio fotografare i suoi colleghi che spesso a grappoli circondavano Mussolini. Dall´intreccio delle due attitudini è possibile retrodatare la nascita di quella che solo diversi anni dopo, e non in Italia, verrà designata come politica-spettacolo. Dunque, il duce come non si era mai visto; o come non ci si aspetta di vederlo. Immagini stranianti di un uomo talmente preso di sé da non rendersi conto. In Grecia, per dire, mentre su un´altura con le mani in tasca assiste al nemico che respinge un´offensiva italiana; oppure in Africa, dov´è giunto per entrare trionfalmente ad Alessandria, e invece si ritrova a vagare per il deserto lasciandosi ritrarre con lo sguardo un po´ perso insieme a soldati laceri. Fuori dell´ufficialità, la guerra si rivela ancora più spaventosa, anche sul piano soggettivo. Vedi lui che sciaguratamente orgoglioso consegna il diploma di aviatore al figlio Bruno, di lì a poco destinato a cadere in volo. Per il resto i romani avranno l´ennesima conferma che nella loro città c´è sempre qualche potente che si preoccupa di far bella figura con l´Ara Pacis e la metropolitana. Mentre ancora una volta, sempre sfogliando il Dux di Chessa, i berluscomani saranno messi in gradi di notare che anche Mussolini tenne il suo infuocato discorso dal predellino di un´automobile, ma a Cremona; e che per smentire la malattia (l´ulcera) pure lui si mostrava iper-sportivo in maglietta e pantaloncini bianchi. Non correva in verità ad Antigua, come il Cavaliere, ma convocò i fotografi a villa Torlonia per farsi riprendere mentre giocava a tennis con il calciatore Monzeglio. A un certo punto il game venne sospeso: il duce ha vinto, annunciò il ministro della Cultura popolare. Al caporedattore del New York Times non sembrava affatto né vinta, né conclusa. Ma a che diavolo serve, il potere, se non a illudere e a illudersi sfidando la realtà?