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 2008  dicembre 05 Venerdì calendario

MILANO

Oggi i soci di riferimento di Telecom Italia si sederanno intorno a un tavolo per dotare Telco di 250-300 milioni liquidità con cui fare fronte ad eventuali turbolenze del titolo in Borsa. La finanziaria che controlla il 24,5% di Telecom ha infatti dato in pegno a Unicredit, Mps e Interbanca (ora General Electric) tutte le sue azioni a garanzia di 2,7 miliardi di debiti. Anche se la recente ripresa delle quotazioni del titolo ora non espone Telco a nuovi rischi, se l´azione tornasse a perdere quota la finanziaria non avrebbe più risorse con cui onorare i suoi impegni con le banche. E così Telefonica, Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo oggi daranno a Telco il permesso di prendere dalle loro tasche fino a 300 milioni in caso di bisogno. La posizione dei Benetton (soci all´8,4% di Telco), resta invece più fredda. Anche perché se nella migliore delle ipotesi il finanziamento soci non verrà mai utilizzato, entro gennaio Telco dovrà comunque rinegoziare con Mediobanca e Intesa un prestito ponte da 1,1 miliardi. Buona parte della somma deriva dagli accordi presi quando nel maggio 2007 furono rilevate le quote di Pirelli in Olimpia. Allora venne prevista una ricapitalizzazione da 900 milioni riservata all´ingresso di nuovi soci, che poi è rimasta in sospeso per mancanza di volontari disposti a pagare un simile premio di controllo. Ma quell´aumento che era già necessario un anno fa, lo è ancora di più adesso che le Telecom si sono dimezzate e che prendere soldi a prestito costa molto di più di allora. In questa situazione i Benetton, che nell´avventura Telecom hanno bruciato 1,5 miliardi, non sono disposti a rischiare oltre.
E così oggi dopo aver approvato i termini del prestito soci, gli azionisti di Telco dovranno affrontare il tema dell´aumento e prepararsi a rinegoziare nuove linee di credito a tassi superiori. Senza contare che dal piano industriale di Telecom emerge che sarà dura per la società di telefonia pagare 1,6 miliardi di cedole all´anno. A meno che entro il 27 febbraio (quando si deciderà sulla cedola) Telecom non riesca a vendere asset per 600 milioni, la società nel 2008 non potrà pagare più di un miliardo di dividendi (5 centesimi per le ordinarie). Intanto ieri i sindacati sono tornati a criticare il maxi piano di 9mila esuberi annunciato dalla società. «Il piano di Telecom non promette fuochi di artificio tranne che sull´occupazione - osserva Guglielmo Epifani, segretario della Cgil -pur conoscendo le difficoltà della situazione e dei conti dell´azienda, il nostro confronto con la società sarà duro e impegnativo». Secondo il segretario dell´Ugl Gianni Fortunato, il taglio dell´organico potrebbe inoltre essere superiore ai 9mila licenziamenti annunciati. «E´ riapparsa una terminologia tristemente nota su possibili valorizzazioni di attività - commenta Fortunato - che in realtà nascondono esternalizzazioni che poi si traducono in ulteriori perdite di posti di lavoro, come è già successo con Telepost o Facility». L´appuntamento tra Telecom e i sindacati è fissato per il 10 dicembre, ieri invece Franco Bernabè era ancora Londra per incontrare gli investitori e oggi volerà negli Usa. Tuttavia alcuni broker, come Goldman Sachs, Merrill Lynch e Credit Suisse, hanno promosso il piano di Bernabè e così ieri Telecom (più 3% a 1,05 euro) ha recuperato più di quanto aveva perso alla vigilia.