Ugo Stille, Corriere della Sera 5/12/2008, 5 dicembre 2008
Per non perdere la Casa Bianca, il presidente Truman si è rassegnato a vivere per quasi due mesi in treno, ad alzarsi al mattino alle cinque e mezzo, a fare discorsi talvolta fino alla una di notte, a stringere la mano a 150 mila persone
Per non perdere la Casa Bianca, il presidente Truman si è rassegnato a vivere per quasi due mesi in treno, ad alzarsi al mattino alle cinque e mezzo, a fare discorsi talvolta fino alla una di notte, a stringere la mano a 150 mila persone. Al seguito di ognuno dei due candidati sugli speciali treni elettorali vi erano una cinquantina di giornalisti. Il sistema usato dai giornali è stato quello di alternare i reporter da un treno all’altro in modo che potessero fare utili confronti. Sul treno di Truman è regnato uno stato di bonaria confusione, molto democratica se si vuole, ma faticosa per i rappresentanti della stampa. La regola generale sembrava che fosse «arrangiarsi». Nulla era predisposto in anticipo, neppure i testi dei discorsi del presidente. Il treno di Thomas Dewey invece era l’immagine della fredda efficienza di un’organizzazione modernissima. Il passatempo preferito sul treno di Truman era il poker in maniche di camicia. L’unico gioco ammesso sul treno di Dewey era invece il bridge in giacchetta e cravatta. Sul treno di Dewey si servivano cocktail, mentre i seguaci di Truman si contentavano di whisky puro. Ma quello che ha dato ai giornalisti l’impressione più netta della differenza è stato l’episodio della biancheria. Sul treno di Truman ogni giornalista doveva lavarsi da sé camicie, magliette e mutande. Sul treno di Dewey una perfetta organizzazione provvedeva alla lavatura della biancheria. Ma quando i reporter del treno di Dewey passarono al treno di Truman, non si adattarono facilmente ai sistemi dell’«arrangiarsi», e cominciarono a protestare. Alla fine, lo stato maggiore democratico inviò due lavandai sul treno. Due sere dopo avvenne la distribuzione della biancheria lavata. Così il mattino seguente nello scompartimento della stampa c’era una grandissima confusione. I corrispondenti dei giornali stavano scambiando affannosamente i capi di vestiario nella speranza di ritrovare i propri distribuiti per errore ad altri. Alla fine le operazioni di scambio ristabilirono l’ordine naturale delle proprietà. L’unico a non ritrovare le mutande fu il corrispondente del giornale repubblicano, avversario particolarmente duro del presidente. Era alto un metro e 80 e riusciva con molta difficoltà a entrare in un paio di mutande troppo piccole. Dopo un attento esame dell’indumento, egli scoprì le lettere H.S.T., le iniziali del presidente. Da quel momento ha deciso di votare per Truman: «Capirete, dopo aver indossato le sue mutande, era il minimo che potessi fare».