Roberto Stracca, Corriere della Sera 3/12/2008, 3 dicembre 2008
NEW YORK
Alan Mulally, chief executive della Ford, andrà alle udienze di domani al Congresso sul salvataggio dell´industria dell´auto, non con un volo di linea, né con il jet aziendale, come aveva fatto due settimane fa suscitando l´irritazione dei parlamentari: percorrerà invece i 630 chilometri di autostrada tra Detroit e Washington con un modello ibrido della Escape. L´obiettivo? Dimostrare l´impegno della Ford a favore dell´ambiente e dare prova di umiltà nel momento in cui le tre Big di Detroit chiedono allo stato, e quindi al contribuente, circa 28 miliardi di dollari per sopravvivere.
Il viaggio simbolico del capo della Ford sarà copiato anche dai colleghi della General Motors (Rick Wagoner) e della Chrysler (Bob Nardelli). I tre hanno promesso inoltre di autoridursi gli stipendi milionari a un solo dollaro l´anno. Dietro a questo insolito spirito di sacrificio c´è la gravità della crisi del settore, confermata ieri dal crollo delle vendite di auto a novembre (Ford -31% rispetto all´anno scorso, Chrysler -47%, Gm -41,3%, Toyota -33,9%) e la consapevolezza che, senza un intervento pubblico, una delle tre Big è destinata al fallimento e rischia di trascinarsi dietro anche le altre.
Per corroborare la richiesta di aiuti, la Ford, la Gm e la Chrysler hanno presentato ieri - come richiesto dal presidente della Camera, Nancy Pelosi - tre piani dettagliati sul rilancio aziendale e le prospettive per il futuro. Lungo 33 pagine, il documento della Ford assicura che entro il 2011 l´azienda tornerà in pareggio o addirittura produrrà utili. Nei prossimi 7 anni investirà 14 miliardi di dollari per migliorare gli standard energetici, avviare la costruzione delle auto elettriche e concentrarsi sui suoi modelli (diventa quindi probabile la vendita della Volvo, dopo quelle di Jaguar e Land Rover). Anche se Mulally non prevede una crisi di liquidità, a meno di un peggioramento della recessione o del collasso di un concorrente, ha chiesto al Congresso una linea di credito di 9 miliardi di dollari. La Ford annullerà tutti i bonus di fine anno per i dirigenti nord-americani e venderà i cinque jet aziendali.
Anche il piano della Gm prevede la cessione di almeno una delle otto marche (si parla della Saab) e di quattro aerei aziendali. Wagoner chiede 12 miliardi di prestiti, che promette di restituire entro il 2012: e ne vuole 4 entro la fine del mese quando non avrà più capitali per operare. Anche la Chrysler, che chiede un prestito ponte di 7 miliardi di dollari, ha problemi analoghi che si intrecciano con quelli delle sue dimensioni che si stanno rivelando troppo piccole.
I tre documenti delle Big di Detroit si basano anche su un riesame dei rapporti sindacali. Il costo del lavoro e dei contributi previdenziali alla Ford, Gm e Chrysler è molto superiore di quello delle concorrenti asiatiche, a cominciare dalla Toyota. L´Uaw, il sindacato del settore, si dice disponibile ai sacrifici.